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US Open: Jannik Sinner ha vinto la cosiddetta finale anticipata. Ma fa bene a non crederci

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Se per molti quella con Medvedev era una sorta di finale anticipata, adesso Jannik Sinner è più favorito che mai per conquistare il secondo Slam del 2024 e pareggiare il conto – relativamente a quest’anno – con gli Slam vinti da Carlos Alcaraz.

Ma direi, dopo aver assistito a non poche sorprese piuttosto clamorose in questo torneo – da Alcaraz battuto da Van de Zandschulp a Djokovic sconfitto da Popyrin – di non vendere la pelle dell’orso prima di averlo davvero abbattuto.

Questo è peraltro un rischio che non corre Jannik, né il suo team, sempre molto prudenti nello sbilanciarsi, sempre molto attenti a non sottovalutare l’avversario della partita dopo. E Jack Draper non ha ancora perso un set allo US Open. L’unico precedente con Jannik lo ha pure vinto, anche se risale al 2021 e sull’erba del Queen’s; quindi, conta assai poco oggi sul cemento. Ma qualcosina tuttavia conta. Come conta il fatto che anche con Fritz e Tiafoe, che giocheranno il primo derby americano in semifinale a New York dal 2005, quando Agassi batté Ginepri, almeno una volta hanno battuto Jannik.

Se contro Draper non è detto che Sinner debba affrontare un tifo terribile da parte degli spettatori, invece nell’eventuale finale contro un sicuro giocatore americano avrà certamente tutto il pubblico contro. E quello americano non scherza davvero. Tiafoe, più di Fritz, sarebbe capace di infiammarlo.

Anche se rispondendo a una mia domanda Jannik ha detto che in questo momento la classifica non è importante perché mancano – ed è vero tanti tornei, due 1000, diversi 500, le finali ATP – resta il fatto che Jannik già oggi ha allargato considerevolmente il divario su tutti i suoi avversari più vicini. Che già non erano vicinissimi. Addirittura, Novak Djokovic in questo momento, a seguito della semifinale raggiunta da Fritz non sarebbe nemmeno fra gli 8 che dovrebbero giocare le Finali ATP. E non avendo vinto alcuno Slam non può godere di alcun Bonus o privilegio che sia.

Anche in questo caso tutto può accadere. Ma avendo Jannik raggiunto la vittoria n.53 che potrebbe/dovrebbe diventare la vittoria n.55 a fine torneo il sorpasso di Zverev da qui a fine anno se Jannik vincesse New York diventerebbe fortemente improbabile. Lascio fare i calcoli ad altri, ma per quanto ci siano tanti tornei e tanti punti in distribuzione fra circuito asiatico, europeo e finali ATP, dovrebbe accadere che Sinner perdesse sempre prestissimo nei vari tornei dove aveva fatto bene un anno fa.

Un giocatore che ha perso in tutto l’anno appena 5 partite dovrebbe patire un crollo pazzesco per farsi risucchiare dagli inseguitori che oggi non lo vedono neppure nel rettilineo finale della corsa.

Secondo me, insomma, Sinner resterà sul trono del tennis almeno fino a fine anno e fine al prossimo Australian Open.

Al di là di questo traguardo fantastico e inimmaginabile un anno fa di questi tempi – perché la grande annata di Jannik è cominciata proprio dopo l’estate 2023 – intanto Jannik è diventato il primo italiano nella storia del nostro tennis ad aver raggiunto le semifinali in tutti e quattro i tornei dello Slam. Fino a ieri Berrettini era l’unico azzurro ad averne conquistate tre come Sinner. Matteo le aveva raggiunte in tutti i Majors tranne che al Roland Garros. Barazzutti le aveva centrate al Roland Garros e US Open.  Pietrangeli a Parigi e a Wimbledon. Panatta solo a Parigi, come Merlo, Sirola e Cecchinato nel dopoguerra.

La partita con Medvedev è super importante per il risultato, ma non è stata memorabile sotto il profilo del gioco e ancor più sotto quello delle emozioni perché i primi tre set sono stati troppo a senso unico per suscitarle. L’unico in cui non ci sono stati break nei primi sei game è stato il quarto e meno male che Sinner ha salvato due palle break nel sesto gioco, una con un coraggioso dritto vincente, l’altra con il contributo di Medvedev che ha messo fuori una volée, perché poi nel settimo game è arrivato il break al russo che si è trovato sotto 0-40, ha cancellato le prime due ma ha sbagliato un dritto sulla terza palla break.

Lì si è deciso il match. L’importante per Jannik era vincerla, anche andando a rete 33 volte (28 punti!) – alcuni sono stati serve&volley sempre effettuati sui punti pari – e l’ha vinta perché stato più solido di testa del russo che ha commesso ben 57 errori cosiddetti gratuiti contro i 38 che gli scout assegnano a Sinner. Quasi 20 in meno. In realtà questi errori, dell’uno come dell’altro, non meritavano di essere considerati sempre davvero gratuiti perché diversi arrivavano a conclusione di scambi prolungati, forsennati, mozzafiato. E allora ci sta di sbagliare. Sbagli perché magari sei a corto di fiato, ti manca la lucidità, sei teso perché la partita non gira come vorresti.

Bravissimo quindi Sinner ad averla vinta contro l’avversario più tosto. È stata una battaglia anche di testa, di nervi, di strategie. E Sinner ha fatto quel che si era ripromesso di fare.

Ora c’è solo l’attesa per la decisione della Wada e dalla Nado, che deve arrivare entro domani riguardo alla possibilità di un appello. Fermassero Jannik domani sarebbe proprio una beffa. E a mio parere, che conta zero, anche una grande ingiustizia.

Jannik è un esempio di grande persona, di grande campione, dentro e fuori del campo.  E l’ha dimostrato anche questa mattina (per il fuso italiano) anche per come ha risposto in conferenza stampa. Sempre in modo equilibrato, maturo, intelligente.

Ormai è un anno almeno che lo dico: l’Italia ha trovato un grande, grandissimo campione e deve esserne fiera e partecipe. Oggi e per il prossimo decennio, nel quale – vedrete – uno che si allena con la stessa serietà, intensità e professionalità di Sinner, migliorerà ancora. Perché, incredibilmente, sia pur mentre esprime un tennis straordinario, il tennis di Jannik ha ancora ampi margini di progresso.

Ma ora, caro Jannik, non fare scherzi. Lo US Open non deve sfuggirti.