L’estrema destra vince in Turingia, ma la vera novità si chiama Sahra Wagenknecht
Adesso AfD è davvero un’Alternativa per la Germania (AfD), come vuole il suo nome. Il partito di estrema destra e anti-immigrazione, infatti, ha ottenuto una larga e «storica» vittoria nello Stato orientale della Turingia: quasi un terzo dei voti, con nove punti di vantaggio sulla Cdu, il partito conservatore fu della Merkel, e di gran lunga davanti ai tre partiti di governo tedeschi. I quali, di fronte a questo risultato, hanno parlato per bocca del cancelliere Olaf Scholz, ammettendo mestamente che «si tratta di risultati amari».
Sebbene Scholz abbia invitato gli altri partiti tradizionali a formare governi regionali senza l'estrema destra – ed è verosimile che ciò accada in Turingia, perché è davvero improbabile che gli altri partiti collaborino con AfD – tuttavia il risultato offre all’estrema destra la prima chiara vittoria in un’elezione parlamentare dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi.
Circa cinque milioni di tedeschi dell’est avevano diritto al voto domenica: secondo un sondaggio dell’emittente pubblica ZDF, addirittura il 36% tra i giovani sotto i trent’anni in Turingia ha votato per l’AfD, dunque assai più di qualsiasi altro partito.Complessivamente, Alternative fur Deutschland ha così ottenuto il 32,8% contro il 23,6% della Cdu e l’ottimo 15,8% di Bsw, il partito personale di Sahra Wagenknecht (l’acronimo sono le iniziali del suo nome) che si pone all’ala estrema della sinistra eche ha superato sia la sinistra tedesca della Linke (ferma al 13,1%) sia soprattutto la Spd di Scholz, che invece ha racimolato un misero 6%.
Anche la parabola della Wagenknecht è utile a comprendere perché, come sostiene la co-leader di AfD Alice Weidel, «il risultato in Turingia è un requiem» per i tre partiti che governano la Germania. Definita «sovranista» e «rossobruna» dai media, lei invece preferisce presentarsi come «conservatrice di sinistra», rimarcando le sue idee a sinistra sulla spesa sociale, cui però fanno da contraltare il suo radicato anti-americanismo, le politiche anti-immigrazione e le pericolose simpatie filo-russe (ha disertato il Bundestag durante l’ultima visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo scorso giugno, per dire). Ovvero i temi che sposa anche AfD e su cui un domani i due partiti potrebbero decidere di «collaborare», come dichiarano fonti del Bsw, sebbene finora Sahra Wagenknecht abbia escluso di partecipare a qualsiasi coalizione con l’estrema destra.
Protagonista di una scissione dalla Linke – e personalmente anche dai socialdemocratici, dove militava il suo ex marito era Oskar Lafontaine, prima di passare a sua volta alla Linke – la Wagenknecht sembra insomma aver trovato una formula politica innovativa e non invisa ai tedeschi, sintetizzabile con «una sinistra che piace alla destra», che adesso può sfruttare per le elezioni federali del settembre 2025, dove Bsw intende consolidare il trend positivo e dimostrare che quel partito è lì per restare. A livello nazionale, il giovane partito (è nato solo a gennaio 2024) ha raggiunto sinora il 9% dei consensi, ma per le elezioni generali Wagenknecht lavora a ottenere una doppia cifra, come appunto avvenuto in Turingia e precedentemente in Sassonia, dove ha triplicato il risultato della Linke.
I detrattori descrivono la leader «rossobruna» come una persona gelida e calcolatrice, ma questioni sociali come pensioni più alte e salario minimo maggiorato hanno inevitabilmente presa sull’elettorato tedesco – sempre più spaesato dalla crisi economica in cui si sta avvitando il Paese – insieme a uno scetticismo sul sostegno alla guerra (a qualsiasi guerra) e soprattutto sulle sanzioni economiche alla Russia, che danneggiano la Germania più di qualunque altro Paese europeo.
Se questi temi avvicinano Bsw ad Afd – ovvero i due partiti che godono del fattore novità rispetto alla tradizione e della dinamicità delle loro posizioni politiche – tuttavia in prospettiva il partito personale di Sahra Wagenknecht ha discreti vantaggi sull’estrema destra: a differenza dell’AfD, infatti, Bsw non è in alcun modo vicino a posizioni neonaziste, ha il volto di donna, ma soprattutto è dichiaratamente in favore della democrazia costituzionale tedesca e pertanto rifiuta sia l’uscita dall’Unione Europea che dalla Nato. Vantaggi non da poco, che rendono Wagenknecht un volto spendibile e affidabile agli occhi di quei tedeschi moderati e spaventati per le disastrose politiche dell’attuale governo, che non vogliono votare per i «fascisti» ma temono comunque l’immigrazione incontrollata e portatrice di violenze, rifiutano un conflitto contro uno dei più importanti partner economici tedeschi, e lamentano il diminuito ruolo della Germania in Europa, nonché una politica troppo sbilanciata in favore degli Stati Uniti.
Quando Sahra Wagenknecht afferma cose come «le categorie di destra e sinistra non sono più comprensibili» incontra il favore di moltissimi tedeschi, e questo atteggiamento semplicistico, se vogliamo populistico, la fa sembrare una donna pragmatica senza dogmi e senza vincoli politico-ideologici, una che dice ciò che pensa. Che sembra essere ciò che chiedono i tedeschi oggi alla politica.
Dunque, a un anno esatto dalle prossime elezioni federali – le precedenti tornate hanno già messo in luce tutte le carenze della coalizione di governo – se l’estrema destra dell’AfD si confermaun partito in salute, saldamente al secondo posto in tutti i sondaggi nazionali, l’attenzione maggiore va in realtà riservata al partito che potenzialmente potrebbe crescere di più, ovvero proprio il Bsw. Intanto, prossima tappa per dimostrare quanto vale il «brand» Sahra Wagenknecht sarà il Brandeburgo, dove si andrà al voto tra tre settimane.