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Сентябрь
2024

Aggressioni, è emergenza anche in provincia di Pavia: 50 tra medici e infermieri vogliono lasciare il Pronto soccorso

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PAVIA. In 50, tra medici, infermieri e Oss, vogliono andarsene dai pronto soccorso degli ospedali pavesi. Sono stanchi e stressati, al punto da aver paura di andare al lavoro. Sono stanchi delle continue aggressioni negli ospedali in cui lavorano. Il tipo di struttura non fa granché differenza: al San Matteo di Pavia, come negli ospedali Asst di Vigevano e Voghera, assistere a persone che vanno su di giri è cosa quotidiana. «Succede anche due o tre volte per turno», spiega un infermiere di quest’ultimo ospedale.

L’episodio più recente risale all’altro giorno quando, il parente di una ragazzina di 13 anni (ubriaca) arrivata in Pronto soccorso al San Matteo con una contusione cranica, ha aggredito una dottoressa perché non condivideva la sua decisione di non effettuare una Tac di controllo. «Lei sa da che paese arrivo io?», ha chiesto l’uomo con fare minaccioso all’operatrice sanitaria, alludendo al fatto di essere siciliano. Frase a cui sono seguite urla. La dottoressa ha sporto denuncia.

La spedizione punitiva

Non meno preoccupante è un altro episodio violento che ha avuto come teatro il Pronto soccorso di Vigevano. Lo racconta un altro operatore sanitario: «Otto persone, parenti di un paziente, si sono bloccate sulla porta del reparto minacciando di spaccare tutto – spiega il dipendente –. Il motivo? Un disguido per un paziente che doveva essere visitato. Mi sono affrettato a chiamare la polizia, che è arrivata subito».

Medici e infermieri riferiscono che ad ogni turno di lavoro si verificano mediamente due o tre episodi di questo genere. Solo l’anno scorso se ne sono contati 284.

L’analisi delle cause

Le cause sono molteplici ma, spiegano i sindacati, «il fatto che al San Matteo manchi la sorveglianza notturna non aiuta». Di giorno sono operative le guardie interne, non più un posto di polizia fisso. Negli altri ospedali il posto di polizia è stato istituito, tuttavia i Pronto soccorso restano ancora in balia di incursioni violente. Lo confermano i dati trasmessi alla Regione dalle strutture ospedaliere attraverso Ats Pavia, dati contenuti nel Report Survey 2023 (Sicurezza del personale sanitario del Ssr lombardo). «La violenza contro gli operatori sanitari è inaccettabile: ha un impatto negativo sul benessere psico-fisico del personale, influendo anche sulla motivazione – spiega Patrizia Sturini, segretaria Fp Cgil –. I dipendenti coinvolti in aggressioni devono essere seguiti in un percorso di aiuto psicologico. E molti subiscono uno stress emotivo che deve essere intercettato subito».

Cosa fare

«Come contrastare il fenomeno? Serve una politica sanitaria di educazione e prevenzione, oltre a una continua formazione degli operatori sulla gestione dei conflitti. Ma serve anche rendere le sale dei Pronto soccorso più sicure, sale spesso occupate da persone senza fissa dimora che le usano come dormitorio».

«Troppe aggressioni fisiche e verbali avvengono giornalmente all’interno dei Pronto soccorso – conferma Andrea Galeppi, segretario generale Uil Fpl Pavia –. Già nel 2018 siamo stati promotori del progetto di legge regionale (numero 64) presentato in Regione Lombardia a marzo 2019 per salvaguardare operatrici ed operatori sanitari, professionisti che si prestano alle cure della cittadinanza, sottopagati, in condizioni di lavoro estreme, che al posto di essere gratificati sono quotidianamente oggetto di insulti e molestie fisiche».

«È prioritario, scusate il gioco di parole, avere cura di chi ci cura – conclude Galeppi –. Le aggressioni verbali e fisiche a medici, infermieri e Oss, sono causate, oltre che dalla maleducazione, anche dal sovraffollamento dei Pronto soccorso. Sovraffollamento che genera rabbia nelle persone in attesa e si ripercuote sugli operatori, tanto da indurli spesso ad andare a lavorare altrove».