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Сентябрь
2024

Non ci fu turbativa d’asta: assolti gli architetti Cacciaguerra e Battaino

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Ci sono voluti sei anni per chiarire la vicenda e per smontare la tesi accusatoria che vedeva imputati l’architetto Giorgio Cacciaguerra, 76 anni, di Udine, pensionato e già presidente dell’Ordine provinciale degli architetti di Udine, e la collega Claudia Battaino, 61, di Tavagnacco.

I due erano accusati di concorso in turbativa d’asta e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, con Cacciaguerra che ha dovuto difendersi anche da un’ipotesi di abuso d’ufficio.

Il tribunale di Trento in composizione collegiale, presieduto dal giudice Marco Tamburrino, li ha assolti «perché il fatto non sussiste» per quanto riguarda la turbativa d’asta e la falsità ideologica, e perché il capo d’imputazione, a seguito della recente riforma, «non è più reato» per l’abuso d’ufficio.

Il pubblico ministero Maria Colpani aveva chiesto una condanna di 3 anni e 8 mesi per Cacciaguerra, di 3 anni e 5 mesi per Battaino.

«Abbiamo contestato sia la ricostruzione dei fatti sia le questioni giuridiche sollevate – hanno spiegato gli avvocati difensori Maurizio Conti e Carlo Serbelloni –. La linea difensiva ha spaziato a 360 gradi per smontare le accuse, ed è stata particolarmente complessa e articolata.

L’istruttoria è durata diversi anni con una ventina di udienze, durante le quali sono stati ascoltati decine tra testimoni, operatori della guardia di finanza e dirigenti universitari.

A nostro avviso – hanno chiuso i due legali, in attesa di capire se il pm presenterà appello – sulla vicenda è stato preso un abbaglio colossale».

La vicenda risale al 2018, quando un vero e proprio terremoto giudiziario travolse una ventina tra docenti e funzionari del dipartimento di Ingegneria civile e Meccanica dell’Università di Trento.

La Procura aveva formalizzato accuse di abuso d’ufficio per incarichi affidati a professionisti esterni senza verificare se all’interno dell’amministrazione ci fossero risorse idonee a svolgerli, per turbativa d’asta in relazione ad alcuni lavori di ristrutturazione (per l’accusa alcuni appalti furono “parcellizzati” per aggirare le procedure concorsuali e ricorrere all’affidamento diretto) e per bandi di gara “pilotati”