«Troppe emozioni»: i genitori di Monica Boggioni tifosi scatenati alla piscina di Parigi
PAVIA. L’abbraccio di Monica Boggioni ai genitori con gli occhi lucidi Anna e Marco dopo la cerimonia della consegna della medaglia d’oro nei 50 rana SB3 e l’inno di Mameli è stato uno dei momenti più commoventi, toccanti e significativi delle paralimpiadi parigine.
In quell’abbraccio c’erano anni di sacrifici, di rinunce, di accompagnamenti su e giù per le piscine d’Italia e quotidianamente divisi fra Lodi e Pavia. Monica a Parigi ha già vinto un oro e due bronzi e ieri è giunta sesta con la staffetta 200 metri misti.
«Siamo felicissimi per lei, da parte nostra non ci siamo mai tirati indietro – spiega Marco Boggioni – con noi anche l’altro figlio Matteo, che non ha potuto essere a Parigi per problemi di lavoro ma che ha accompagnato Monica nelle sue trasferte. Da quando ha cominciato ad andare in piscina a due anni fino ad oggi che ne ha 26 noi siamo sempre stati al suo fianco». I genitori della ventiseienne pavese se la sentivano che Monica avrebbe potuto coronare il sogno della medaglia d’oro.
«Eravamo agitati – sorride la mamam Anna – per quello la sera prima abbiamo preso la pastiglia della pressione e abbiamo dormito pochissimo, tanto che siamo entrato alla Defense Arena per primi. Al termine della batteria che l’aveva vista prima abbiamo capito che mancava davvero poco al coronamento della sua vita sportiva. E’ un premio per quanto fatto in questi tre anni, dopo Tokyo: rinuncia spesso a uscire con gli amici e segue una dieta rigorosa. Dietro a questo oro c’è l’impegno di tante persone che l’hanno supportata».
Il momento più bello? «Sono stati due – rispondono in coro i genitori – quando Monica ha toccato per prima al termine della gara e poi quando hanno intonato l’inno. È stato bellissimo perché lo ha cantato l’intero pubblico, 18.000 persone che hanno cantato insieme a noi, da pelle d’oca. I francesi devo dire che sono stati dei signori, perché l’impianto è sempre pieno, mattino e pomeriggio, anche quando non nuota nessuno atleta transalpino. Hanno una sensibilità incredibile. Peraltro il bronzo della prima gara è nato dall’emozione di Monica di nuotare davanti a così tanta gente».
Da quando Monica ha iniziato a nuotare, lo sport paralimpico ha fatto passi da gigante. «All’inizio era poco conosciuto – spiega Marco – queste Paralimpiadi hanno una copertura mediatica incredibile, a partire dalla Rai che segue tutti gli avvenimenti in diretta sino a tutti i media televisivi e quotidiani».
La stessa popolarità della Boggioni è via via aumentata. «Merito di mia moglie Anna che ha voluto tappezzare Pavia di manifesti – sottolinea Marco – l’assessore allo sport Angela Gregorini poi ha voluto ampliare i manifesti e così abbiamo coinvolto tutta la città».
Rimane ancora una gara, quei 200 misti che a Tokyo l’avevano vista salire sul terzo gradino del podio. «Ci sono un po' troppe cinesi – allargano le braccia i genitori di Monica – lei però ce la metterà tutta, come ha sempre fatto. Ecco una cosa che le fa onore è la grande volontà, la costanza, l’impegno e la determinazione: se vuole raggiungere un obiettivo ci mette tutta sé stessa per conquistarlo, nello sport come nella vita, come dimostra anche il master in biotecnologia. Da parte nostra abbiamo sempre rispettato e supportato tutto quanto voleva fare. Sappiamo che ci sono genitori che si vergognano di avere figli disabili, di nasconderli, a loro diciamo che la disabilità può essere valorizzata, che i figli devono essere aiutati a fare una vita normale. Lo sport è maestro di vita per tutti. Noi l’abbiamo spronata».
Anna e Marco, con la complicità di Matteo, stanno studiando una festa a sorpresa per il ritorno a Pavia di Monica.
E poi? «Monica non ha mai visto Los Angeles – sorridono Anna e Marco – sarà il prossimo obiettivo».–