Il coraggio di avere una libreria
E merita l’elogio.Vorrei dedicare questa rubrica a Piero Spotti. Voi non lo conoscete ma io sì. E gli sono grato perché da 25 anni gestisce una libreria. Vi sembra poco? Io penso che chi gestisce per 25 anni una libreria merita di essere celebrato più di tanti influencer e tiktokers che oggi abbiamo trasformato in eroi. I veri eroi non sono quelli che conquistano like facendo balletti o pubblicizzando creme per il corpo. I veri eroi sono quelli che creano i followers dei libri. Come Piero. Lui si occupava di tutt’altro, per la verità: manager in una società di automazione industriale.
Era il 1999, era ancora giovane, con tanta voglia di cambiare vita. Scoprì allora che mettevano in vendita l’ex pasticceria Terme, un bel locale liberty, proprio nel cuore di Acqui, provincia di Alessandria. A due passi dalla Bollente. In quel tempo molti suoi coetanei, innamorati del vino, si buttavano fra le vigne. Lui s’è buttato nella carta. Ha trovato un funzionario della banca locale meno ottuso del solito (miracolo!) che ha dato credito a quel giovanotto spiantato. E così l’ex pasticceria si è trasformata in libreria. Dal profumo dei bignè a quello dell’inchiostro. Piero va avanti da 25 anni così, con fatica ma con successo, coinvolgendo le scuole, inventandosi rassegne, chiamando gli autori nelle piazze della provincia. Non c’è incontro nel più sperduto dei paesini dove lui non compaia con il suo banchetto. Io l’ho conosciuto così.
Scusate se vi parlo di Piero Spotti, ma ancora una volta la colpa è del «nume tutelare» del Grillo. È lui che mi ha messo sotto gli occhi un piccolo ma illuminante articolo del Corriere della Sera in cui si dice che anche Taormina, la meravigliosa Taormina, è rimasta senza libri. «Diecimila abitanti, migliaia di viaggiatori, le piazze, le scalinate» i locali, «il susseguirsi di mise che sfilano»: c’è di tutto a Taormina, scrive Benedetta Cosmi. Ma nemmeno una libreria. E purtroppo non si tratta di un caso isolato: secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione italiana editori sono 389 i comuni sopra ai diecimila abitanti che non hanno una libreria. Erano 364 nel 2018: in cinque anni sono venticinque in più. Oltre cinque milioni di italiani, pur vivendo in comuni tutt’altro che minuscoli, non hanno un luogo fisico dove comprare un libro.
Lo so che qualcuno starà pensando: e che problema c’è? I libri si comprano su Amazon. Si ordinano su Internet. On line, carta di credito e consegna a casa. Vero. Ma questo vale per I promessi sposi, Don Chisciotte, o i bestseller che possono garantirsi grandi spot in Tv. E tutti gli altri? E l’autore sconosciuto? Quello da scoprire? E il piacere di aggirarsi fra pile di volumi, sfogliando qua e là, in attesa che si accenda la passione? In attesa di essere attratti da un titolo, un dettaglio, dalla copertina? Ho la fortuna di avere una figlia 24enne che pur usando (fin troppo) Amazon per gli acquisti, ama i libri e ama comprarli in libreria. Arriva sempre a casa con qualche volume a me sconosciuto. «Questo dev’essere bello», dice. E io: «Lo conosci?». «No». «E allora come fai a dirlo?». «Mi ispirava».
Ora io non so se mia figlia sia davvero ispirata o solo molto fortunata, ma vi assicuro che ci prende assai. Forse, dati i quattrini che lascia in libreria, deve essere diventata amica intima di qualche libraia. Che le dà i consigli giusti. E anche questo è un aspetto da non sottovalutare. Perché, come dice Piero Spotti di Acqui Terme, il libraio non deve solo vendere libri, deve diventare un punto di riferimento. Deve promuovere cultura. Molti librai lo fanno. Quasi tutti. Per questo sono da difendere. Per questo i paesi dove non ci sono diventano più poveri. Che cosa sarebbe Asiago senza l’attività incessante di quel portento che è la libraia Paola Brazzale, responsabile ogni anno della formidabile rassegna cittadina? Che cosa diventerebbe Modica, in Sicilia, senza l’impegno della libraia Piera Ficili? Che cosa diventerebbe San Donà di Piave senza gli appuntamenti sempre affollatissimi organizzati da Andrea della Libreria Moderna? Che cosa sarebbe Veroli senza la rassegna organizzata dalla splendida famiglia di librai di Frosinone, Luigi Federico, moglie e figli?
Potrei andare avanti all’infinito. Qualsiasi autore lo sa: i libri vivono sulle piazze, nei paesi, in mezzo alla gente perché ci sono librai che si trasformano in motori di cultura, in diffusori di pagine, in propagatori di voglia di leggere. E mi ha colpito molto, qualche giorno fa, un’intervista di Pietrangelo Buttafuoco, intellettuale sopraffino, grande scrittore e oggi presidente della Biennale di Venezia: ha raccontato che anche lui, da giovane, ha aperto una libreria nella sua Catania, ricevendo la visita nientemeno che di Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino. «Oggi» ha detto Buttafuoco, «aprire una libreria è un atto di coraggio». Appena ho letto quelle parole gli ho scritto per dirgli che ero d’accordo. E per raccontargli in breve la storia di Piero Spotti di Acqui Terme. «Venticinque anni di libreria meritano un lauro», mi ha risposto lui. Giusto. Ma in attesa del lauro, Piero, accontentati di questa rubrica.