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Сентябрь
2024

Scendono i prezzi di benzina e gasolio: fare il pieno in Friuli Venezia Giulia costa meno che in Slovenia

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Poco ottimismo sui mercati internazionali. E, di riflesso, minor domanda di petrolio. Se il prezzo del greggio cala (il Brent è passato dai 91 dollari al barile di aprile agli attuali 70), flette inevitabilmente anche quello dei carburanti.

Un calo che, fatto salvo il rimbalzo di luglio, è costante dalla primavera e ha portato i prezzi medi della benzina senza piombo stabilmente a ridosso dell’euro e 80 centesimi e quelli del gasolio sotto l’euro e 70 al litro.

In Friuli Venezia Giulia l’effetto è perfino amplificato, complice il sistema di contribuzione per l’acquisto dei carburanti previsto dalla Regione: con gli “sconti” della tessera regionale e della nuova app QrFvg il “pieno” risulta essere più conveniente in molti impianti della fascia confinaria che non in Slovenia.

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Prezzo in calo

Saliti a febbraio, i prezzi medi dei carburanti in Italia sono costantemente scesi da aprile in poi, con una crescita a luglio subito contenuta dalla nuova discesa registrata ad agosto. Ad aprile per un litro di benzina servivano 1,912 euro in media, mentre lo scorso mese il prezzo medio si è attestato a 1,818 euro. La parabola discendente del prezzo del gasolio alle pompe di rifornimento è iniziata invece a marzo, quando è sceso sotto 1,80 euro (1,798). Ad agosto il prezzo medio al litro è finito addirittura sotto quota 1,70, dopo essere salito leggermente (1,742 euro) a luglio.

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Un pieno conveniente

Buone notizie per chi rifornisce in Italia, che diventano ottime per i residenti in Friuli Venezia Giulia che in tasca hanno la tessera regionale carburanti o il cellulare con installata l’app rilasciata quest’anno dalla Regione. Partiamo dall’analisi dei prezzi “puliti”, che valgono per tutti, anche per i turisti che in queste settimane hanno raggiunto la regione per le vacanze: il prezzo medio per la benzina in regione (calcolato sulla media dei dieci prezzi massimi più bassi e più alti) oscilla tra 1,715 e 2,170 euro, mentre per il gasolio il range è tra 1,598 e 2,029 euro.

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L’applicazione dei contributi regionali rende in questa fase poco conveniente espatriare in Slovenia per rifornire: fino a lunedì 9 settembre, oltreconfine – a Sežana come a Nova Gorica, a Kranjska Gora come a Dobrovoun litro di senza piombo costa 1,486 euro, mentre il diesel è a 1,519.

Nell’area zero, quella che contempla i comuni più prossimi alla fascia confinaria, il contributo regionale per la benzina è di 34 centesimi, quello per il gasolio di 25, con un incremento di ulteriori 5 cent per le auto ibride.

Significa che, prendendo come riferimento i prezzi medi elencati nel sito della Regione, per fare benzina a Gorizia con lo “sconto” sono sufficienti 1,419 euro (1,429 per il diesel), mentre a Trieste servono rispettivamente cinquanta e venti centesimi in più. Numeri che dovrebbero disincentivare, dunque, il fenomeno del pendolarismo del pieno. Un discorso analogo vale anche per alcuni dei comuni che si trovano al confine con l’Austria: con il contributo regionale a Paluzza si spende 1,518 euro per un litro di benzina, 4 centesimi in meno rispetto ai distributori carinziani.

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Risparmi e cultura

«Il calo dei prezzi si percepisce e si è consolidato nelle ultime settimane», analizza il presidente nazionale della Federazione italiana che raduna i gestori degli impianti di carburante, Bruno Bearzi, che conferma come questo renda «meno conveniente il pieno oltreconfine. Purtroppo – osserva – è anche una questione di retaggio culturale: a Gorizia e Trieste, soprattutto, residente il mito della “benzina in Jugoslavia” degli anni che furono. Bisogna considerare che scongiurare l’esodo per il rifornimento significa per lo Stato trattenere le entrate fiscali, che a cascata vengono ripartite anche tra le Regioni. Purtroppo ci sono molti nostri corregionali che, abituati a rifornire in Slovenia, non hanno neppure attivato la tessera regionale: un aumento delle richieste si era registrato nei mesi del lockdown».

I distributori più piccoli

Stando all’anagrafica del Ministero delle Imprese, gli impianti di rifornimento presenti in regione sono complessivamente 509. Rispetto ad altre realtà italiane, «quelli con bassa marginalità, ovvero particolarmente piccoli, sono tutto sommato pochi e concentrati perlopiù nelle aree montane – riferisce Bearzi –. Questi hanno anche una funzione sociale e forniscono un servizio per le comunità: l’auspicio è che si possa arrivare, in futuro, a formule di incentivazione per chi opera nelle zone disagiate, magari con un sistema di detassazione»