Bocchino smonta Giannini: “A sinistra vi attaccate al gossip, ma agli italiani non gliene frega niente” (video)
Puntata movimentata quella di martedì 11 settembre a Otto e Mezzo, il programma di Lilli Gruber in onda su La7. Tra gli ospiti in studio figurano il direttore editoriale del Secolo, Italo Bocchino e Massimo Giannini, firma di Repubblica.
L’ex direttore de La Stampa lancia il suo prevedibile anatema contro il governo alla luce del caso delle dimissioni del ministro Sangiuliano paventando chissà quali conseguenze per il governo.
Lo scenario apocalittico di Giannini viene demolito in poche battute da Bocchino. Gruber chiede al direttore editoriale del Secolo se “siamo noi giornalisti a fare troppo gossip”. La risposta non si fa attendere: “Ho l’impressione che la sinistra stia un po’ sbagliando gli obiettivi e i giornalisti per sostituirsi alle carenze della sinistra si attaccano a tutto ciò che accade. Io ho notato che i sondaggi danno il governo, Giorgia Meloni e FdI in ottima salute – rimarca -. Significa che tutto quel che ha raccontato Giannini non gliene frega niente a nessuno”, taglia corto Bocchino.
Bocchino: lavoro e Pil crescono, Giannini se n’è accorto?
“Gli italiani – prosegue Bocchino – votano Meloni perché l’Istat ha documentato che per la prima volta nella storia d’Italia sono stati superati 24 milioni di occupati. E il Pil è in crescita. Non so se Giannini se ne è accorto”.
“La sinistra si attacca a Salis e a Boccia”
“Poi la sinistra – ricorda sarcasticamente il direttore editoriale del Secolo – un giorno si attacca a Ilaria Salis che va in giro per l’Europa a far casini, poi si attacca alla Boccia per cercare di far danni al governo. Ma che esempio è? Perché deve essere invitata alle trasmissioni televisive? Quello era un fatto privato. La questione pubblica riguarda i soldi dello Stato: Sangiuliano dimostrerà che ha pagato tutto di tasca sua. Poi c’è stato un errore nel valutare l’ipotesi di una consulenza alla signora Boccia, gli uffici hanno detto che il curriculum non era adeguato, hanno bloccato la nomina ed è successo un pandemonio perché i giornalisti hanno reputato questo più importante del record dell’occupazione”, conclude Bocchino sotto gli occhi di un mugugnante Giannini.
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