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Сентябрь
2024

Rigivan Ganeshamoorthy e la simpatica provocazione ai francesi sul cibo: “Qui proprio non so buoni a cucinà. Imparate”

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“Quando torno a casa faccio una riabilitazione col cibo perché qui proprio non ‘so buoni a cucinà. Mi dispiace, non è cattiveria: imparate (ride ndr)”. Rigivan Ganeshamoorthy è la star del momento: l’atleta paralimpico – vincitore della medaglia d’oro del lancio del disco con il record del mondosta riscuotendo un grande successo sui social. Non tanto per la gara allo Stade de France quanto per le sue interviste. Simpatico, auto ironico e con la battuta pronta: lo sfottò per il cibo francese ne è una prova. Rigivan però, non si definisce una stella: “Forse è troppo dai, non sapevo manco che stavo su Wikipedia”. Accento romano e mai banale: così Ganeshamoorthy sta conquistando il pubblico.

“Certe cose le ho vissute sulla mia pelle”
Quando uno sport può cambiarti la vita. “Lo sport per me è stata una rinascita, mi ha dato la possibilità di non pensare a cose negative. E adesso mi ritrovo travolto da questa onda, con tutte queste interviste. Ma alla fine, anche su consiglio di altri atleti, mi sono buttato, seppur con un po’ di disagio”. Tra incredulità e commozione, Rigivan Ganeshamoorthy è entrato in pochissimo tempo nel cuore degli italiani: “Io ho fatto solo l’atleta, ma dietro di me ci sono state molte persone che mi hanno assistito, mi hanno aiutato e hanno creduto in me. E questa vittoria è per loro”. E sulla sua disabilità: “Io certe cose le ho vissute sulla mia pelle. Quando sei ricoverato conosci ragazzi e ragazze con problemi, ma anche le loro famiglie. Sono persone che purtroppo non hanno amicizie. Adesso utilizzo una brutta espressione, lo so, ma veniamo schifati perché c’è chi è su una carrozzella o chi magari ha il catetere con la sacca delle urine. Siamo come tutti gli altri, però veniamo discriminati per una disabilità che non abbiamo voluto. Ce la siamo ritrovata e ce la teniamo”. In conclusione, il 25enne lancia un messaggio di parità e inclusività: “Noi disabili possiamo essere alla pari con i normodotati e non dobbiamo venire discriminati perché possiamo fare le loro stesse cose. Ovviamente con un po’ di difficoltà. Però siamo sullo stesso livello”.

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