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Сентябрь
2024

Alberto Stefani, nuovo vicesegretario della Lega: «Esportiamo il modello veneto»

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«Ringrazio il segretario Salvini e i militanti del Veneto, che mi hanno accordato la loro fiducia. Quanto a me, farò del mio meglio per dare al partito tutto ciò di cui ha bisogno». Sono le prime parole del padovano Alberto Stefani – giovane in rampa: 31 anni, laureato con lode in Giurisprudenza a Padova, segretario veneto del Carroccio, deputato bis, relatore del pdl per l’Autonomia alla Camera, già sindaco – nelle vesti di vicesegretario federale della Lega, numero due di Matteo Salvini.

Vicesegretario, come dev’essere la Lega del futuro?

«Dev’essere il partito delle identità, che continui a parlare ai territori e che contrasti l’omologazione. Una Lega capace di parlare di comunità e tradizioni in chiave moderna».

Come?

«In modo pragmatico e realistico. La nostra prossima scuola politica la dedicheremo all’ambiente. E le daremo un titolo eloquente: “Green real”. Non vogliamo cadere nelle strumentalizzazioni».

La sua nomina a vicesegretario è una conferma delle voci che la indicano come candidato leghista alle regionali?

«Io sono il primo firmatario del progetto di legge che punta a consentire a Zaia un nuovo mandato e continuo a occuparmi di questo. La scelta del presidente veneto spetterà ai leader nazionali. Noi, come Liga veneta, lavoreremo per offrire ai veneti il miglior programma amministrativo possibile e la migliore squadra possibile, su cui stiamo già lavorando».

In che modo?

«Cercando di aprire il più possibile il partito, anche a civici candidati con liste a supporto della coalizione. La Lega resta il partito del “buongoverno” amministrativo».

Ha sentito Zaia dopo la nomina?

«Mi ha chiamato, per farmi le congratulazioni. Abbiamo parlato di Autonomia e della gazebata del 21 e 22 settembre».

Al di là del nome, la sua investitura conferma che la Lega non intenda cedere l’amministrazione del Veneto?

«Quella della Lega sul Veneto è una posizione da sempre chiara e questo prescinde dalla mia nomina. La scelta sarà frutto di dinamiche oggetto dei tavoli nazionali, nei quali la Lega farà la sua parte. Io lavorerò per aiutare il partito da un punto di vista organizzativo e strutturale. E cercherò di esportare la modalità di gestione attuata in regione, aprendo le porte agli amministratori e cercando di stimolare una nuova classe dirigente di giovani, che crescano all’interno della pubblica amministrazione».

Appartiene all’ala moderata del partito. La sua nomina è un modo per affrancarsi dagli estremismi di Vannacci?

«Vannacci è un indipendente, che, dal punto di vista elettorale, ha portato valore aggiunto al nostro movimento politico. Spesso le sue provocazioni sono state strumentalizzate».

Autonomia: a che punto è l’attuazione della riforma?

«A giorni sarà avviato il tavolo delle trattative Stato-Regioni per le materie non Lep. La riforma l’ho seguita sia in Commissione, sia in Aula. Ne conosco i vantaggi, che racconteremo ai cittadini nei prossimi weekend, nel corso della gazebata nelle piazze del Veneto».

Quali sono le altre priorità del Veneto?

«L’attenzione alle imprese, tessuto connettivo del nostro territorio. Il 14% del nostro export è indirizzato alla Germania e la crisi tedesca rischia di avere un impatto negativo sul Veneto. Dobbiamo evitarlo, per questo governo e istituzioni dovranno fare la loro parte».

Temi: ius scholae.

«L’Italia è il Paese europeo che concede più cittadinanze. Non credo ci servano leggi che allargano ulteriormente le maglie. La cittadinanza deve essere l’esito di un percorso di integrazione, non un foglio di carta concesso per avere concluso un ciclo di studi. E chi assume comportamenti indegni merita di perdere la cittadinanza».

Fine vita.

«Una legge, prima o poi, dovrà essere adottata. E non perché lo decide la Regione, ma perché è una sentenza della Corte Costituzionale a chiederlo. Anche nella Chiesa è iniziato un dibattito importante sul tema della dignità della vita».

A proposito di Chiesa: cosa pensa della posizione della Cei contro l’Autonomia?

«Il Cardinale Zuppi ha chiarito che il suo vice, Savino, ha parlato a titolo personale. E infatti la Cei ha aperto a un confronto con la Regione. La Chiesa ha sempre difeso l’autonomia dei territori e l’identità. Una presa di posizione opposta, infatti, mi era apparsa strana».