Celestino, il decano della Protezione civile che a 86 anni lotta contro gli incendi
MONFALCONE Volontari si nasce, mascotte si diventa. È la storia del signor Celestino, che a 86 anni suonati è ancora lì, a vestire la tuta azzurra, sbollentare quintali di pasta per sfamare i colleghi della Protezione civile, soprattutto a trasmettere l’eredità di una vita spesa a favore dell’emergenza, per la collettività. Sono almeno 40 anni che Celestino Miniussi corre quando il fuoco divampa.
Lui c’era prima ancora della Protezione civile, formalmente istituita in Italia nel 1992. Quando a scattare in aiuto ai Vigili del fuoco ci pensavano solo, si fa per dire, i semplici volontari antincendio. Per questo Celestino è un condensato di esperienze, l’enciclopedia delle pratiche da mettere in atto quando la natura si scatena, si tratti del diluvio universale o delle lingue di fuoco che accerchiano un territorio. Se non più in prima, per questioni di primavere alle spalle, senz’altro nella seconda linea della Protezione civile monfalconese, a dare il suo appassionato contributo.
Negli ultimi giorni di assedio del fuoco, quando tra sabato, domenica e il giorno seguente, con piccole recrudescenze sul sentiero Cai 86, ettari di vegetazione sono andati bruciati a ridosso della Sr 14, Celestino se ne stava in cambusa. Perché c’erano 60 volontari da nutrire, mattino e sera, al campo base istituito davanti a Pneusystem, la rivendita specializzata di copertoni in via Cesare Augusto Colombo. E lui, col solito entusiasmo, ha fatto la sua parte, confezionando in quattro giorni 480 pasti. Non cucina da gourmet, si capisce, ma piatti che tengano in piedi: un etto di maccheroni al sugo, cose così. Un compito non meno prezioso degli altri. Poiché un volontario disidratato o a stomaco vuoto e privo di forze diventa lui stesso emergenza.
«È l’anima storica del gruppo – racconta il coordinatore Andrea Olivetti – e col suo modo di fare, un po’ d’altri tempi, sta facendo il passaggio di testimone ai giovani». Affiancato a lui, in questi giorni, c’era Carmine, new-entry. Una mano in più serve sempre e quando arriva, va guidata. «Celestino – dice Olivetti – è per me un secondo papà. È bello il contributo che riesce a dare pure alla sua età. Svolge il servizio nella sfera dei suoi limiti, ma è in regola sotto ogni profilo: fa tutte le visite e soprattutto dà l’esempio». Perché fare il volontario, a queste temperature, non è facile. «E garantisco – conclude – che sa il fatto suo». Del resto, fin dall’inizio, il suo motto è stato Estote parati (“Siate preparati”, in latino) nel lungo cammino di formazione nello scoutismo, sotto l’Asci. Un imperativo messo subito in pratica nel maggio 1976, col terremoto del Friuli: un’esperienza servita a fargli maturare la convinzione che per prestare servizio è indispensabile appartenere a un gruppo coeso, organizzato e adeguatamente addestrato. Di qui la successiva adesione alla fondazione del gruppo di Protezione civile antincendio comunale nel 1978, di cui Miniussi è stato uno dei primi iscritti. E da lì l’indissolubile sposalizio. “Nomen omen”, Celestino, con la dedizione per la tuta celeste.
Iscritto quindi come Amico degli alpini di Monfalcone, s’è inserito altresì nella squadra di Protezione civile Ana con l’incarico di aiuto in cucina e servizi nelle calamità nazionali, affrontando svariate emergenze. Sentirsi utile al prossimo ed essere al servizio della comunità sono da sempre i suoi punti fermi: vi trae linfa. Benché il suo essere “over 80” non lo renda più operativo nelle calamità o emergenze. Ma anche il supporto logistico è funzionale a tessere la rete della solidarietà. Magari ce ne fossero altri, di Celestino.