Peste suina ad Albuzzano, 8mila maiali da abbattere
ALBUZZANO. Il tredicesimo focolaio in provincia di Pavia è stato individuato in un allevamento di Albuzzano della società la Pellegrina, a Cascina Valcova, dove si trovano 8mila suini.
Cresce quindi a dismisura il numero di suini già abbattuti o che stanno per essere avviati all’abbattimento, toccando quota 56.780 capi.
L’epidemia continua a dilagare, con il rischio che faccia scomparire un settore che vale, sul territorio provinciale, circa 220 miliardi di euro.
L’ordinanza
Nei giorni scorsi il commissario Giovanni Filippini ha emesso una nuova ordinanza, che resterà in vigore fino al 30 settembre, per arginare la diffusione del virus. Il provvedimento blocca le zone di restrizione I, II e III di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. La provincia di Pavia si trova in zona di restrizione II e III.
Regole ancora più stringenti che blindano le aziende, consentono l’entrata solo ai dipendenti, vietano l’ingresso anche ai veterinari, compresi quelli dell’Ats che possono accedere soltanto se vi sono problemi legati all’epidemia o per esigenze di salute degli animali.
I VETERINARI
Ma per Felice Novazzi, veterinario e presidente dell’Atc 3 «l’unico modo per fermare l’avanzata della Psa è quello di avviare campagne massicce di depopolamento dei cinghiali, primo veicolo di trasmissione».
«Il virus è ormai nell’ambiente – aggiunge Novazzi -. La nuova ordinanza del commissario prevede ulteriori misure restrittive per gli allevamenti, ma nei mesi di agosto e settembre le aziende, le poche rimaste, stanno immagazzinando le granaglie di mais per alimentare i suini e questo comporta l’ingresso di trattori provenienti dalle campagne. Si tratta di centinaia di mezzi in un giorno che entrano nel perimetro dell’allevamento, vanno alla pesa e poi raggiungono le trincee portando inevitabilmente il virus all’interno perché, se anche sottoposti ad accurata disinfezione, qualcosa è probabile che sfugga. Per questo il problema va risolto a monte eliminando i cinghiali».
CINGHIALI E ALLEVAMENTI
Novazzi ribadisce la necessità di avviare una massiccia campagna di depopolamento e una ricerca capillare di carcasse.
«Un’azione che ancora non c’è stata, ma che va effettuata con urgenza per interrompere l’anello di congiunzione indiretto tra cinghiale e allevamenti – spiega il veterinario -. L’indagine epidemiologica è necessaria, avrebbe individuato il caso zero e puntato l’indice su un veterinario che si sarebbe mosso anche in altre aziende. Però è chiaro che il problema sta nella presenza della peste suina africana nell’ambiente ed è lì che bisogna concentrarsi».
Insomma, secondo il veterinario, bisogna risalire al primo anello della catena del contagio per ridurre ed eliminare le possibilità di trasmissione agli allevamenti, con tutti i danni conseguenti per le aziende e la zootecnia in generale.
La diffusione del virus
Un nuovo caso di peste suina è stato riscontrato in un allevamento di maiali in territorio piemontese, nel comune di Novara. Si aggiunge ai quattro precedenti segnalati a Trecate (due casi), Vinzaglio (uno) e a Lignana (uno). Sui cinghiali, invece, sono stati diagnosticati quattro nuovi casi di peste suina, che portano il totale dei positivi (cinghiali e maiali) a 1.689. I nuovi casi si trovano tutti in Liguria, in provincia di Genova: uno a Ne (6 casi totali), tre a Sant’Olcese (11), uno a Sori (3). Nessun nuovo caso sui cinghiali è stato segnalato in Piemonte. Con il caso nell’allevamento di Novara crescono a 160 i Comuni in cui è stata osservata almeno una positività alla Psa.