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Jack Draper: chi è l’inglese outsider dell’US Open. Dai problemi fisici all’amicizia con Sinner

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Lo US Open era stato il torneo dove la sua rapida ascesa della stagione 2022 aveva subito una battuta d’arresto. Ora, allo Slam newyorchese, Jack Draper è uno degli otto tennisti rimasti in gara e si appresta ad affrontare Alex de Minaur per un posto nella semifinale della parte alta del tabellone; l’altro posto sarà preso da Jannik Sinner o Daniil Medvedev, quindi non si può lamentare con la sorte per l’avversario che lo attende ai quarti, anche se… ma ci torneremo più avanti.

L’esplosione, i problemi fisici, la ripresa

Nato il 22 dicembre 2001 a Sutton (un borgo di Londra), Jack Draper ha iniziato a essere rilevato dai radar del grande tennis nel 2022, anno in cui partiva dal n. 265 del ranking. Al Challenger di Forlì 2 alza subito il suo primo trofeo di categoria, ripetendosi addirittura due volte in febbraio nella stessa città, risultati che lo hanno fatto entrare fra i primi 150.
Top 100 a inizio estate, Jack è lanciatissimo, ormai è presenza fissa nel circuito maggiore (semifinale a Eastbourne, quarti al Masters 1000 di Montreal). A New York, spazza via Ruusuvuori e Auger-Aliassime, ma nel match in equilibrio contro Karen Khachanov rimedia un infortunio muscolare alla coscia. Quel terzo turno gli vale il best ranking al n. 46, anche se per quella stagione lo sprint è esaurito.
2023 fino a luglio all’insegna di altri infortuni (tra cui gamba, addominali, spalla) che lo riportano fuori dai primi 100, poi ricomincia la salita già a New York con gli ottavi, la prima finale ATP ad Adelaide, la vittoria a Stoccarda e i quarti a Cincinnati fino all’attuale numero 25 della classifica.

Il tabellone che si apre e la prima di servizio

E rieccoci al presente, i quarti allo US Open, suo miglior risultato Slam. L’uscita di scena di Carlos Alcaraz per mano di Van de Zandschulp (e di Carlos stesso) lo ha certamente favorito e, forse non per caso, proprio Botic è stato l’unico che finora è riuscito a strappargli un turno di battuta. Sì, il mancino inglese ha vinto quattro incontri – tutti in tre set – salvando 20 palle break delle 21 concesse. “Sto mettendo la prima quando ne ho bisogno” ha commentato Draper dopo la netta vittoria su Machac. “Ho salvato un sacco di palle break con buoni servizi e buone giocate. Il mio servizio è un’arma, ma c’è ancora tanto da lavorare. Quando entra la prima, mi porta tanti punti, ma non penso di averne messe molte in campo”. È proprio così: 47% contro Machac, con un picco del 60% nel match con il neerlandese. A proposito di quel match, l’inglese ha rilevato che “talvolta è difficile quando tutti ti dicono che ‘dovresti assolutamente vincere’. È anche una grossa opportunità, ovviamente, e non era facile nemmeno per lui trovarsi a dover confermare la più importante vittoria della carriera”.

Andy, l’idolo

Primo britannico nei quarti a New York da Andy Murray nel 2016, Jack non ha intenzione di disturbare il riposo dello scozzese per chiedergli qualche consiglio: “Sicuramente me li darebbe, ma credo che si stia godendo il ‘pensionamento’ e che gli basti così”. Ha aggiunto che “Andy è una leggenda e sarei un uomo felice se avessi metà della carriera che ha avuto lui. Mi manca negli spogliatoi, mi manca stare vicino alle sue scarpe e vestiti puzzolenti”.

Jannik Sinner, “quello scarso”

Draper è amico del coetaneo Jannik Sinner, incontrato per la prima volta in un doppio di un torneo junior. “Tiriamo su di lui”, dove lui era proprio Jannik, era stata l’unanime scelta tattica di Jack e del compagno George, “è quello più scarso”. Davanti ai giornalisti dopo la vittoria su Machac in realtà ha detto “non è il migliore in campo”, ma probabilmente non sono state le esatte parole pronunciate in quel giugno 2017 in Germania. Jannik, in coppia con Davide Tortora, avrebbe poi vinto quel match. “Non era uno degli junior più forti, quindi è stato strano vedere il suo percorso. Tennis incredibile, certo, ma anche un ragazzo fantastico, molto educato, una persona gentile, autentica, e questo è anche più importante che essere un grande tennista. Ci incrociavamo negli spogliatoi e, visto che il tennis è davvero tosto, con tanti alti e bassi emotivi, abbiamo iniziato a mandarci messaggi quando abbiamo momenti difficili o momenti buoni”.

La squadra di Drapes

Ben Rumsby del Telegraph spiega che il team di JD è composto dal coach James Trotman, in carica dal 2021 (per quattro mesi era stato affiancato da Wayne Ferreira), dal fisooterapista Will Herbert e dal preparatore atletico Steve Kotze. Trotman era un promettemte doppista (ha vinto il doppio junior a Wimbledon nel 2005), ma la sua carriera pro è stata fermata da un infortunio. Ha lavorato tra gli altri con Kyle Edmund e, appassionato di astrattismo, passa il tempo libero collezionando soprattutto opere del Postwar Modern britannico. Herbert faceva parte della squadra di Emma Raducanu (lei lo chiamava “il meccanico”) quando vinse lo US Open. Il sudafricano Kotz ha lavorato con Andy Murray, Laura Robsone e Daniel Evans.

Contro De Minaur e le statistiche

Nei quarti di finale, Draper ha superato l’australiano Alex de Minaur, battuto per la prima volta in quattro sfide, in quella che è la vittoria n. 4 in carriera contro un top 10 – a fronte di 11 sconfitte – avendo battuto Auger-Aliassime e Tsitsipas due anni fa, e Alcaraz al Queen’s quest’anno.
Curiosamente, il n. 25 del ranking occupa la stessa posizione nella classifica compilata dall’ATP dei migliori battitori delle ultime 52 settimane, ed è secondo per punti vinti con la prima. Dall’altra parte della rete ci sarà però il numero 1 dei ribattitori, tra l’altro primo anche per punti vinti sulla seconda avversaria (l’inglese è al 70° posto per percentuale di prime in campo) e terzo per palle break convertite (44,3%).

Ora la sfida con il numero 1

La semifinale di venerdì tra Jannik Sinner e Jack Draper allo US Open è anche il confronto tra due tennisti che come detto non nascondono di essere buoni amici fuori dal campo. Proprio il ventitreenne inglese (i due sono coetanei) ha raccontato del loro primo incontro tennistico. “Ricordo” – esordisce Draper – “che lo incontrai per la prima volta in un torneo under 18; eravamo avversari in un doppio e la condotta di gioco che avevamo scelto di attuare era semplicemente quella di tirare sempre su di lui”.

Prosegue l’inglese: “a quei tempi non era molto considerato. Da allora il suo percorso è stato incredibile e lui è entrato in top 20 mentre noi continuavamo a stazionare oltre la trecentesima posizione. Quando finalmente sono entrato nel circuito anche io, ci siamo sempre salutati e abbiamo cominciato a scriverci messaggi e a sostenerci, sia nei momenti positivi che in quelli negativi. È stato bello giocare il doppio insieme a Montreal”.

Con la collaborazione di Danilo Gori