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Cosa pensano i genitori dell’AI nelle scuole?

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Proprio in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico, il Ministro dell’Istruzione Valditara ha annunciato l’avvio del progetto per portare l’AI nelle scuole. Per il momento si tratta solamente di una sperimentazione molto limitata che vedrà coinvolte 15 classi sparse in quattro Regioni (Calabria, Lazio, Lombardia e Toscana). Dunque, parliamo all’incirca di 300 studenti (tra medie e superiori) che potranno – la scelta è facoltativa – adoperare un assistente virtuale all’interno della suite Google Workspace. Una sorta di tutor digitale sotto forma di chatbot conversazionale che – ovviamente – non sostituirà il docente.

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La maggior parte degli alunni che saranno (potenzialmente) coinvolti in questo progetto sperimentale che durerà due anni, è minorenne. Dunque, la scelta di aderire e fornire il consenso informato (anche per quel che riguarda la privacy) spetta ai genitori di questi adolescenti. Tutto ciò potrebbe limitare ancor di più il raggio di azione degli effetti di questa sperimentazione. Il motivo? Le ultime ricerche mostrano come i genitori non siano propriamente pronti ad accettare l’introduzione dell’AI nelle scuole.

AI nelle scuole, cosa ne pensano i genitori?

A rilevarlo è una recente indagine condotta dall’Osservatorio MyEdu – BVA Doxa che ha visto coinvolte oltre 2.700 famiglie che hanno figli in età scolastica tra i 14 e i 16 anni. Dunque, di fatto, si parla di parte del campione che parteciperà a questo progetto biennale fortemente voluto dal Ministero dell’Istruzione. E i genitori di questi adolescenti non sembrano essere pronti all’introduzione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale come sostegno alla didattica scolastica. Infatti, se il 40% degli intervistati giudica questa integrazione come un vantaggio, il restante 60% galleggia tra chi ammette di non è ancora sicuro che questa sia la strada giusta e chi – invece – ritiene che tutto ciò comporti solamente dei rischi per la formazione scolastica dei figli.

Ovviamente si tratta di un’indagine che affronta il tema in modo superficiale, non trattandosi di un sondaggio dedicato al progetto che sarà avviato con il via dell’anno scolastico. Questi dati, però, fanno riflettere anche sull’esito del percorso di sperimentazione. Come detto, gli studenti minorenni devono avvalersi del consenso dei genitori. Questi ultimi potrebbero opporsi e ciò ridurrebbe ancor di più il campione d’analisi per una valutazione sui reali effetti di un tutoraggio AI nelle scuole.

 

 

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