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Fermato per strada dalla polizia a Trieste: così è stato arrestato l’accoltellatore di piazza Perugino

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Aveva tentato di far perdere le proprie tracce l’uomo che mercoledì sera della scorsa settimana, attorno alle dieci, aveva accoltellato alla gamba il ventisettenne tunisino in piazza Perugino. Il giovane aveva rischiato di morire dissanguato. Ma la Squadra mobile ha individuato e arrestato l’aggressore. È uno straniero di origini magrebine di quarant’anni, senza fissa dimora ma regolare sul territorio nazionale. Gli agenti lo hanno fermato per strada, in una zona centrale della città. Non ha opposto resistenza. Ora è in carcere.

Indagine piuttosto veloce quella della Mobile: gli agenti avevano raccolto alcune testimonianze sul posto e, nei giorni immediatamente successivi, hanno analizzato le immagini delle telecamere.

Ma, soprattutto, hanno indagato tra i nomi contenuti nelle banche dati di chi in genere gravita in quella zona. Segno che, insomma, i frequentatori dei punti più problematici della città sono identificati. Ed è pure a questo che servono i controlli di polizia che di recente vengono organizzati sul territorio, anche in modo massiccio: nelle piazze, nelle strade e nei locali.

Il ricercato è finito in manette martedì pomeriggio, dunque meno di una settimana dopo il fatto. La notizia del suo arresto è stata divulgata ieri. La Squadra mobile della Questura di Trieste ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Trieste su richiesta del pm titolare dell’indagine.

Non ci sarebbe alcun movente “serio” dietro alla brutale aggressione, avvenuta davanti all’aiuola situata di fronte al capolinea della 5. «Futili motivi», dicono in Questura, confermando il quadro investigativo che la Mobile aveva abbozzato fin dal primo momento. Il che significa anche semplicemente un’offesa, una parola di troppo. Ultimamente, tra le persone di origine straniera, ci si accoltella per cose così. È questo che emerge anche da altri fatti analoghi.

La ferita subita dalla vittima era molto grave: il fendente aveva procurato al ventisettenne tunisino una lesione all’arteria femorale della gamba sinistra. Il ragazzo si era accasciato per terra e in pochi minuti aveva perso due litri di sangue. Se è sopravvissuto si deve al pronto intervento dei militari dell’Esercito che stavano monitorando la zona e che sono stati allertati da alcuni passanti. La presenza dell’Esercito non era affatto casuale, ma conseguenza dei pattugliamenti interforze decisi dalla Prefettura e coordinati dalla Questura proprio nelle aree ritenute più pericolose. E piazza Perugino, che quella sera era gremita anche di bambini che stavano giocando a pallone con i genitori seduti attorno a chiacchierare, rientra in questo elenco. Dopo aver colpito, il quarantenne era scappato.

Per bloccare l’emorragia i militari avevano usato un laccio e hanno tenuto compressa la ferita, in attesa dell’arrivo del 118 contattato dalla Polizia di Stato. Anche le volanti, infatti, erano nei paraggi. Il personale medico e infermieristico dell’ambulanza e dell’automedica aveva poi prestato le prime cure, evitando conseguenze drammatiche. Il ventisettenne era stato quindi trasferito al Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara e sottoposto a un intervento d’urgenza.

Il quarantenne magrebino ora deve rispondere di lesioni aggravate dall’uso di arma e dall’aver ridotto una persona in pericolo di vita. Ma è possibile che in seguito venga contestato il tentato omicidio, se si considera che la vittima aveva perso ben due litri di sangue e che, se fosse stata soccorsa anche solamente un paio di minuti più tardi oppure da un passante non addestrato a fermare una grave emorragia, di certo sarebbe morta.