“A mia figlia Mya ho detto che il primo appuntamento lo farà nel programma di papà, così scelgo tutto io”: l’ironia di Flavio Montrucchio
Il ristorante di “Primo appuntamento” è pronto ad accogliere nuovi single in cerca dell’anima gemella. Il dating di Real Time realizzato da Stand by me per Warner Bros. Discovery torna sul canale 31 con nuovi episodi ogni martedì alle 21.20 dal 3 settembre. Padrone di casa, come sempre, Flavio Montrucchio, che ormai gode del titolo di “re di cuori” della tv forte di un successo consolidato stagione dopo stagione e che ha fatto del programma una certezza nel palinsesto al punto da andare in onda praticamente tutto l’anno.
A FqMagazine il presentatore traccia il bilancio del fenomeno mediatico di “Primo appuntamento” e anticipa la realizzazione di altre 30 puntate previste per il 2025. “Pensavo che addirittura fossero 7 e ho pensato: ‘Arriverà la crisi del settimo anno?’ (ride, ndr). – ha affermato – Comincia a essere un numero di edizioni tale da non considerarlo più un primo appuntamento, ma una relazione stabile. Questo non fa che rendermi orgoglioso, sono molto felice perché in televisione i programmi longevi non sono così tanti”.
Come mai si è deciso di puntare in alto e arrivare a trenta puntate?
È un programma su cui la rete fa affidamento e la programmazione è diventata sempre più lunga quindi ormai ragioniamo in termini annuali. Ci troviamo in un momento in cui stiamo per lanciare le puntate nuove ma a breve inizieremo le riprese di quelle che copriranno l’annata successiva.
Sono previsti nuovi spin off come quelli ambientati in crociera e in hotel?
Al momento no, ma nella prossima stagione ci saranno sicuramente delle puntate speciali, mirate ad alcune particolari situazioni.
Qual è il punto di forza del programma?
Sicuramente la leggerezza è la coperta che avvolge il tutto, e anche se non abbiamo chissà quale funzione sociale da interpretare è normale che nello scegliere le storie prendiamo quelle che possono essere rappresentative anche per chi guarda da casa.
Perché le persone scelgono di vivere un momento così intimo e delicato come un primo appuntamento sotto i riflettori?
È una domanda che mi sono posto tante volte, e sinceramente mi sono dato risposte che sono cambiate negli anni. All’inizio pensavo che la gente lo facesse più per volontà di apparire, poi osservando questi ragazzi “iper timidi” – alcuni dei quali sono davvero al primo appuntamento della loro vita – ho notato che vivono questa loro partecipazione come fosse terapeutica, quasi un coming out della loro timidezza. Probabilmente si sentono anche più tutelati in una situazione simile, perché hanno visto qualcuno prima di loro presentarsi e magari riuscirci.
Se ci fossero state le telecamere al tuo primo appuntamento cosa avremmo visto?
Grandissimo imbarazzo. Mi presentai con un anticipo clamoroso, presi qualcosa come 5 caffè nell’attesa e quando lei arrivò ero agitatissimo, come se non bastasse già l’ansia del primo appuntamento.
Con quali criteri abbinate i partecipanti?
Ci sono vari coefficienti di cui teniamo conto, non ultima la logistica: se uno è di Bari e l’altro di Milano cerchiamo qualcosa di più fattibile perché la speranza è sempre quella che dopo un primo appuntamento possano averne un secondo per fatti loro. Anche l’età è un fattore, e la lista delle richieste che ogni partecipante fa e che cerchiamo di attendere o disattendere.
C’è chi dice che l’incontro tra due persone sia in realtà l’incontro tra le loro ferite.
Per il nostro programma vedo molto azzeccata questa affermazione. Non la prenderei come regola assoluta nel senso che due che si scontrano al supermercato non devono partire per forza da questo presupposto, però le persone che vanno a cercare l’anima gemella sicuramente hanno ferite che si portano dietro e che cercheranno di sanare con chi andranno a incontrare.
“Primo appuntamento” ormai è un programma ormai cult, secondo te perché?
Punta a una realtà tante volte priva di censura e cercare di raccontarla con naturalezza e leggerezza penso sia uno dei principali aspetti positivi di questo programma, che ha sempre lavorato al di là degli orientamenti politici, sessuali, religiosi. E un appuntamento al buio è una di quelle cose che tutti prima o poi sognano di fare.
Tua figlia Mya è in età di primo appuntamento, come vivi questa sua fase?
Le ho detto che il primo appuntamento lo farà nel programma di papà, così scelgo tutto io (scherza, ndr).
Si confida con te e tua moglie (Alessia Mancini, ndr) sul proprio privato?
No, è molto simile a me quindi è riservata e schiva nel raccontare le proprie emozioni.
In “Primo appuntamento” la tua è una presenza piuttosto discreta, senti l’esigenza di tornare ad esprimerti più a 360 gradi visto tutto quello che sai fare?
Di base credo che il conduttore bravo sia quello che riesce a tirare fuori il meglio dagli ingredienti che ha. Viceversa non amo molto quelli che prendono il programma per farne un one man show. Troverei ridondante farlo a “Primo appuntamento”.
Mi riferivo alla possibilità di cimentarti con altri programmi.
Contemporaneamente sono su Rai2 con “Cook 40” dove mi metto più in gioco: a volte canto, scherzo, cuciniamo. Sono contento di poter sperimentare una conduzione diversa per poter arrivare a essere un contenitore di tante possibili sfumature da dare a un programma, altrimenti si rischia di essere vittima di se stessi, sempre uguali e di dire la stessa cosa. Sono felice di fare sia “Primo appuntamento” che “Cook 40”, e mi piacerebbe condurre altre 4-5 trasmissioni diametralmente opposte perché questo non farebbe che accrescere il mio potenziale.
Era da un po’ che non rimettevi piede in Rai, come l’hai trovata?
Ci ero transitato anni fa di passaggio. Io vivo il programma che faccio ma quello che ci sta intorno non più di tanto, quindi non mi rendo conto dei cambiamenti che ci sono.
Potrebbe essere il preludio a qualche altro progetto in Rai?
Chi lo sa, chiunque fa questo lavoro lo fa pensando di andare avanti e ambisce sempre a qualcos’altro.
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