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Diga del Vanoi, si punta sull’invaso più piccolo. Ma il dibattito resta acceso

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Il Dibattito Pubblico? «Tempo perso», sentenzia il delegato provinciale Massimo Bortoluzzi.

E il geologo Alfonso Tollardo: «Nessun dato nuovo, ci confronteremo lunedì». Ieri pomeriggio i tecnici del Consorzio Brenta hanno illustrato il Docfap, il Documento di fattibilità delle alternative progettuali presentato al Dibattito Pubblico per il Serbatoio del Vanoi. Più di un’ora di analisi e di dati per dimostrare che tra le quattro alternative studiate per la location della diga – di cui si parla, pensate, da un secolo – «risulta che l’alternativa C sia quella preferibile nonostante abbia l’invaso minore».

È il contenitore da 20 milioni di metri cubi, il più piccolo rispetto a quelli da 25, da 30 e da 33 milioni di metri cubi.

Un sacco di dati alla mano – sia geologici che ambientali, sociali ed economici – che i progettisti del Vanoi hanno puntualizzato nel video di illustrazione del serbatoio, sulla base del quale possono essere già presentate le Osservazioni entro il 4 novembre. Un centinaio le persone collegate on line. Non era possibile metter becco.

Questo, invece, sarà accettato nei 4 incontri programmati, nessuno in provincia di Belluno, il primo lunedì alle 20. 30 nel teatro parrocchiale di Canal San Bovo, 170 posti a sedere.

«Daremo voce a tutti coloro che si prenoteranno, proprio nessuno escluso, fossero anche 50», ha assicurato Paolo Martines, a nome anche del coordinatore Gennaro Mosca che ha puntualizzato come il dibattito pubblico voglia promuovere la “democrazia partecipativa”.

Chi salirà a Canal San Bovo, dunque, si prepari a fare le ore piccole. Marco Lora, portavoce dei progettisti, ha garantito ieri che a tutte le osservazioni sarà data una risposta.

Attenzione, però, non potrà alzare la mano uno qualsiasi dal pubblico e chiedere la parola. Dovrà, appunto, essersi messo in nota, rappresentare un’istituzione, un’associazione, un gruppo. L’attenzione sarà tutta sull’ipotesi C, che si è meritata il punteggio più alto. Per i versanti geologicamente più sicuri, i costi di realizzazione minori, e altri aspetti ancora.

«Confermato che la diga del Vanoi per noi non si deve fare, ci auguriamo che le prossime tappe del dibattito pubblico siano un vero e proprio dibattito, con contraddittorio. Al momento infatti siamo alla perdita di tempo», ha subito reagito il consigliere delegato al demanio idrico della Provincia di Belluno, Massimo Bortoluzzi, dopo aver partecipato al dibattito pubblico.

Per Bortoluzzi «le premesse fatte dai tecnici sono inquietanti: è stato detto che la parte dibattimentale non sarà decisoria, ma rappresenta l’esercizio del diritto di partecipazione. Di fatto, non c’è stata possibilità di contraddittorio. E poi i progettisti hanno già detto che la “soluzione zero” da parte loro è esclusa, perché non realizzare l’opera significa non raggiungere gli obiettivi previsti dalla realizzazione dell’opera».

Bortoluzzi ricorda, quindi, che la Provincia ha già deliberato due volte all’unanimità la sua contrarietà al bacino del Vanoi: presenteremo un sistema di osservazioni tecniche per ribadire il concetto. «Nella speranza che le prossime tappe del dibattito consentano davvero di affrontare la questione in maniera seria, valuteremo se partecipare all’evento in presenza a Canal San Bovo».

Il geologo Tollardo, invece, ci sarà. Da una vita studia la Val Cortella. Puntualizza che più di ogni altro aspetto, gli interessa quello geologico.

«E da quanto ho riscontrato anche la soluzione più votata presenta dei problemi che, da questo punto di vista, non mi sembrano tenuti nella dovuta considerazione».

Il consigliere regionale Renzo Masolo di Europa Verde, ricordando che ancora una volta i cittadini stanno dicendo in tutti i modi che la diga non la vogliono, evidenzia che le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin «lasciano intuire l’insinuarsi di molti dubbi rispetto alla necessità di quest’opera anche all’interno della Regione, mentre nel Trentino l’opposizione politica non è mai mancata, nemmeno nel centrodestra».

Masolo si chiede se si siano mai presi in considerazione quei milioni «di metri cubi recuperabili dallo sghiaiamento di Serra, Corlo e Senaiga». Ed è ciò che è andato a ribadire in tivù anche il sindaco di Arsiè, Ivano Faoro.