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Сентябрь
2024

Viaggio a Pozzecco con Sinta Vissa dopo le Olimpiadi: “Vi racconto il mio mondo”

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Il fruttivendolo dove il nonno Lino le comprava («di nascosto dalla mamma») le patatine e la cioccolata è chiuso, dall’altra parte di piazza Scuole, a Pozzecco. Frazione di Bertiolo, quattrocento abitanti, nel cuore del Medio Friuli.

«Qui al bar, invece, è la prima volta che vengo da quando ha aperto, è proprio bello». La mezzofondista Sintayehu Vissa, 28 anni, abita a poche centinaia di metri. È qui, la sua casa.

È questo «il posto dove adoro di più correre al mondo. Io, le mie cuffie e i campi tutt’attorno. Conoscono le stradine per almeno 20 chilometri».

È qui dove ha messo radici, è cresciuta, ha stretto amicizie che durano nel tempo. È qui che a 10 anni è arrivata dall’Etiopia.

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Ci sediamo al bar-alimentari Pan e Gaban. Al muro è appeso l’avviso della festa che il paese le ha organizzato per questa sera (alle 18.30, proprio in piazza Scuole dove campeggiano gli striscioni in suo onore) dopo il rientro dalle Olimpiadi di Parigi e il suo record italiano assoluto sui 1500 metri.

È il suo paese, la sua gente. «Ce brave frute (che brava ragazza)». Arieda Dell’Angela e Sergio Iacuzzi, colonne portanti del sociale, la abbracciano forte. «Non mollare» le dicono.

«Continua a osare, a crederci. Ti ricordiamo quando da piccola facevi la chierichetta a messa e ora guardarti in tv è una emozione». Fabrizio De Gobba conosce bene tutta la famiglia.

«Ero compagno di scuola della mamma Annetta, sa qui siamo come una grande famiglia». Le chiede i prossimi appuntamenti. «Bhè ci saranno i mondiali in Giappone, venieso?» dice sorridendo.

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«A casa mia tutti parlano in friulano e io non sono bravissima, ma mi viene spontaneo dire qualche parola, ogni tant» aggiunge. «La conosciamo tutti quanti qui» dicono altri due clienti. Sinta sorride e se li abbraccia tutti i suoi compaesani.

C’è anche chi come Alberto Bertolini le chiede un selfie «da mostrare agli amici. Corro a livello amatoriale. Mia mamma quando ti vede correre nei campi dice sempre che lo fai senza fatica».

Per lei che vive in Colorado, a Boulder dove si allena e sta terminando gli studi, quando torna qui è sempre «un’occasione per rivedere le persone e gli amici».

Ci resterà fino al 23 settembre – con una tappa ai campionati con le migliori squadre d’Italia a Modena - e poi andrà in vacanza con il suo fidanzato, l’atleta australiano Morgan McDonald anche lui a Pozzecco.

«Tornerò per la prima volta in Etiopia – racconta – dopo 18 anni. Là non ho nessuno, non so se troverò qualcosa e questo mi fa paura.

Non ci chiedevamo di che colore fosse il resto del mondo, per noi quello era il nostro mondo anche se ogni giorno speravamo che qualcuno con la pelle un po’ più chiara della nostra ci venisse a prendere. “Arriverà il mio giorno” mi dicevo».

E quel giorno arrivò quando giunsero mamma Annetta, papà Giuseppe e le sorelle Arianna e Chiara.

«Ricordo che lungo la strada dall’aeroporto a Pozzecco continuavo a indicare le case e a dire è casa nostra – dice –?. Poi mi sono addormentata e al risveglio davanti a casa c’erano almeno venti persone ad accogliermi, tra cui quelli che sarebbero diventati i miei santoli del battesimo.

Ricordo la paura iniziale, lo smarrimento ma poi tutti si sono presi cura di me. Accanto a me ci sono sempre stati i miei genitori e le mie sorelle a proteggermi, a guidarmi, a sostenermi».

Sinta impara veloce l’italiano. La casa viene tappezzata da cartoncini che indicano il nome di ciascun oggetto. Al bar, intanto, ci raggiunge anche il sindaco di Bertiolo Eleonora Viscardis.

«Per tutta la nostra comunità Sinta è un esempio, un orgoglio. Pozzecco è pronta a festeggiarla». Sinta frequenta per due anni le elementari a Bertiolo e poi le medie a Codroipo. «Certo, non è stato sempre facile – spiega –. Non è mancato chi ti prendeva in giro. Ci restavo male, ma questi momenti mi hanno fatta crescere e mi hanno rafforzato».

Inizia a praticare ginnastica «ma a me mica piaceva indossare il body» dice sorridendo e poi si avvicina alla corsa con l’Atetica 2000 a Codroipo. «Mi allenavo il lunedì, il mercoledì e il venerdì, per me correre era uno sfogo dagli studi in cui inizialmente facevo un po’ fatica.

Significava essere libera». Pozzecco è il ricordo delle serate con gli amici vicino alla chiesa, dopocena, fino alle 21, è la maestra Anna che ancora le scrive i messaggi di incoraggiamento, è il nonno Lino da cui andava a pranzare e a giocare a briscola dopo scuola, è l’amore della sua famiglia. È il mondo in cui è cresciuta.

Poi le superiori, prima al Percoto e poi al Ceconi ed ecco la sfida chiamata America, in Colorado: «C’era una borsa di studio e così sono partita».

Sinta corre, si allena. Arriva a Parigi: «Ho vissuto nel villaggio olimpico, è stato bellissimo. Quando sono entrata allo stadio al primo turno avevo il cuore a mille.

Il boato dei tifosi ti segue per tutta la gara. Poi il record in semifinale, una delle gare più belle della mia vita. Ho pianto e poi la chiamata a Pozzecco è stata incredibile. Mi tatuerò i cerchi olimpici, anche perchè ora il mio obiettivo è Los Angeles. Ne ho altri, i tre cuori che rappresentano noi sorelle, l’Africa con una A, l’iniziale del nome delle mie mamme e una palma».

Dopo ogni gara e ogni allenamento Sinta scrive le sue sensazioni in un diario dandosi un voto. E alle Olimpiadi che voto ti dai? Chiediamo. «Direi un nove e mezzo, perchè non ho agguantato la finale. E perchè ci si può sempre migliorare».