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Vannizagnoli.it 2024-25: addio a Marco Ricci, pivot dai bei movimenti. Vinse una coppa Korac a Roma. Il figlio: “Mi raccomando, ora non litigare… Il sigaro e la buona tavola”

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Ho guardato e riguardato, spero di sbagliarmi, ma nelle edizioni presenti online della Gazzetta dello sport e del Resto del Carlino di Reggio Emilia non ho trovato una riga sulla scomparsa di Marco Ricci. Parlo del cartaceo, ovviamente, e chiedo scusa per il citare testate di primo piano. Nessuna polemica da parte mia, sono scelte, nel privilegiare dei temi a tutta pagina e nel ridurre al minimo le notizie in breve.

Magari, semplicemente, a Reggio Emilia, con le ferie della prima firma del basket a nessuno al Carlino è venuto in mente che Marco Ricci ha giocato anche qui, mentre Gazzetta di Reggio gli ha dedicato un piano basso.

Mi aspettavo, speravo, in un bel ricordo di Gazzetta dello sport, invece non c’era proprio una riga di pallacanestro.

Al di là di questo, Marco Ricci se n’è andato prestissimo, a 64 anni, in questa immagine è a destra, a saltare per una palla a due. 

 

Alto 206 cm., in azzurro disputò 47 partite, vinse la medaglia d’Argento ai Giochi del Mediterraneo nel 1983 a Casablanca. Debuttò a 19 anni, nel ’79 e segnò 120 punti.

Iniziò la carriera alla Stella Azzurra Roma, per approdare alla Juve Caserta, che lo pagò la cifra record di 400 milioni di lire, nel 1980. Era un lungo dai bei movimenti, all’epoca gli stranieri erano 2, in serie A, e allora talenti del genere ebbero uno spazio che oggi faticherebbero infinitamente a ritagliarsi.

In Campania trascorse 6 stagioni, con buon minutaggio, fu l’apice della sua carriera, con tante presenze in quintetto. Certo dei primi 5 Marco Ricci era il meno incidente però la pallacanestro, soprattutto di allora, era fatta anche di gregari, con rimbalzi e difesa.

Nel primo triennio in serie A2 Marco Ricci era stato più determinante, inizialmente si alternava con Mario Simeoli e l’allenatore era il mitico John McMillen. In A1 i bianconeri arrivarono ottavi, al debutto, esordirono in coppa Korac e disputarono la finale di coppa Italia, fu la prima di tante incompiute, di trofei accarezzati. Nella stagione 1985-86, sponsor Mobilgirgi, arrivò la finale di Korać, persa a favore della Virtus Roma (sponsorizzata Banco) e in finale scudetto, sconfitta dall’Olimpia Milano, Simac.

Lì se ne andarono Tanjevic e anche Marco Ricci. Che passò a Rimini. Hamby era la sponsor di quella stagione, in cui la società romagnola investì un miliardo di lire negli anni ’80 per una squadra che in A1 aveva grandi obiettivi e invece deluse profondamente.

Poi Ricci approdò a Roma e con la Virtus Roma vinse la coppa Korac nel 1991-92. Lo sponsor dell’epoca era Il Messaggero, sotto canestro giocavano il grande Dino Radja e Rick Mahorn, che arrivava da 12 stagioni in Nba, e allora per Ricci e per Fausto Bargna il minutaggio era limitato. In quella Roma c’erano anche Fantozzi e Attruia, Niccolai e Avenia, Premier e Croce, l’allenatore era Paolo di Fonzo.

Ricci giocò anche a Rieti, Ravenna e a Reggio Emilia. Dove chiuse la carriera ai massimi livelli a 34 anni, pochi per gli standard di oggi. Era con Mike Mitchell, il mito, e stava diminuendo di rendimento.

Da lì Ricci tornò in Romagna, a chiudere la carriera cestistica a Cesena e Forlì, in promozione, addirittura

Negli anni aveva collaborato con la Livio Neri, società romagnola giovanile ma anche di veterani. Basta vedere il facebook di Marco, capelli lunghi e bianchi, anni fa era in notevole sovrappeso – chi scrive ne sa qualcosa – e il corpo alla fine paga dazio.

Lo salutiamo con le parole del figlio Stefano, su facebook.

“Che brutta sorpresa ci hai fatto. Ahinoi, nella battaglia della vita, oggi C6 domani F8, dicevano. E andarsene così, senza dire niente, fa male, molto male. Avrei voluto chiederti ancora tante cose, qualcosa racconto sul basket che a tuo dire avresti continuato a praticare, senza tutti quegli acciacchi; qualche consiglio su un posto buono dove mangiare in Italia, quell’Italia di cui hai consumato le strade molto più che la tua mitica Passat, da consegnare alla scienza…

Ciao, papà, dovunque tu sia spero si mangi bene. Nessuno si offenda per la puzza del tuo amato sigaro e mi raccomando: non litigare con nessuno! Volevo postare qualche foto nostra, non di quelle che si trovano su google, ma sono sepolte sotto una pila di roba tua. L’anno prossimo le avreste portate nella vostra nuova casa, in Sardegna”.

Da qui si capisce molto, anche le difficoltà che hanno accompagnato il dopo carriera di un personaggio dal carattere così diretto.

Toccante anche il messaggio sempre su facebook di Domenico Zampolini, suo compagno di nazionale e che come suo profilo ha messo proprio una foto di Ricci.

“Ciao Marco, ci eravamo sentiti pochi giorni fa e sembrava che tutto andasse per il meglio , anzi ci eravano riproposti di trovarci davanti a una pizza e oggi invece è un giorno di profonda tristezza. Sto cercando di trovare le parole giuste per esprimere ciò che provo dopo aver ricevuto la notizia della tua scomparsa. La nostra amicizia, sebbene non si sia mai concretizzata in un campo da gioco, è stata sempre segnata da un rispetto reciproco e da una connessione che, per me, è stata fondamentale.

Ripenso ai momenti condivisi, alle chiacchierate sulle nostre esperienze di giovani sportivi io a Rieti e tu a Roma e alle battaglie affrontate sul campo, ognuno nei propri percorsi e con le proprie sfide. È incredibile come il tempo possa separarci, solo per farci ritrovare in un modo nuovo e bello.

Gli ultimi anni in cui abbiamo ricominciato a sentirci sono stati un dono prezioso, un’opportunità per riscoprire i ricordi e le risate del passato. La tua assenza lascia un grande vuoto, la tua energia e passione per la vita mancheranno a tutti noi. Mi consola pensare che tu abbia trovato pace. Ciao caro Marco, che la terra ti sia lieve e che tu possa riposare in eterno. 🙏🙏🙏. Con affetto e gratitudine”.

Era un personaggio ruspante, poco diplomatico, di un basket che non c’è più.

 

 

 

 

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