Friuli Doc chiude in crescendo, il vicesindaco Venanzi: abbiamo alzato l’asticella
I conti veri e propri si faranno a partire da oggi, quando gli stand che hanno animato il centro di Udine negli ultimi quattro giorni cominceranno a essere smontati riportando, piano piano, la città alla normalità. La sensazione, però, è che l’edizione numero 30 di Friuli Doc sia stata un continuo crescendo.
Dopo le difficoltà del giovedì, legate a un tempo da tregenda che da queste parti non si vedeva da tempo, venerdì e sabato sono andati in archivio con numeri più che positivi. E lo stesso si può dire di domenica 15 settembre, giorno finale della kermesse tradizionalmente riservato, almeno a pranzo, alle famiglie.
Bastava aggirarsi per il centro da mezzogiorno in poi, d’altronde, per rendersi conto della situazione.
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Trend positivo
Sabato il Comune ha annunciato un aumento delle presenze rispetto alla passata edizione. Una teoria che sembra possedere più di un fondo di verità se la correliamo proprio alle condizioni meteo.
Perchè se freddo e basse temperature hanno rovinato la prima decade di settembre a hotel e negozianti del litorale, hanno paradossalmente fatto bene, invece, al capoluogo friulano. «Anche oggi (ieri, ndr) c’era davvero tanta gente – commenta il vicesindaco Alessandro Venanzi – e possiamo affermare con soddisfazione che il numero dei visitatori è andato in crescendo da giovedì a domenica. Certo, sarebbe stato preferibile avere quattro-cinque gradi in più, ma rispetto ai 32 dello scorso anno è andata meglio così. L’incertezza legata al meteo ha fatto sì che in pochi abbiano organizzato gite fuori porta, trattenendo la gente e casa e portandola, molto spesso, a Friuli Doc. Tra venerdì e sabato, inoltre, gli standisti hanno finito di servire da mangiare molto tardi, a dimostrazione di un turnover pressochè costante».
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Settori apprezzati
Tenendo in considerazione presenze (e testimonianze) sono stati soprattutto due i settori particolarmente apprezzati dai visitatori: i palchi con la musica nei diversi stand, e non soltanto in piazza Libertà oppure in castello, nonchè le degustazioni dei migliori prodotti made in Friuli. «È sicuramente vero – continua l’assessore ai Grandi Eventi – che una delle svolte maggiormente premianti sia stata la moltiplicazione dei concerti, diventati in tutto 65, e il passaggio da due a sette dei palchi per la musica. Decidere di accompagnare l’enogastronomia con l’intrattenimento musicale si è dimostrata una scelta vincente che confermeremo anche nelle prossime edizioni».
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Al pari, appunto, delle degustazioni. «Tutte sold out – prosegue Venanzi –, comprese quelle organizzate ai Giardini del torso. Sono molto contento, e faccio i complimenti al Consorzio Unidoc, anche per il lavoro svolto in piazza San Giacomo: davvero eccellente».
Pollice alto, quindi, pure per piazza Primo Maggio e in particolare per lo stand di “Io sono Friuli Venezia Giulia”. «L’area di Giardin Grande si è rafforzata – dice l’assessore – garantendo una risposta a quelle richieste che ritenevo necessario soddisfare già una decina di anni. Parlo di un’area di sfogo per chi ama una determinata tipologia di musica e in grado di coinvolgere nella manifestazione anche chi cerca qualcosa di diverso dalla tradizione friulana. In questo senso un plauso va alla Regione perchè è stata in grado di portare a Udine nomi importanti per quel mondo e capaci di attrarre migliaia di visitatori». In linea generale, in sintesi, Venanzi sostiene che «abbiamo alzato l’asticella della qualità e nei prossimi anni non potremo certo essere da meno di questa edizione».
Prezzi e code agli stand
Le lamentele hanno riguardato, come di consueto, sostanzialmente due aspetti: i prezzi (peraltro non ovunque) e le code agli stand. Se nel primo caso Venanzi evidenzia che «l’amministrazione ha abbattuto i canoni per la partecipazione di Friuli Doc dell’80%, ma non può certo intervenire in merito alle politiche tariffarie private», sulle code il discorso cambia anche perchè abbraccia le difficoltà, numeriche, che sempre più spesso devono affrontare le associazioni di volontariato.
«Le Pro loco ogni anno fanno un lavoro straordinario – conclude Venanzi –, ma sono composte da volontari che, come tali, nella vita svolgono altre professioni. Ed è chiaro che quando si tratta di un certo tipo di attività ci sarebbe bisogno di avere un numero adeguato di persone. Questo, tuttavia, riporta al grande tema del ricambio generazionale, e lo dico da volontario della sagra di Godia, in tutti i gruppi, Pro loco comprese, che la politica dovrebbe affrontare».