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Сентябрь
2024

Una strategia nazionale e globale contro le microplastiche: affrontare l’emergenza è essenziale

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Le microplastiche, minuscole particelle di plastica con dimensioni inferiori ai 5 millimetri, stanno emergendo come una delle minacce ambientali più gravi e pervasive del nostro tempo. Questi frammenti di plastica, che derivano dalla degradazione di oggetti più grandi o vengono prodotti appositamente per usi industriali e cosmetici, si stanno accumulando ovunque: nei mari, nei fiumi, nel suolo e persino nell’aria che respiriamo. Le conseguenze di questa diffusione capillare rischiano di essere particolarmente gravi, sia per la biodiversità che per la salute umana.

Come le microplastiche contaminano l’ambiente

Uno degli aspetti più nocivi legato alle microplastiche riguarda la loro persistenza nell’ambiente. A differenza di molti altri materiali, la plastica non si biodegrada, ma si scompone lentamente in frammenti sempre più piccoli che permangono nell’ecosistema. Sono ormai diversi gli studi che hanno rilevato la presenza di microplastiche in luoghi apparentemente incontaminati, come i ghiacci artici e le profondità degli oceani, nonché negli organismi marini che abitano le aree più remote del pianeta. Questa diffusione globale sottolinea l’urgenza di affrontare il problema.

L’impatto sugli organismi marini

L’impatto sugli organismi marini resta particolarmente preoccupante. Pesci, uccelli e mammiferi marini spesso scambiano queste particelle per cibo, con conseguenze fatali. L’ingestione di microplastiche può causare gravi danni interni, ostruzioni del tratto gastrointestinale e, in casi estremi, la morte. Ma il problema non si limita ai danni fisici: le microplastiche possono anche trasportare sostanze chimiche tossiche, come pesticidi e metalli pesanti, che si attaccano alla loro superficie. Quando gli animali ingeriscono queste particelle contaminate, le tossine entrano nella catena alimentare, accumulandosi progressivamente e mettendo a rischio anche la salute umana.

I rischi per i suoli agricoli

Non sono soltanto gli ecosistemi marini ad essere a rischio, ma anche i suoli agricoli. Alcuni contaminanti possono infatti compromettere la qualità del suolo, influenzando negativamente la capacità delle piante di assorbire acqua e nutrienti, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza alimentare.

Uno sforzo collettivo a livello nazionale e globale contro le microplastiche

La soluzione a questo problema richiede uno sforzo collettivo e coordinato a livello nazionale e globale. Come noto, la legislazione nazionale sulla scorta di quanto stabilito a livello comunitario, attraverso il cosiddetto Decreto Sup (Single Use Plastic), ha previsto misure stringenti al fine di ridurre prodotti monouso realizzati in tutto o in parte in plastica e al fine di contrastare la dispersione di rifiuti in plastica sulle nostre spiagge e sui nostri mari.

L’importanza della “Strategia nazionale per l’economia circolare”

In questa direzione, anche la “Strategia nazionale per l’economia circolare” ha considerato il forte impatto della diffusione e del rilascio di microplastiche, causato dall’abbandono di rifiuti tessili nell’ambiente. Infatti, è fondamentale la circolarità del settore tessile, così come stabilito a livello europeo, che comporta nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per i capi tessili, nonché informazioni più chiare da fornire al consumatore. È fondamentale non soltanto ridurre la produzione e l’uso di plastica monouso ma promuovere anche pratiche di riciclo più efficaci e sviluppare tecnologie in grado di filtrare le microplastiche dall’ambiente, anche nei fiumi. La ricerca scientifica deve proseguire per comprendere meglio l’impatto di queste particelle e per trovare metodi innovativi per eliminarle dagli ecosistemi. Affrontare questa grave emergenza è essenziale per la salvaguardia degli ecosistemi e per garantire un futuro sostenibile alle generazioni future.

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