Il record di medaglie alle Paralimpiadi serva a svegliare la politica italiana: fatti, non complimenti | Commento
C’è qualcosa che va oltre il record di medaglie ottenuto dalla spedizione paralimpica di Parigi – 71 in totale, a Tokyo erano state 69 -, del sesto posto nel medagliere dietro a Cina, Gran Bretagna, Usa, Olanda e Brasile, delle undici discipline in cui i nostri atleti sono saliti sul podio – nel nuoto siamo una superpotenza, 16 ori, 6 argenti e 15 bronzi -, dei personaggi che hanno bucato lo schermo – il discobolo romano Rigivan Ganeshamoorty su tutti – e delle ore di diretta della Rai, in questo caso davvero servizio pubblico come dovrebbe sempre essere: è aver dato una scossa importante ad un paese che, nella vita quotidiana, è molto indietro rispetto ai campioni della disabilità. Rigivan, per tutti “Riggi”, ha espresso il desiderio che nelle linee della metropolitana di Roma si faccia qualcosa per favorire la mobilità di chi non è normodotato. La vita quotidiana delle persone con disabilità in Italia è purtroppo ancora un percorso a ostacoli: dagli ascensori e dagli scivoli mancanti nelle stazioni metro e ferroviarie, agli attraversamenti in strada ostruiti dalle auto parcheggiate in modo selvaggio, fino ai problemi di accesso nelle scuole e nelle strutture culturali. La premier Giorgia Meloni si è commossa di fronte allo spettacolo offerto a Parigi dalla spedizione paralimpica italiana: l’augurio è che si smarchi dai suoi predecessori, di tutti i colori politici, che dopo la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi hanno dimenticato il mondo della disabilità.
Anche e soprattutto per questa ragione, le medaglie di Parigi contengono qualcosa di straordinario. Nazioni come Gran Bretagna e Olanda sono molto più avanti rispetto all’Italia. Nella vita quotidiana di queste due nazioni non si fa ormai più distinzione, tranne casi rarissimi, nella vita di normodotati e persone con disabilità. Le strutture sono adeguate. Non è un problema salire sul treno, sull’autobus o sul vagone della metro, andare a cinema o a teatro: la mobilità è garantita a chi ha problemi di mobilità. Un concetto molto semplice, molto chiaro, ma in Italia spesso oscuro.
La conquista delle 71 medaglie sarà premiato, secondo una tabella preordinata: 100mila euro a chi ha conquistato l’oro, 55mila agli argenti, 35mila ai bronzi. Totale, 5 milioni e 130 mila euro, a carico del Comitato paralimpico italiano. Un piccolo tesoro importante per atleti che grazie a enormi sacrifici hanno permesso alla spedizione azzurra di ottenere il miglior piazzamento di sempre. Ma il vero risultato sarà riuscire a dare una vera scossa a chi dovrebbe provvedere a rendere vivibile l’esistenza del popolo delle persone con disabilità. È qui che si gioca l’Olimpiade più importante. Ed è qui che si misura il grado di civiltà di un paese. In generale, tolto il flop del calcio agli europei, è stata un’estate trionfale per lo sport italiano: Sinner, le due spedizioni olimpiche, persino l’acuto della Ferrari a Monza. Lo sport, in questo momento, è la parte migliore della nostra nazione. È l’unico settore nel quale possiamo davvero sentirci una vera potenza. Dallo sport arrivano spesso messaggi importanti. Dall’Italia paralimpica arriva questo: diamoci una svegliata e cerchiamo di rendere vivibile l’esistenza delle persone con disabilità. Sono tutti campioni, anche quelli che non praticano attività sportiva: per i problemi costretti a superare ogni giorno nell’affrontare la vita quotidiana meritano tutti, senza eccezione, una medaglia.
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