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Сентябрь
2024

L’officina inglese del Lloyd austriaco a Trieste pronta a diventare hangar dei giovani

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Correva il 1833 quando la Società di navigazione del Lloyd austriaco scelse di munirsi di una propria officina e fonderia: un moderno arsenale che avrebbe preceduto i grandi stabilimenti meccanici triestini. Quest’esempio di manifattura propria della prima rivoluzione industriale e non a caso costruita e popolata da maestranze inglesi è tutt’oggi sopravvissuta nella forma dei magazzini sul lato sinistro di Androna Campo Marzio.

La costruzione degli hangar risale infatti all’iniziativa del barone “del vapore” John Iver Borland che, convinto delle potenzialità di Trieste, amava definirla una “seconda Liverpool”.

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Borland costruì il piazzale e il viale di Sant’Andrea, prima di procedere a delineare le odierne via Franca e viale Romolo Gessi. Prefigurando le necessità industriali di Trieste, Borland poi acquistò i terreni dell’odierna Androna Campo Marzio tra il 1835 e il 1838, erigendovi due grandi hangar.

Oggigiorno corrispondono all’indirizzo n. 6, sormontato dalla scritta “Siderurgica Commerciale” e ampiamente rimaneggiato nel Novecento e il n. 8 conservato nei suoi caratteri di archeologia industriale britannica. Borland aveva anche realizzato un molo con una gru, oggigiorno interrato, e aveva in mente ulteriori costruzioni sul lato destro, rimaste poi sulla carta per il fallimento finanziario dell’imprenditore.

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I magazzini si elevano tutt’oggi con muri composti da titanici blocchi di arenaria: gli ambienti interni colpiscono per le grandi altezze, delineate dagli archi di pietra e dalla sopravvivenza di passerelle e vecchie strutture in legno, specie al n. 8. Colpisce, a confronto cogli hangar odierni, l’ampiezza degli spazi: letterali cattedrali dell’industria con (involontari) open space utilizzati all’epoca per le fonderie e le officine.

La storica Diana De Rosa citava, a questo proposito, la descrizione per il giornale La Favilla di Francesco dell’Ongaro, nel 1839: «Già Trieste vede un arsenale nascente, il quale non può mancare di prosperare prontamente, tanta è la cura e l’interesse che vi posero i direttori del Lloyd e principalmente il signor Alessandro Toppo, il quale avendo a suo bell’agio visitato i migliori arsenali e le più rinomate officine inglesi, è per ogni rispetto degnissimo di presiedere più da vicino a questo nuovo stabilimento».

Gli hangar di Borland, presenti sul lato sinistro, sono stati acquistati dall’architetto austriaco Peter Lorenz che vi ha ambientato, nel 2020, la mostra “Passion for space”.

Ma qual è la condizione odierna dei magazzini e, a distanza di quattro anni, cosa ne intende fare Lorenzateliers?

«Lo stato attuale del complesso – spiega Lorenz – è un edificio di archeologia industriale sotto protezione della Soprintendenza delle Belle Arti, oggi inutilizzato e in rovina da circa 15 anni. I magazzini sono in fase di riprogettazione in un’ottica rigenerativa da parte del nostro studio, per restituire alla città di Trieste un “polo giovane” capace di attirare giovani triestini e non, avviare un processo di “ringiovanimento” favorito anche da una qualità di vita molto alta, e di dare loro un motivo per rimanere/arrivare in città, o sceglierla per i propri studi o per lo sviluppo di start-up: in generale per una capacità imprenditoriale e formativa più competitiva rispetto ad altri paesi».

La destinazione d’uso rimane attualmente multifunzionale, infatti «il progetto prevede anche piccoli appartamenti, sale conferenza o seminari, una struttura gastronomica; parcheggi. Potenzialmente anche come studentato, Boarding House, Boutique Hotel o altre strutture ricettive, ma anche come centro polifunzionale per eventi culturali».

Oltre al classico restauro, Lorenz prevede l’utilizzo «di una moderna struttura in acciaio a basso impatto energetico, inserendola nell’innovativo panorama europeo degli “zero energy building”».

In questo contesto si guarda sì al turismo, ma di qualità: «Soprattutto in virtù di una location estremamente centrale, l’idea è di sviluppare nuovi canali ed elementi anche a favore di una traiettoria turistica diversa, non di massa, in grado di portare un reale benessere per la città».