Disordini in carcere a Ivrea tra cuscini incendiati e neon in frantumi
Ivrea. Ancora disordini e danneggiamenti nel carcere di Ivrea. Dopo l’aggressione a due agenti di polizia penitenziari dello scorso 27 agosto, martedì 3 settembre si sono verificate fortissime proteste e tensioni da parte dei detenuti ristretti al primo piano, al terzo piano e al reparto isolamento.
I disordini nella struttura di corso Vercelli sono iniziati al reparto isolamento intorno alle 18, quando un detenuto di origine marocchina, già autore di esternazioni e violenze (alcune settimane fa si era arrampicato sul muro del cortile passeggio) dopo aver telefonato ha letteralmente distrutto l'apparato telefonico dell’amministrazione in uso alla popolazione detenuta. Successivamente con una stampella in possesso a causa di una frattura, ha distrutto tutti i neon presenti nel reparto isolamento. Il detenuto ha poi colpito con la stampella il comandante del Reparto.
Successivamente, intorno alle 20, al primo piano destro, alcuni detenuti di origini marocchina venivano alle mani e l'esiguo personale presente è intervenuto ancora una volta per evitare il peggio. Sempre in quei momenti, i detenuti del reparto isolamento hanno ripreso, come già da giorni, a sbattere le ante degli armadietti chiedendo il trasferimento altrove. Altri disordini si sono verificati poi al primo piano destro e al terzo piano destro dove i detenuti hanno cominciato a urlare sempre sbattendo le ante degli armadi.
Al terzo piano i detenuti hanno dato fuoco ai cuscini, distruggendo gli armadietti per poi lanciarli nel corridoio contro il personale che era intervenuto sul posto. Hanno anche lanciato bombolette e bastoni di legno per colpirli. I disordini sono rientrati solo intorno alle 2.30 di notte.
«La situazione del carcere eporediese è quanto mai critica e pericolosa per l’incolumità del personale - afferma in Leo Beneduci segretario generale dell'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) -. A Ivrea come in altre decine di penitenziari sul territorio il malgoverno delle strutture, lo Stato di abbandono del personale e l'ingestibilità diffusa dei detenuti a cui sono consentiti e perdonati qualsiasi intemperanza e violenza sul personale e sugli immobili, sono ormai la principale caratteristica della gestione del sistema da parte dell'attuale Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria».