Pd diviso sul campo progressista: «Vogliamo le primarie di coalizione»
Primo scoglio per il Pd: decidere se accettare o meno le primarie come metodo per esprimere il candidato o la candidata alla presidenza della Regione Veneto. Ed è uno scoglio mica da poco, perché su questo il partito è spaccato. «Primarie di coalizione, non solo del Pd», dice convinta Laura Puppato, ex parlamentare che siede nel direttivo regionale dei dem. Con lei c’è una nutrita schiera di sostenitori delle primarie di coalizione, tra cui anche due consiglieri regionali come Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon ma anche lo stesso senatore Andrea Crisanti le chiede a gran voce.
«Credo che in una situazione come questa di possibile rinascita per il Veneto, con la creazione di un centrosinistra molto largo, con pezzi importanti di civismo e centristi, proprio le primarie possano risultare un fantastico strumento di conoscenza reciproca e di campagna elettorale di lunga gittata», analizza Puppato. Ovviamente questo ragionamento è sorretto da una premessa. «Qualora non si trovi fin da subito “d’amore e d’accordo” la figura più interessante per tutti», precisa l’ex parlamentare. «Cosa che però al momento non vedo. Di qui la necessità di valutare insieme le primarie come migliore metodo e avvio di campagna».
Dello stesso avviso anche Andrea Zanoni, consigliere regionale specializzato nei temi ambientali, che recentemente ha mancato di un soffio l’elezione al Parlamento Europeo. «Le primarie di coalizione sono la cosa giusta da fare in questa situazione, per tornare ad aprirsi alla società».
La collega consigliera regionale Anna Maria Bigon, esponente dell’area cattolica del partito, molto legata a Graziano Delrio, pone l’accento su un altro aspetto non proprio irrilevante. «Le primarie sono previste dallo statuto del Pd» fa presente. «E credo siano un elemento di ricchezza, più che un problema. Bisogna tornare a coinvolgere la base moderata, sarebbe il modo migliore per tornare tra la gente».
Un bel grattacapo per il segretario regionale Andrea Martella, che dovrà fare sintesi tra tutte queste sensibilità individuando la soluzione migliore, nell’interesse del partito. Del resto, le prossime elezioni regionali in Veneto saranno un’occasione ghiotta per il cosiddetto campo progressista. Le divisioni che stanno lacerando il centrodestra al suo interno sono un presupposto sulla carta molto favorevole. Le dinamiche ricalcano, in buona parte, la situazione che si è proposta a Verona alla vigilia della clamorosa vittoria di Damiano Tommaso, in quella che da sempre è considerata una roccaforte della destra. Ma per avere la speranza di competere bisogna prima trovare una soluzione condivisa da tutte le anime del centrosinistra.
«Avere a cuore il risultato in Veneto, con una possibile e auspicabile ipotesi di cambio di governo, deve superare ogni barriera e ogni difficoltà» conclude Puppato. «Basta personalismi ed errori madornali, come quelli che in passato ci hanno portato ad un “cicaleccio” ininfluente fino alle porte delle elezioni, per poi decidere con colpi di mano, senza speranza di riuscita, solo all’ultimo momento. I risultati li sappiamo. Ecco perché dovrebbe cambiare il modello fin da subito». —
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