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Funerali di Massimo Frizzi, Bach al pianoforte per l’ultimo saluto: «Empatico e ironico, ascoltava tutti»

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UDINE. Semplicità e al contempo un’immensa ricchezza di valori umani hanno caratterizzato la cerimonia funeraria di Massimo Frizzi, musicista, cantante e pilastro del celeberrimo trio musicale Frizzi Comini Tonazzi, e amatissimo insegnante del liceo artistico Sello, che si è svolta venerdì 6 settembre nella chiesa di Santa Maria Assunta in viale Cadore.

Numerosissime le persone accorse per l’ultimo saluto al poliedrico e ironico artista, volto e voce di un trio musicale che ha segnato un’epoca, simbolo per generazioni di udinesi, fra familiari, amici, esponenti del mondo politico, scolastico e musicale friulano, cui lascia un ricordo indelebile come musicista e cantante creativo e ironico, come insegnate amatissimo e soprattutto come persona di straordinaria bontà d’animo, empatia, capacità di ascolto e accoglienza.

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Sandro Comini, che lo conosceva dai tempi del liceo classico Stellini, lo descrive come «una persona di grande spessore umano e artistico, con un umorismo sottile, sagace, un creativo, dalla personalità calma, pacata. Fra i tre – dice – era il più riflessivo. Eravamo coetanei, un trio coeso, avevamo una grande sintonia, lui era una parte di me».

Enrico Tonazzi lo descrive come «l’elemento di raccordo e coesione del trio, cantava, suonava, lui il talentuoso e io il caparbio. Eravamo complementari e ci integravamo a vicenda».

Cerimonia semplice ed emozionante, scandita dalle parole di don Francesco Saccavini che nell’omelia ne ha evidenziato l’ascolto, l’empatia e l’ironia, rimarcandone le rarità e l’importanza. «Coloro che ascoltano sono i veri rivoluzionari: è la capacità di far esistere l’altro e di accoglierlo dentro di noi», ha spiegato.

Sull’altare anche l’assessore alla Cultura Federico Pirone, che, porgendo le condoglianze da parte dell’amministrazione comunale, ha rimarcato «il ruolo e le capacità eccezionali di massimo Frizzi come insegnante e la grande commozione dei suoi studenti».

Pochi orpelli, solo le dolci note di un pianoforte hanno scandito l’emozionante funzione, suonato dall’amico del trio, il musicista Gianni Iardino, che spesso suonava con loro e che durante la messa ha proposto alcuni suoi pezzi musicali oltre che il “Jesu, Meine Freude”, di Sebastian Bach.

A fine cerimonia, la moglie Flavia e il figlio Jacopo hanno parlato del loro caro come di una persona «molto accogliente, con un’innata propensione all’ascolto e una bontà d’animo fuori dal comune, appassionato di musica ma anche di calcio e professore preparato e amatissimo».

Non un caso, allora, se Andrea, uno dei tanti studenti presenti, lo abbia definito «unico nel modo di insegnare: un comunicatore straordinario».

«Mio papà era una persona semplice ma molto ricca», ha concluso Jacopo.