In Istria aperta la stagione del tartufo bianco, ma il caldo non aiuta
PINGUENTE Nel rispetto di una lunga tradizione ai piedi del Bosco di Montona si è svolta la raccolta dimostrativa del tartufo bianco che apre ufficialmente la stagione del prelibato fungo sotterraneo. L’adesione è stata di molto superiore alle annate scorse: oltre un centinaio di appassionati arrivati anche dalla Slovenia e dall’Italia, suddivisi in gruppi guidati da tartufai esperti, che si sono incamminati per la “caccia al tesoro” .
Il bottino è stato piuttosto magro, tutto a causa del perdurare dell’ondata di calore. «Sull’esito della stagione – ha spiegato il presidente dell’Associazione dei tartufai dell’Istria Darko Muzica – incide molto il clima, non fa bene tanta acqua ma è ancora peggio quando la terra si surriscalda come avviene quest’anno ».
Proprio per tale motivo i tartufai sono giunti all’accordo di riprendere la raccolta di 2-3 settimane per consentire di raggiungere un grado di maturazione accettabile. Un’abbondante pioggia nei prossimi giorni potrebbe porre rimedio, almeno in parte, alla situazione.
E già si ipotizzano i prezzi che secondo le voci in circolazione quest’anno dovrebbero superare i 5.000 euro/kg per gli esemplari di prima categoria. Il numero dei raccoglitori supera il migliaio, stando al numero delle licenze rilasciate dal Demanio forestale. Il costo va da 26 euro con validità di un giorno a 227 euro per tutta la stagione. I tartufai arrivano praticamente da ogni parte dell’Istria, armati di paletta e aiutati dai cani addestrati con fiuto sopraffino. Ammessi due cani più un terzo con lo status di “apprendista”.
Estrarre i tartufi dal loro umido rifugio sotterraneo non è assolutamente un compito facile, ed è cosi che si spiega il costo. Stando a varie stime, ogni anno nel Bosco di San Marco (si chiama cosi perché a suo tempo da qui venivano prelevati i tronchi per il consolidamento delle fondamenta di Venezia) se ne raccolgono sulle 5 tonnellate.
Il Bosco è disposto su un’area alluvionale, generata da detriti fluviali. Si estende sulla superficie di 280 ettari dalle Terme di Santo Stefano fino a Levade, con una diramazione nella valle del Bottonega. Nel 1963 il Bosco è stato dichiarato Riserva speciale di vegetazione forestale e l’unica attività ammessa è proprio la caccia al tartufo. Questo è dunque il bacino più ricco del prelibato fungo. Altri bacini minori li troviamo sui pendii del Monte Maggiore, a Piano di Bogliuno, Colmo, nel Pisinese, lungo la vallata del Quieto, ad Arsia, Bottonega fino a Grisignana. La maggior parte del raccolto finisce sul mercato italiano.
Il tartufo venne scoperto da queste parti alla fine degli anni Venti del scorso secolo da quattro esperti tartufai italiani, forse di Alba o marchigiani. Per la gente del luogo iniziava cosi la raccolta su basi commerciali, diventata un vero business, ultimamente ridimensionato causa il crescente numero di raccoglitori e il graduale impoverimento del bosco. —
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