Mutonia, il villaggio dove gli scarti ritrovano un’anima
Chi trova le foto sui social o in qualche spiccia recensione nel web, pensa a uno scenario post-apocalittico, un set hollywoodiano, volutamente condito di tinte punk e di ruggine. Un Mad Max de noialtri, alternativa scenica alla vicina Rimini felliniana. Chi invece si prende la briga di arrivare a Santarcangelo di Romagna e di metterci piede, scopre un mondo libero, fatto di persone libere che vivono di arte libera.
Un luogo autentico
Nessuna costruzione cinematografica, nessuna finzione scenica, nessuna propensione a fare il verso a qualche fortunata pellicola del grande schermo. Mutonia è Mutonia, un parco artistico in cui gli scarti ritrovano vita e una comunità essenziale in cui vivono attualmente trenta persone. La storia di questo luogo magico fa ben capire l’originalità del posto e di chi vi abita. Mutonia si trova appena fuori Santarcangelo di Romagna e ospita una piccola comunità di artisti che nel 1990 ha fondato questa realtà unica in Italia. Le radici dei residenti di Mutonia stanno nella Mutoid Waste Company, gruppo creato dagli inglesi Joe Rush e Robin Cook a metà degli anni Ottanta. Il nome deriva da una serie tv britannica, “Mutoids”, ispirata a esseri umani ricondizionati a cui era stata rimossa la personalità.
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E proprio con le loro gigantesche sculture semoventi, saldate utilizzando materiale di recupero, i mutoidi di Rush e Cook sono diventati famosi in tutto il mondo. Non ebbero tuttavia vita facile, tanto che da Londra partì una peregrinazione che – via Germania – portò un gruppo di Mutoidi anche in Italia. A Santarcangelo di Romagna, per la precisione, in una vecchia cava lungo il fiume Marecchia di proprietà demaniale.
Ed è qui che nel tempo si è formato il villaggio degli scarti che, ancora oggi, quasi trent’anni dopo, è quotidianamente animato. In una normalissima mattinata di settembre, ad esempio, capita di entrare a Mutonia e di incontrare Nikki, scozzese, stile punk che non cede al passare delle mode, una delle prime ad arrivare qui.
Le commissioni
È ai piedi di un grosso gallo metallico, un’opera artistica incredibile, figlia di una grande maestria creativa e di ottime doti artigianali, fosse anche solo in termini di saldature. «Me lo ha commissionato una grande impresa del posto, che si è presa in carico la cura di una rotatoria lungo una strada molto trafficata», spiega lei. Le opere d’arte commissionate, qui, sono la principale fonte di guadagno per i Mutoidi. «Un lavoraccio, è da tre mesi che sono impegnata in quest’opera. Campeggerà nel cuore della rotatoria, servirà a far pubblicità all’azienda, la vedranno ogni giorno migliaia di automobilisti».
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Bastano poche parole per capire che quel gallo avrà anche un’anima: «Lo vedi quel pezzo là sotto? Arriva da un trattorino di una coppia di anziani che vive qui vicino. Il marito è mancato, la moglie mi ha portato quel mezzo per disfarmene, sapendo cosa facciamo qui a Mutonia. Lui amava tantissimo curare il proprio pollaio, e amava tantissimo Mutonia: in questa scultura ora c’è la sua anima». Nikki non ricicla, ma riusa i materiali di scarto: ha coniato, proprio per dare l’idea, il termine “rifiutile”. Nikki qui ha cresciuto due figli – una oggi si sta laureando in Architettura – e come lei molte altre famiglie hanno deciso di stabilirsi nell’ex cava riconvertita, folgorate dal senso di libertà e dall’autonomia del posto. «Sta arrivando una coppia di signori che ci portano olio e verdure, noi ricambiamo con le uova: viviamo così, in uno scambio continuo».
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La comunità
Che sia un luogo sicuro e benvoluto lo conferma la mobilitazione di molti cittadini che, nel 2013, scongiurarono lo smantellamento del villaggio: l’ordinanza di demolizione del Comune fu ritirata nel giro di qualche mese, soprattutto perché l’eco locale divenne ben presto nazionale e approdò pure in Parlamento. Ora Mutonia è considerato un “bene cittadino”.
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La passeggiata a Mutonia è libera – i residenti chiedono solo rispetto e un po’ di privacy, evitando troppe tag nei social – e si snoda tra le tante sculture zoomorfe e umanoidi: scimmie, tori, fenici, gorilla, formiche e farfalle popolano lo spazio assieme a manichini riabilitati, a motociclette spente che sembrano aver cavalcato l’universo e a robot dalle sembianze umane, quasi la resa perfetta della penna visionaria di Isaac Asimov e lo sguardo avanti di Steven Spielberg. C’è pure una complessa macchina del tempo, e chissà quale altra magia può fare – se azionata – in più di quella che già si vive nella Mutonia d’oggi. —