Spende 5mila euro per la pillola-palloncino per perdere peso e inizia un calvario: “Due giorni in terapia intensiva, credevo che sarei morta”
È una procedura clinica molto semplice: si ingerisce una pillola, questa si gonfia come un palloncino e chi la utilizza perde appetito e, di conseguenza, peso. Ma qualcosa è andato storto e Alaina Shaw, di 33 anni, si è ritrovata in terapia intensiva per un’operazione che avrebbe dovuto salvarle la vita. La donna, infatti, pesava 133 kg e, per questo motivo, lo scorso novembre si è recata in una clinica privata di Londra per sottoporsi a una procedura di dimagrimento che le è costata quasi 5 mila euro. La capsula ingerita, che si gonfia nello stomaco causando la riduzione dell’appetito, si sarebbe poi dovuta smaltire da sola. Insomma, i medici l’avevano rassicurata sul fatto che tutto sarebbe stato semplice e immediato. Eppure, Shaw ha iniziato così un calvario durato mesi.
“Non perdevo peso, credevo che sarei morta. Voglio avvisare le persone sui pericolo di questa procedura – ha spiegato la donna al Daily Mail -. Doveva essere una cosa temporanea: ingoi la pillola, la riempiono con una soluzione salina e controllano con una radiografia se è al suo posto”. Ma, nonostante tutto sembrasse essere nella norma, la donna ha iniziato a provare dolore proprio dopo aver ingerito la pillola. “Sembrava un corpo estraneo, ma mi avevano assicurato che avrei iniziato a sentirmi meglio”, ha detto. Con il passare delle settimane, però, Shaw non ha notato cambiamenti, né per quanto riguarda il suo appetito, né tanto meno nel suo peso. E, come se non bastasse, la clinica a cui si era rivolta stava liquidando la situazione come se il suo malessere fosse normale. Pochi giorni dopo, Shaw è stata portata d’urgenza in ospedale, dove i medici hanno dovuto eseguire un intervento chirurgico in laparoscopia. In sala operatoria hanno così scoperto la verità: il palloncino non si era dissolto ed era rimasto bloccato nel suo intestino.
“Mi sono ritrovata in ospedale a chiedermi se sarei sopravvissuta. Sono stata in terapia intensiva per due giorni, avevo paura di morire”. Oltre al danno, poi, la beffa, perché la 33enne aveva lasciato il suo lavoro da account manager per un’attività di dog walking: “È stato il peggior momento possibile perché non sono stata in grado di lavorare per otto settimane, mi ha colpito molto dal punto di vista finanziario”, ha spiegato Shaw.
Questa procedura, spiega il NHS, sarebbe molto sicura, sebbene ancora non si conoscano gli effetti a lungo termine. Un’efficacia che è ribattuta anche da un portavoce dei produttori che spiega come la società sia impegnata a “lavorare con le cliniche per garantire che eventuali problemi vengano indagati e risolti in linea con il nostro impegno per la sicurezza dei pazienti”.
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