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Sulle Alpi piemontesi vince il traffico motorizzato: l’esempio di tre valli

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Nelle Alpi Cozie e in particolare nell’Alta Val Chisone e nell’Alta Val di Susa, si diramano tre lunghe valli laterali. Partendo da est, la Val Troncea, la Valle Argentera e la Val di Thures. Di queste solo la Val Troncea è un’area protetta e rientra all’interno del più vasto Parco Alpi Cozie. Quando furono assegnate le olimpiadi invernali 2006 a Torino, il movimento ambientalista avrebbe potuto chiedere come contropartita agli scempi previsti l’estensione dell’area protetta da Troncea ad Argentera e Thures, e solo la miopia dei suoi dirigenti lo impedì.

Ma tralasciamo le lacrime sul latte versato e veniamo all’oggi e, in particolare, alla viabilità all’interno di questi territori. Dunque, dicevo che la Val Troncea è area protetta. Come tale, è impedito il traffico motorizzato privato, ma, udite udite, un residente può invece tranquillamente percorrerla fino in fondo (Alpe del Meys). E questo nonostante che vi sia, per i pigri, almeno ad agosto, un servizio di navetta con partenza da Pattemouche (Pragelato). Lasciamo perdere la considerazione che in montagna vi sono un sacco di residenti fasulli, che cioè prendono la residenza ma non vi abitano, ma comunque viene da chiedersi: per quale arcano motivo si permette ad un residente di rumoreggiare e inquinare, visto che c’è il divieto generale di transitare con i mezzi a motore per preservare l’ambiente montano? Dove sta la logica? Perché è permesso al residente di derogare? Mistero.

Spostiamoci in Valle Argentera. La bellissima valle è presa d’assedio d’estate dai “merenderos”. Una buona pratica è quella di far pagare un ticket di accesso e di far accedere le automobili solo nelle aree attrezzate, garantendo in tal modo un numero limitato. Gli introiti servirebbero anche per manutenere la strada, che è una pista bianca in condizioni disastrose, anche a causa di un evento alluvionale del 2023. Invece quest’anno nulla, neanche il ticket: liberi tutti. Ma c’è di più. la strada è in leggera salita fino al tratto finale che conduce ad un bellissimo pianoro: il Pian della Milizia. Logica vorrebbe che qui il traffico fosse vietato almeno qui, all’inizio della salita, all’apposito parcheggio Montenero. Invece nulla: si può salire su un percorso pericoloso, impervio, stretto e privo di protezioni.

Ma c’è ancora di più: dal piano si diramano due piste agrosilvopastorali che menano a due alpeggi. La normativa della Regione Piemonte prevede che le piste siano chiuse al traffico, salvo gli autorizzati. E il comune, nel caso Sauze di Cesana, cosa fa? Affigge un divieto di percorrenza ma solo per autocarri e autoarticolati. A parte il fatto che solo una mente dotata di molta fantasia può immaginare un tir che viaggia su una pista di montagna, ma sorge la domanda: perché infrangere la legge? Perché consentire a tutti, cani e porci, di percorrere le piste? Per favorire gli alpeggi che vendono i formaggi?

E andiamo in Val di Thures, comune di Cesana Torinese. Anche qui una pista, questa volta militare, percorre il fondovalle e si inerpica poi fino alle Grange Thuras Inferiori. E anche qui nessun divieto ma solo il divieto di superare i 30 hm/h (difficile infrangerlo, anche volendo). Viene da domandarsi: ma perché? Anche qui un paesaggio splendido. Perché consentire di salire coi motori? Cosa ci guadagna la natura? E cosa ci guadagna il comune? La natura ci perde, il comune pure perché il transito motorizzato obbliga a manutenere la strada con oneri a carico dei cittadini. Dove sta il senso? Domanda pleonastica, mi rendo conto: politici e buon senso non vanno d’accordo.

L'articolo Sulle Alpi piemontesi vince il traffico motorizzato: l’esempio di tre valli proviene da Il Fatto Quotidiano.