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Vallanzasca, legali e medici penitenziari tornano alla carica: “Non è più lui, ha perso il controllo: vada in una Rsa”. La decisione ad ore

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I giudici milanesi della Sorveglianza hanno concesso i permessi premio a Renato Vallanzasca, per anni simbolo della mala milanese, accogliendo così la richiesta della difesa, di cui le parti avevano discusso solo ieri in aula, alla presenza dello stesso “Bel René”, attualmente detenuto nel carcere di Bollate. Ma ora potrebbero non bastare. Stavolta infatti, come segnala il Corriere della sera in un servizio sulla vicenda, a dirlo non sono più solo i legali difensori del bandito degli anni 70-80, considerato uno dei più efferati criminali italiani, e che si è reso autore di numerose rapine a mano armata con omicidi e sequestri di persona. Un detenuto condannato complessivamente a quattro ergastoli e 295 anni di reclusione; un nome, il suo, legato anche a numerose rivolte carcerarie e rocambolesche evasioni di cui si è reso protagonista durante i 52 anni di detenzione.

Vallanzasca, il tramonto del bandito: legali e medici tornano alla carica

Ora, ad aggiungersi alla richiesta di poter scontare in una «condizione più adeguata alla situazione di salute del paziente» Renato Vallanzasca – ossia «una Rsa, struttura residenziale per persone affette da Alzheimer/demenza» – c’è una relazione indirizzata al Tribunale di Sorveglianza di Milano dell’ambulatorio di psichiatria del servizio di medicina penitenziaria dell’Asst San Paolo, che propone appunto «il differimento della pena in residenza sanitaria assistenziale». O, in subordine, «se non possibile» questa soluzione, «il trasferimento» da Bollate «in un istituto penitenziario dotato di Sai-Sezione di assistenza sanitaria intensiva».

La relazione del servizio di medicina penitenziaria per il Tribunale di sorveglianza

Una relazione che, al di là delle richieste e delle argomentazioni giuridiche, assevera soprattutto, scrive sempre il Corriere, quanto «il personaggio Vallanzasca (alimentato da lui stesso anche durante la detenzione-record, ma al contempo sfruttato da non pochi attorno a lui da quando non c’è più con la testa) non abbia ormai più nulla a che vedere con la persona Vallanzasca, più simile a tanti altri anziani minati da decadimento cognitivo». Sottolineando anche: «Ha perso completamente il controllo» della propria quotidianità, «non è assolutamente in grado di badare» a sé. E ancora: «È disorientato nel tempo e nello spazio». «A tratti emerge la sofferenza di non riuscire a esprimere con il linguaggio quello che si produce nel suo pensiero». Ed è ormai «visibile lo stato di prostrazione» di quanti nel carcere di Bollate lo aiutano, «non formati e preparati per la gestione di un paziente con queste criticità».

A giugno l’appello della moglie di Vallanzasca

Una relazione, peraltro, che va ad aggiungersi all’appello lanciato negli ultimi due anni dalla ex moglie del detenuto, Antonella D’Agostino, che fino allo scorso giugno, del bandito un tempo suo coniuge, ha ripetuto: Renato Vallanzasca «è malato. Come direbbe lui “fuori di testa”». Tornando pertanto a chiedere di concedere all’ex Bel René di uscire dal carcere per poter andare in un struttura di cura perché «non muoia solo». «Non è più lui e non si ricorda neanche chi era. Vallanzasca è malato», scriveva neanche tre mesi fa l’ex moglie all’Ansa, sottolineando: «Dopo quasi 50 anni di carcere faccio un appello affinché siano disposti a fargli passare gli ultimi anni della sua vita in un ricovero. Cosa che i pochi che gli sono rimasti vicini senza nessun interesse, chiedono alle autorità competenti».

La decisione del giudice attesa per martedì prossimo

Ora dunque, la situazione si aggiorna a martedì prossimo, quando in udienza la giudice di sorveglianza Carmen D’Elia sarà chiamata a decidere sulla istanza dei legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi. E se da un lato non potrà comunque non tenere conto del decadimento neurologico e cognitivo del detenuto. Dall’altro non potrà neppure sorvolare su quanto sostenuto dalla Procura che, sulle richieste e gli appelli degli ultimi periodi, si era opposta alle istanze avanzate dai difensori di Vallanzasca, sostenendo che le sue attuali condizioni di salute lo rendono inadeguato a rispettare le regole e ad essere accolto nella struttura dove, fino allo scorso inverno, trascorreva alcune ore prima di rientrare nel carcere milanese di Bollate. Con queste stesse motivazioni, del resto, i permessi erano stati revocati a marzo. Ora l’ultima parola attesa a giorni.

 

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