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Disastri climatici, il conto è a 128 miliardi

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Una montagna di dollari... Nei primi sei mesi del 2024 una serie di catastrofi naturali ha colpito duramente Giappone, Medio Oriente ed Europa. Ma sono le tempeste negli Stati Uniti a pesare di più sui costi per le assicurazioni.

Nelle fredde statistiche delle compagnie di assicurazione la tragedia dello yacht Bayesian, naufragato il 19 agosto al largo di Porticello, in Sicilia, finirà nella colonna delle perdite causate da eventi atmosferici estremi. Il veliero trascinato a picco da una tromba d’aria è coperto da due polizze, una con la British Marine per un massimale di circa 500 milioni di dollari e un’altra con un pool di compagnie britanniche, che copre il costo dell’imbarcazione stimato in 30 milioni di euro. Cifre importanti che però rappresentano solo gocce nel mare degli esborsi che ogni anno il settore assicurativo deve affrontare a causa dei disastri naturali. Nel primo semestre di quest’anno, riferisce un rapporto della compagnia americana Gallagher Re, calamità come tempeste, uragani, inondazioni e terremoti hanno provocato a livello globale 128 miliardi di dollari di danni di cui 61 a carico del mercato assicurativo privato e pubblico (il 25 per cento in più rispetto alla media decennale). Secondo la società di riassicurazione tedesca Munich Re «in un confronto a più lungo termine, le perdite complessive nella prima metà del 2024 hanno nettamente superato i valori medi sia degli ultimi dieci anni che dei precedenti 30».

Il disastro naturale più costoso della prima metà dell’anno è stato il terremoto che ha squassato il Giappone a Capodanno. Con una magnitudo di 7,5, ha scosso la costa occidentale del Giappone, vicino alla penisola di Noto. Numerosi edifici sono crollati e migliaia di persone sono rimaste senza elettricità o acqua pulita per settimane. Più di 240 giapponesi sono morti. Le perdite totali ammontano a circa 10 miliardi di dollari, con costi per le assicurazioni per quasi 3 miliardi. Le inusuali inondazioni che hanno investito in aprile Emirati arabi, Oman, Iran, Yemen e Bahrain hanno provocato invece danni per 8,3 miliardi con perdite assicurative per 2,8. Altri 8 miliardi sono costate le inondazioni tra aprile e maggio in Brasile, con 2 miliardi a carico delle compagnie. Ma a pesare sono soprattutto i tornado e le tempeste che flagellano gli Stati Uniti: nella prima metà dell’anno hanno causato danni per le compagnie di circa 37 miliardi, il 61 per cento delle perdite assicurate totali. Da gennaio a giugno, la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) con sede negli Stati Uniti ha segnalato 1.250 tornado, ben al di sopra della media a lungo termine (820). Per ora, riferisce Munich Re, il 2024 è il quarto anno più costoso in termini di perdite per tempeste e forti temporali negli Stati Uniti.

Neppure l’Europa è immune da eventi catastrofici: le alluvioni che tra maggio e giugno hanno flagellato la Germania sono al quarto posto nella graduatoria dei costi totali, con 5 miliardi di dollari di danni e perdite assicurative per 4,5 miliardi. Questi fenomeni sono stati attribuiti al «Genoa low», un ciclone che spinga l’aria calda e umida dal Mediterraneo nordoccidentale verso nord oltre le Alpi, producendo intense piogge e tempeste. Secondo i ricercatori, tali condizioni meteorologiche porteranno quantità sempre maggiori di precipitazioni con l’avanzare del cambiamento climatico. In Cina, nella provincia del Guangdong, forti piogge hanno causato in giugno gravi alluvioni. Case, strade e ponti sono stati distrutti, con conseguenti ingenti perdite finanziarie di almeno 5 miliardi di dollari, di cui solo una piccola percentuale era assicurata. «Con l’avanzare del cambiamento climatico» sostengono gli esperti di Munich Re «la comunità scientifica prevede che la frequenza e l’intensità delle piogge torrenziali aumenteranno in molte altre parti del mondo, tra cui l’Asia, l’Europa nord-occidentale e il Nord-est americano».

Ma oltre ai danni diretti provocati da disastri naturali, il settore assicurativo guarda con preoccupazione agli effetti a cascata che essi hanno su economia e società. L’impresa di riassicurazione globale Swiss Re ha reso noto uno studio che sottolinea come gli incendi possono avere un impatto sulle infrastrutture idriche contaminando le fonti d’acqua o tagliando l’accesso all’acqua, mentre inondazioni e tempeste possono danneggiare le reti energetiche e interrompere le reti di trasporto, bloccando le linee di produzione a causa della mancanza di energia, portando alla perdita di tempo di produzione, al deterioramento dei materiali e ai ritardi nelle consegne.