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Сентябрь
2024

Con le auto la Fiat ha perso la dignità

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Le notizie da Stellantis, a cui le storiche fabbriche italiane fanno capo, sconcertano. Se non ci fosse di mezzo la collettività, si dovrebbe seppellire l’illustre famiglia con una risata.

mentre a ogni incontro con il governo o con i sindacati sproloquiano come farisei «faremo nuovi modelli», «investiremo in questo Paese a cui siamo legati», in realtà, sta mettendo la pietra tombale sulle produzioni nel Paese stesso. L’ultima notizia riguarda i nuovi investimenti in Argentina e il blocco, di fatto, dello storico impianto di Mirafiori. Dunque, mentre a Mirafiori e Melfi l’orizzonte è dato da una nuova cassa integrazione, lo stabilimento argentino di Córdoba godrà di un maxi-investimento da 385 milioni di dollari. Dunque, in Argentina, Stellantis, presieduta da John Elkann, si rafforza e spinge al massimo creando posti di lavoro, in Italia - di cui ormai è noto che non gli interessi più nulla -, Mirafiori si avvia allo smantellamento definitivo: gli ordini per la Fiat 500 elettrica sono finiti, gli impianti si fermeranno così come per la Maserati.

Nei primi mesi del 2024 sono stati fabbricati nello storico stabilimento 18.500 veicoli contro i 52 mila dello stesso periodo del 2023. Se continua così l’anno chiude con 20 mila auto prodotte contro le 200 mila che servono per tenere in piedi quel sito produttivo. Quest’anno le richieste di cassa integrazione hanno subito un aumento sostanziale in tutte quelle aziende nelle varie città piemontesi che lavoravano fornendo componenti alla Fiat. Il gruppo Stellantis ha annunciato con grande clamore lo sviluppo del Polo Stellantis Córdoba in Sudamerica. E dell’Italia chissenefrega. Addirittura, l’amministratore delegato Carlos Tavares, per quanto riguarda Melfi, ha avuto il coraggio di dire al governo italiano: «Se non ci date i soldi non investiamo ulteriormente». Ora, ammettiamo che Tavares non conosca la storia italiana - visto che è portoghese - e soprattutto non sappia quanti soldi gli italiani di varie generazioni, attraverso le tasse, hanno dato alla Fiat. Tantissimi quattrini spesso dati sotto la voce «Ricerca e Sviluppo», in realtà soldi a fondo perduto in evidente contrasto con qualsiasi regola della concorrenza.

Quindi, non è una novità che la Fiat chieda soldi al governo, ma almeno il nonno di John Elkann lo faceva con maggiore stile e soprattutto senza farlo sapere pubblicamente; il giovane nipote è evidente che se ne fotta di quel minimo di galateo istituzionale di cui il nonno era un maestro. Non che lo stile del nonno giustifichi la montagna di denaro che la Fiat ha preso agli italiani, soldi pubblici, soldi di tutti, oltre a prendere i soldi dalle auto che vendeva in un regime di monopolio praticamente totale. Ma almeno si salvavano le forme. Come se non bastasse, ultimamente, il gruppo Stellantis ne ha combinata un’altra di una gravità, e soprattutto di una grevità, totali. Leggete bene perché ha dell’incredibile. La stessa Stellantis ha scritto ai dipendenti una email per proporre l’acquisto, nel mese di settembre, di una vettura Maserati a condizioni particolari per i familiari e per gli amici. Ora, voi immaginate, come ha detto giustamente la deputata Chiara Appendino, di essere un operaio Stellantis che da mesi cerca di portare avanti la famiglia barcamenandosi tra cassa integrazione e solidarietà da poco più di 1.100 euro al mese e ricevere questa offerta per comprare macchine di lusso dalla propria azienda. Vi rendete conto dello spregevole livello di una proposta del genere?

Ma questi non è che pensano di essere come Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena che di fronte alle sommosse popolari per il pane rispose con la celeberrima frase (che qualcuno sostiene sia stata detta da altri, ma non importa): «Se non hanno più pane, che mangino brioche». Ce lo vedo John Elkann che da uno dei suoi Paesi esteri dove mette i quattrini dice, magari affacciandosi a un balconcino: «Non hanno più di che campare questi operai? Si vendano loro delle Maserati con lo sconto». Ma che schifo è? Qui non occorrerebbe neanche uno che abbia studiato, basterebbe una personcina di buon senso che dice che questi che hanno le pezze al culo, 90 su cento, non hanno i soldi per comprarsi una Maserati, pur scontata che sia, con 1.100 euro al mese, a meno che non abbiano pensato a mutui da tramandare ai figli fin verso il 3000.

Mah, che epilogo indegno questo della Fiat in Italia. Dopo la morte di Sergio Marchionne è stato tutto un rotolare in un precipizio di menefreghismo sfacciato e irriverente del quale questa offerta di una Maserati scontata supera ogni livello di indecenza verso operaie e operai. Elkann non vuole investire in Italia? Libero di farlo, ma a due condizioni. La prima è che non vada in giro a raccontare balle facendosi ricevere anche da Sergio Mattarella, il nostro presidente della Repubblica. La seconda è che abbia rispetto per i lavoratori che consentono a lui di vivere una vita miliardaria, e si ricordi che la dignità di quelle operaie e quegli operai esige un rispetto che risponde al loro diritto di essere rispettati.