Boccia e la ricerca di visibilità: dimenticate i 15 minuti di Warhol, lei non si accontenta di 15 giorni
Andy Warhol scansati proprio. Noi qua abbiamo Maria Rosaria Boccia. Altro che quindici minuti di celebrità: quindici giorni e nemmeno le bastano! Diciamo la verità: un po’ tutti, dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano e aver pagato pegno con l’intervista a In Onda, speravamo di poter voltare pagina. Pure la platea di Cernobbio, ieri, l’ha detto chiaramente, tuonando un sonoro “Basta!” quando il direttore del Corriere Luciano Fontana ha rivolto al premier Giorgia Meloni una domanda su di lei. Invece, no.
Se quindici giorni di notorietà non bastano
Nostra signora di Instagram non ha alcuna intenzione di tornare nell’oblio dal quale pure ha lamentato in tv di essere stata strappata suo malgrado. Ma come fare a farsi notare ora che il ministro è tornato a essere un privato cittadino e le bordate contro di lui non fanno più rumore? Ovvio, non resta che puntare al bersaglio più grosso. Del resto, ripercorrendo un po’ la sua scalata ai palazzi romani, le progressive manovre di avvicinamento compiute prima di varcare la soglia del Collegio Romano, appare abbastanza chiaro che si tratti di una strategia collaudata.
La frenesia social di Nostra signora di Instagram
Il bersaglio cui sta puntando adesso Boccia è Giorgia Meloni. E, anche in questo caso, si nota come il modus operandi non sia cambiato: Maria Rosaria si è preparata in anticipo anche per questa evenienza e ha cominciato ad agitare lo spettro del sessismo e lo stereotipo della donna nemica delle donne qualche giorno prima che Sangiuliano si dimettesse. Ha preso la rincorsa coi post, ha proseguito con le interviste, è tornata ai post. Gli ultimi quelli di ieri: nelle storie, geolocalizzandosi a Cernobbio, ha nuovamente recriminato sulla dizione “questa persona” e in un post con la foto di Meloni, pubblicizzato anche nelle storie, ha scritto che vede “una donna pronta allo scontro, che affronta la situazione con la forza di un pugile”. Di più, Boccia ha ritenuto di voler dare una lezione al presidente del Consiglio: “Metta da parte i guantoni: sono la gentilezza e le carezze ciò di cui c’è bisogno”. E torna in mente il caro, vecchio Totò: “Ma ci faccia il piacere!”. Anzi, ci faccia un piacere: accolga l’invito di Cernobbio, “basta”.
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