Schlein alla festa Fiom, la base avverte la leader: “Renzi lo ricordiamo per il Jobs Act e altro. Coi padroni sempre, lotta per la sua sopravvivenza”
“Se ci pensate il dialogo tra noi e il Pd è già un fatto, perché non è sempre stato così il nostro rapporto negli ultimi anni”. Per la prima volta la segretaria del Pd Elly Schlein partecipa alla festa nazionale della Fiom, a Torino. Sale sul palco accolta dagli applausi delle centinaia di operai che sono venuti ad ascoltarla. A fare gli onori di casa è il segretario generale della Fiom Cgil Torino Edi Lazzi con una premessa: “Nell’ultimo decennio il PD è stato vissuto malamente dai lavoratori perché associavano il peggioramento delle loro vite con le leggi che il Pd ha sostenuto – spiega Lazzi – ma c’è un aspetto positivo: abbiamo registrato con un parziale seppur ancora timido cambiamento nell’atteggiamento della segretaria”.
I buoni propositi della segretaria sembrano scontrarsi con lo spettro che aleggia sulla formazione del futuro campo largo, o larghissimo. E da queste parti il nome di Matteo Renzi evoca ancora brutti ricordi. “Non può stare in un‘alleanza di centrosinistra perché con il Jobs Act è andato contro i lavoratori” attacca Gianni Mannori, responsabile Fiom per Mirafiori. Tra gli operai che da diciassette anni sono in cassa integrazione nessuno sembra dimenticare il ruolo giocato dall’ex presidente del Consiglio sul tema del lavoro. “La cosa più grave è il fatto che lui andava a braccetto con Marchionne e con le sue politiche di esclusione” ricorda Antonello. E poi ci sono “tutti questi micro contratti che ha creato, noi non possiamo dimenticare”. Dal palco la segretaria Dem sembra raccogliere la sfida lanciata dagli operai. “Lo voglio dire con orgoglio – rivendica Schlein – uno dei motivi per cui oggi sono la segretaria del Pd è che nel 2015 io ero in piazza, anche quando non era di moda, anche quando era lo stesso centrosinistra ad adottare misure che rendevano più precarie le condizioni di lavoro. E questa è la linea del Pd di oggi”.
Accanto a lei sul palco c’è il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma: “Il problema non è il Pd in quanto tale, il problema nostro era il Pd che con Renzi faceva il Jobs Act o che diceva tramite un suo esponente che tra gli operai e Marchionne, sceglieva di stare dall’altro lato – conclude De Palma – il punto discriminante non è il passato ma il futuro e il ruolo del lavoro nel futuro”. Serve un’abiura dunque? “Se qualcuno è pentito di quello che ha fatto, lo dica – conclude il segretario della Cgil Piemonte Giorgio Airaudo – se non è pentito, non può far parte di un’alleanza di centrosinistra”.
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