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Prende forma in via Veneto il primo Ospedale di comunità

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GORIZIA. Nelle ultime settimane, l’area dell’ex Pneumologico di via Vittorio Veneto è salita più volte alla ribalta della cronaca per l’abbattimento di alcuni alberi nel giardino interno. Un’operazione condannata “senza se e senza ma” da Legambiente Gorizia.

Ma questo, guardando al bicchiere mezzo pieno, è il segnale che il maxi-cantiere milionario per andare a realizzare l’Ospedale e la Casa di comunità è entrato nel vivo. «Saranno pronti nel febbraio 2026», dichiara l’assessore comunale al Welfare Silvana Romano che si confronta costantemente, sul tema, con i vertici di Asugi. «I lavori - sottolinea con soddisfazione - stanno avanti a ritmo spedito. Avremo, peraltro, spazi adeguati per l’hospice che avevamo richiesto da tempo». Si definiscono “centri residenziali di cure palliative” (ovvero hospice) le strutture, facenti parte della rete di assistenza ai malati terminali, per l’assistenza in ricovero temporaneo di persone affette da malattie progressive ed in fase avanzata, a rapida evoluzione e a prognosi infausta per i quali ogni terapia finalizzata alla guarigione o alla stabilizzazione della patologia non è più possibile o comunque risulta inappropriata.

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L’investimento

Ma torniamo al tema generale. Per far rinascere l’area dell’ex Pneumologico di via Vittorio Veneto c’è un investimento (già in saccoccia) di 34,5 milioni. Mentre la sorte dell’ex Civile, che si trova a breve distanza, è stata decisa da tempo (sarà demolito per consentire la realizzazione di un campus scolastico), per questo enorme palazzo verrà mantenuta una destinazione sanitaria. «L’iter realizzativo sta proseguendo come da programmi. È un intervento ambizioso. Il cronoprogramma è rispettato», hanno evidenziato, più volte, i vertici dell’Azienda sanitaria giuliano isontina. Avvicinandosi da via Terza Armata, si scorgono ben due gru al lavoro a marcare che il ritmo impresso è intenso.

La rivoluzione

La trasformazione dell’ex Pneumologico (o ex Sanatorio, che dir si voglia) sarà l’elemento che scatenerà un’autentica rivoluzione nel campo delle strutture e dei servizi sanitari a Gorizia. Perché, lì, nascerà l’Ospedale di comunità con 45 nuovi posti-letto, di cui 15 riservati ai degenti post-acuti, 20 ai ricoveri brevi e 10 hospice. «Sarà un’operazione che consentirà di cogliere due piccioni con una fava: si assicureranno nuovi servizi e, nel contempo, si procederà al recupero di una struttura storica in stato di assoluto degrado», osserva ancora l’assessore Romano.

L’area, progetto di fattibilità alla mano, sarà dotata di 5 accessi, 2 dei quali sia carrabili sia pedonali e 3 solo pedonali. L’entrata principale sarà da via Vittorio Veneto, mentre l’accesso carrabile da via Toscolano sarà riservato ai dipendenti e permetterà di raggiungere il parcheggio, creato a margine dei confini dell’area, in modo da non intaccare il grande giardino di cui dispone la struttura. Oggi, siamo in grado di “svelare” il contenuto della relazione di Asugi che dettaglia l’intervento. Il progetto prevede l’aggiunta di «strutture leggere in vetro/acciaio, in modo da non impattare nella facciata. Inoltre, è programmata la realizzazione di nuovi volumi nella parte anteriore dell’edificio, sempre in vetro/acciaio, nei quali saranno realizzati degli spazi per servizi e bar.

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In linea generale, l’ipotesi di lavoro va dagli interventi di adeguamento strutturale finalizzati alla riduzione della vulnerabilità sismica (mediante il rinforzo degli elementi strutturali esistenti e l’aggiunta di nuovi elementi nuovi) al miglioramento del comportamento energetico dell’edificio mediante l’isolamento termico delle facciate e della copertura.

L’impiantistica

Si procederà alla sostituzione degli infissi e all’installazione di pannelli fotovoltaici per rendere, il più possibile, sostenibile e autosufficiente l’edificio dal punto di vista energetico. Non secondaria, si legge nella relazione, la modifica della distribuzione interna con demolizione e ricostruzione di pareti divisorie per adattarla alle nuove destinazioni d’uso. Vien da sé che saranno rifatti gli impianti tecnologici e costruiti sei ascensori e di due scale di sicurezza. «Tale edificio – spiegano Regione e Asugi – ospiterà, oltre all’ospedale di comunità, anche la casa della comunità e la centrale operativa territoriale, mentre il San Giovanni di Dio conserverà il suo ruolo di struttura per acuti, ma sarà decongestionato dagli altri ricoveri.

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Il team multidisciplinare

L’assistenza di prossimità è il concetto che sta alla base della Casa della comunità: un nuovo luogo dove i cittadini potranno rivolgersi per entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e socio-sanitaria». Qui troveranno coordinamento tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici, grazie al lavoro di un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità e altri professionisti della salute.

Grazie ai fondi Pnrr si prevede il potenziamento delle prestazioni domiciliari, in particolare nei confronti di cittadini anziani non autosufficienti.