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Distruzioni e demolizioni: la “zona cuscinetto” di Israele sul lato orientale di Gaza

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Secondo una nuova ricerca di Amnesty International – basata prevalentemente su immagini satellitari e video pubblicati da soldati israeliani – la campagna dell’esercito israeliano per espandere la “zona cuscinetto” lungo il perimetro orientale della Striscia di Gaza ha causato la distruzione massiccia e illegale di terreni agricoli e di complessi residenziali e raso al suolo intere aree comprendenti case, scuole e moschee.

Le autorità israeliane hanno dichiarato che si è trattato di una delle misure di sicurezza adottate in risposta agli attacchi del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, dunque necessaria per proteggere la popolazione da ulteriori attacchi. L’esercito israeliano ha a più riprese affermato di aver distrutto tunnel e altre “infrastrutture del terrore”. Ma quella “zona cuscinetto”, che oggi si estende per circa 58 chilometri quadrati (il 16 per cento della Striscia di Gaza) è diventata una punizione collettiva contro i civili palestinesi che ci vivevano.

Nel maggio 2024, oltre il 90 per cento degli edifici situati in quell’area appariva distrutto o gravemente danneggiato. Più di 20 chilometri quadrati di terreni agricoli, equivalenti al 59 per cento del totale della zona, mostravano una degradazione e una diminuzione del raccolto. Nelle quattro aree della Striscia di Gaza oggetto della ricerca di Amnesty International, le distruzioni sono state eseguite dopo che l’esercito israeliano ne aveva assunto il controllo operativo, dunque non sono derivate da scontri diretti con Hamas. In altre parole, le strutture di quelle aree sono state intenzionalmente e sistematicamente demolite.

Sebbene alcune di esse fossero state presumibilmente utilizzate dai gruppi armati palestinesi il 7 ottobre, il possibile ulteriore uso da parte loro di obiettivi civili – a causa della vicinanza alla barriera o per altre ragioni – di per sé non avrebbe potuto rendere obiettivi militari abitazioni, scuole e moschee.

Khuza’a, nel governatorato di Khan Younis, aveva circa 11.000 abitanti. Le immagini satellitari riferite alle prime sette settimane dopo il 7 ottobre mostrano circa 178 strutture all’interno del centro abitato o intorno a esso distrutte o gravemente danneggiate, in molti casi da attacchi aerei. Ma le distruzioni maggiori si sono verificate alla fine di dicembre, quando le forze israeliane sono entrate via terra. Secondo Unosat, tra il 26 novembre 2023 e il 7 gennaio 2024 sono state distrutte o gravemente danneggiate oltre 850 strutture.

Il 27 dicembre 2023, infatti, le forze israeliane hanno annunciato l’avvio di un’operazione chiamata “Oz e Nir”, dal nome del kibbutz di Nir Oz, una comunità della cosiddetta “area intorno a Gaza” in cui il 7 ottobre Hamas aveva fatto strage.

Il 28 dicembre un soldato del Battaglione 8219 del Genio militare ha pubblicato il primo video di una demolizione a Khuza’a, scrivendo: “Il 7 ottobre molti terroristi sono arrivati da queste case per massacrare gli abitanti di Nir Oz. Stanotte, ne abbiamo distrutte 30”. Le immagini satellitari hanno confermato che almeno 30 case in quell’area erano state distrutte tra il 26 e il 30 dicembre 2023. Nei giorni successivi, lo stesso soldato ha pubblicato altri cinque video in cui si vedevano demolizioni causate da esplosivi. Il soldato sorrideva ed era in posa, fumava sigarette o narghilè o brindava mentre alle spalle le esplosioni distruggevano diversi edifici.

Il 10 gennaio l’esercito israeliano ha annunciato di aver completato le operazioni a Khuza’a e di aver “distrutto centinaia di infrastrutture dei terroristi, postazioni per lanciare razzi e punti di osservazione”, aggiungendo che i suoi soldati avevano “eliminato decine di terroristi e scoperto e distrutto una quarantina di ingressi di tunnel”. Tuttavia, le immagini satellitari e i video hanno rivelato che i soldati israeliani avevano anche distrutto centinaia di strutture abitative, un cimitero e una scuola elementare.

Altre comunità della zona tra la Striscia di Gaza e Israele hanno subito simili grandi distruzioni.

Secondo dati delle Nazioni Unite, a Shuja’iya, uno dei più quartieri più grandi di Gaza City, tra il 26 novembre 2023 e il 6 gennaio 2024 sono state gravemente danneggiate o distrutte oltre 750 strutture che si trovavano non solo all’interno della “zona cuscinetto” ma anche oltre. Tra queste, due scuole, moschee e decine di strutture abitative. L’esercito israeliano ha dichiarato, senza fornire prove, che in alcuni di quegli edifici c’erano armi, munizioni e ingressi di tunnel.

Al centro della Striscia di Gaza, l’area intorno e a est dei campi rifugiati di al-Bureij e al-Maghazi è stata rasa al suolo tra la fine di dicembre 2023 e gennaio 2024. I tempi delle distruzioni coincidono con le offensive, in quelle due aree densamente popolate, delle forze israeliane che hanno sostenuto di avervi trovato armi, lanciarazzi e ingressi di tunnel. Tuttavia, non hanno fornito alcuna prova o spiegazione dell’imperativa necessità militare di distruggere villaggi e terreni agricoli lungo il perimetro orientale, dato che le armi e gli obiettivi militari erano stati asseritamente scoperti molto più all’interno della Striscia di Gaza.

In quella zona centrale, tra il 26 novembre 2023 e il 29 febbraio 2024 sono state gravemente danneggiate o distrutte oltre 1200 strutture.

Le distruzioni sono arrivate a un chilometro e 800 metri di distanza dalla barriera e hanno interessato un’area da nord a sud lunga tre chilometri ed estesa per circa quattro chilometri quadrati.

Photo credit: Amnesty International

L'articolo Distruzioni e demolizioni: la “zona cuscinetto” di Israele sul lato orientale di Gaza proviene da Il Fatto Quotidiano.