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Сентябрь
2024

L’Italia è messa malissimo sul fronte delle competenze digitali

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Un tempo erano arrivati i pc. Poi sono arrivati i più innovativi software in grado di facilitare (e velocizzare) l’attività lavorativa. Oggi e domani, tutti avranno a che fare – anche per la propria professione – con l’intelligenza artificiale. Tanti rapidi passaggi storici che mostrano come l’innovazione tecnologica sia in grado di procedere a ritmo spedito e incalzante. Ma che ci facciamo con tutti questi nuovi strumenti e soluzioni se non siamo in grado di utilizzarli? Il tema delle competenze digitali (una branca delle materie STEM e della cosiddetta “educazione digitale) non deve essere preso sotto gamba. Ma l’Italia, sotto questo aspetto, non sembra essere messa benissimo.

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Nella sua intervista a Giornalettismo, Olimpia Merlo, Responsabile commerciale SMB EMEA per Amazon Web Services, ha parlato di uno studio statistico – realizzato per conto di AWS da Strand Partners – in cui emerge un’enorme arretratezza del nostro Paese (e nelle aziende fulcro del tessuto economico dell’Italia) per quel che riguarda le competenze digitali. Dati che preoccupano in vista del presente e del futuro, vista la direzione tech e digital che già da anni ha intrapreso il comparto produttivo a livello globale. 

Sulle competenze digitali l’Italia è messa malissimo

Dal suddetto studio, infatti, si palesano dei dati piuttosto preoccupanti, conseguenza di un’educazione digitale che non è ancora diventata un elemento predominante nella formazione (fin dall’età scolastica) della forza lavoro del nostro Paese.

«Come dimostrato in tutta Europa, il divario di competenze digitali impedisce alle imprese italiane di accedere pienamente ai benefici di un futuro digitale. Trovare personale con buone competenze digitali rimane una sfida in Italia, e solo una piccola minoranza (19%) lo ritiene un compito semplice. Allo stesso modo, meno di un terzo (31%) delle imprese ritiene che sia semplice formare i propri dipendenti. Mancano competenze digitali aggiornate all’interno della forza lavoro. Oltre la metà (54%) delle imprese dichiara che le competenze digitali di base, come il backup dei dati, la ricerca di argomenti online e l’utilizzo di documenti e fogli di calcolo, sono le competenze più carenti nella propria organizzazione». 

Parliamo di problematiche estese e che sottolineano pesanti lacune che mettono a rischio la competitività e la produttività del nostro Paese. E si tratta di un problema generalizzato, almeno rimanendo nel Vecchio Continente, visto che i dati sono simili in molti degli altri Stati membri dell’Unione Europea:

«Le imprese italiane si stanno impegnando al fine di migliorare le competenze digitali dei propri dipendenti. Sebbene il 90% delle imprese italiane offra formazione sulle competenze digitali, solo il 32% attua regolarmente programmi completi di formazione digitale per tutto il personale. Questo dato supera la media europea del 26%; solo il 10% delle imprese italiane non investe attualmente in formazione sulle competenze digitali». 

Una formazione che, almeno sulla carta, sembra esserci. Evidentemente, però, non si tratta di soluzioni efficaci. Si tratta, probabilmente, di un problema anche culturale. Dallo stesso studio, infatti, emerge che solamente il 14% degli intervistati (rispetto a una media europea del 30%) ritiene che il mancato possesso di competenze in ambito tech e digital possa ostacolare il proprio percorso lavorativo e professionale. Ed è così che si sottovaluta quel che avverrà già nel prossimo futuro, quando queste competenze avranno un peso maggiore rispetto anche al titolo di studio.

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