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L’analisi di Bendicenti sulla partita energetica tra aggressione russa, Green Deal e nucleare

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TRIESTE Settant’anni fa il primo nucleo dell’Unione Europea si è costituito intorno a questioni di approvvigionamento energetico e di materie prime. E proprio su questo tema, centrale in tutta la storia dell’Unione, si è giocato l’ennesimo tassello di una successione di crisi, dalla pandemia all’invasione russa dell’Ucraina, che hanno investito l’Ue negli ultimi anni.

Ne parlerà a Link Media Festival Donato Bendicenti, responsabile della sede di corrispondenza della Rai a Bruxelles, a partire dal suo libro “Scintille. L’avventura dell’energia in Europa dalla scissione dell’atomo alla rivoluzione verde” (Luiss, 2023), che grazie a interviste esclusive e incontri dietro le quinte ripercorre una storia di materie prime, tecnologie, guerre e strategie, e di persone, scienziati e politici.

Sarà sul palco sabato alle 16.30 (Qui il link per registrarsi all’evento gratuito).

Ma a Link Bendicenti parlerà anche, con i ragazzi del progetto Academy, di come l’Italia viene vista da Bruxelles: per l’Ue, dice il giornalista, il nostro Paese è strategico da sempre, che anche nella gestione dei fondi del Next Generation Eu ha saputo dimostrare affidabilità. I trenta giovani selezionati per il programma di formazione quindi avranno modo di dialogare con un giornalista parlamentare, anchorman e inviato speciale del Tg. Nel suo ampio curriculum si annovera anche l’essere stato vicedirettore di Rai Parlamento, ha curato e condotto, tra l’altro, per Rai News 24, la rubrica “Il Transatlantico”. Da quasi vent’anni è impegnato in attività di docenza universitaria.

Come abbiamo gestito a suo parere la crisi di approvvigionamento energetico più grave della nostra storia?

«La reazione forte e immediata da parte dell’Ue all’invasione russa dell’Ucraina, con un processo sanzionatorio che ha portato alla reazione russa, ha comportato nel 2022 un’esplosione dei prezzi, in particolare del gas. L’approvazione tardiva del price cap dimostra ancora una volta quanto sia difficile mettere d’accordo 27 Paesi, ma di positivo c’è che l’Ue, così come l’Italia, è riuscita a diversificare rapidamente le fonti di approvvigionamento, diminuendo la dipendenza dalla Russia».

Come vede il futuro del nucleare in Ue nel contesto della transizione energetica?

«In Ue vi sono due scuole di pensiero, con la Germania che guida i Paesi scettici sul nucleare e la Francia che fa da collante per gli entusiasti. È chiaro che una discussione sul nucleare, per quanto complicata, va portata avanti, mettendo sul piatto le due facce della medaglia: la grande quantità di energia pulita a costi eccellenti che si può ottenere, ma anche, per quanto irrazionali, le paure che il nucleare genera».

Quali sono le principali sfide poste dal Green Deal europeo?

«È chiaro che la transizione ecologica non è rinviabile, ma ha dei costi spaventosi: si parla di 440 miliardi l’anno. E la prima versione del Green Deal targata Timmermans si è scontrata non solo con le esigenze del settore dell’automotive, ma anche con quelle dei cittadini: la direttiva sulle case green è andata a toccare la carne viva delle persone. Si è lavorato dunque a una correzione progressiva che, nell’interazione tra Commissione e Parlamento, ha portato a una versione dell’accordo più accettabile per tutti. Ottenuta nuovamente la fiducia del Parlamento europeo, von der Leyen ha affermato che il Green Deal rimarrà al centro dell’agenda Ue dei prossimi 5 anni, ma ha parlato di una “transizione responsabile”: sarà da vedere come verrà impostata nella pratica».

Come viene vista l’Italia dalle istituzioni europee e dai suoi partner?

«Come un partner affidabile, che finora ha saputo gestire al meglio i fondi del Next generation Eu. Credo inoltre che la scelta di Raffaele Fitto come commissario Ue sia molto saggia: ha già lavorato in modo serrato con l’Ue su temi importanti, dalla questione del Pnrr alle politiche di coesione