Val di Zoldo: acqua non potabile in quattro paesi, arrivano le autobotti
Cisterne e autobotti almeno fino a domani in Val di Zoldo, dove gli esami sui campioni di acqua prelevati lunedì scorso dalle fontane pubbliche di Iral, Pecol, Molin e Cordelle hanno fatto emergere valori di batteri superiori ai limiti di legge, facendo scattare giovedì l’ordinanza di non potabilità.
Bim Gsp ha fatto fronte all’emergenza idrica con una serie di servizi sostitutivi: a Cordelle e Gavaz ha allestito una cisterna a Cordelle, a Molin ha installato una cisterna nella via omonima, per Iral e Rutorbol ha installato una cisterna in piazza a Iral, per Pecol e Mareson ha fatto intervenire una autobotte alla fermata dell’autobus in viale Dolomiti.
«Un classico, le analisi hanno rilevato una presenza di escherichia coli superiore ai limiti», allarga le braccia il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin. «Gsp è intervenuta con la clorazione per disinfettare l’acqua e le condutture, ma finché non ci saranno le controanalisi va mantenuta la non potabilità».
Certo è, sottolinea De Pellegrin, che «quello dell’acqua non potabile è un problema complesso, che ha origine da molti aspetti. Partiamo dal presupposto che la non potabilità viene dichiarata perché vengono fatti controlli periodici, che però non vengono fatti ogni giorno, quindi chissà di quante situazioni non ci accorgiamo. E va compreso che c’è la necessità di investire sulla rete acquedottistica. All’epoca del passaggio della gestione degli acquedotti a Bim Gsp la società ha ricevuto dai Comuni degli impianti che in alcuni casi erano dei colabrodo, e più passa il tempo più questo si ripercuote sulla qualità dell’acqua. I cittadini si chiedono come mai costi così tanto in bolletta, ma a costare non è l’acqua in sé, a costare sono gli interventi per la potabilità, per le sistemazioni delle condotte».
Reti idriche vetuste ma anche cambiamento climatico dietro i problemi della potabilità dell’acqua: «Gli eventi atmosferici violenti che si verificano sempre più spesso», dice De Pellegrin, «smuovendo terreno e materiali, sono un’altra causa di problemi di potabilità. Poi ogni sorgente ha il suo percorso, la sua storia: si passa da momenti di siccità, nei quali il pericolo di non potabilità aumenta, a momenti di precipitazioni intense che a loro volta causano difficoltà».
«Se poi il gestore del servizio utilizza il cloro per potabilizzare si grida allo scandalo per via del sapore», rimarca De Pellegrin, «e si chiedono le lampade a ultravioletti che però non sono installabili in ogni situazione, perché ci sono troppe variabili legate al tipo di sorgente e di acquedotto collegato, non è mai una progettazione semplice. Allora dobbiamo comprendere che il costo che facciamo pagare ai cittadini in bolletta non viene mangiato da qualche “mostro” della politica ma serve per fare le opere necessarie, per le quali servono risorse, personale per la progettazione, imprese disponibili a fare i lavori».
«Su una cosa invece npossiamo lavorare subito», spiega il sindaco di Val di Zoldo, «ed è riuscire a velocizzare le procedure tra la dichiarazione di non potabilità e la successiva dichiarazione di ritorno alla potabilità. Ci siamo trovati in situazioni con attese di dieci-dodici giorni e sono decisamente troppi per i cittadini». —
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