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Kamala Harris ha un problema: il Minnesota

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Kamala Harris rischia di avere un problema di cui quasi nessuno sta parlando: si chiama Minnesota. Un sondaggio Kstp/SurveyUsa, condotto a fine luglio, attribuiva in loco alla vicepresidente un vantaggio di dieci punti su Donald Trump. Peccato però che un’altra rilevazione, sempre di Kstp/SurveyUsa, condotta alla fine di agosto, abbia visto tale vantaggio dimezzarsi, scendendo ad appena cinque punti. Si tratta di un dato abbastanza preoccupante per la candidata dem. E questo per una serie di ragioni.

Innanzitutto, il secondo sondaggio è stato condotto dopo la fine della Convention democratica di Chicago: ciò vuol dire che la kermesse non solo non ha aiutato la Harris in Minnesota ma che, anzi, potrebbe averla addirittura azzoppata. In secondo luogo, la questione è tanto più grave alla luce del fatto che la candidata dem, a inizio agosto, ha annunciato come proprio running mate Tim Walz, che del Minnesota è governatore. Logica avrebbe quindi voluto che, optando per lui, il gradimento sondaggistico per il ticket dem aumentasse in questo Stato. E invece è drasticamente diminuito. A peggiorare la situazione per la Harris sta il fatto che, a metà giugno, Kstp/SurveyUsa attribuiva a Joe Biden, in Minnesota, un vantaggio di sei punti: uno in più dunque di quello detenuto attualmente dalla vicepresidente.

Il quadro complessivo ci trasmette quindi un elemento interessante: il Minnesota è tornato di fatto uno Stato contendibile. Non esattamente una buona notizia per la Harris. L’ultimo candidato presidenziale repubblicano a vincere il Minnesota fu Richard Nixon nel lontano 1972. Tutto questo, mentre Trump ci andò vicino a espugnarlo nel 2016, fermandosi a meno di due punti dietro a Hillary Clinton. Tuttavia sono decenni che questo Stato, alle presidenziali, vota ininterrottamente per i dem. Eppure, quest’anno, la partita qui sembra piuttosto aperta: uno dei vari sintomi di vulnerabilità che caratterizzano la Harris.

D’altronde, la candidata dem è in difficoltà in tutta la Rust Belt. Secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, il vantaggio che attualmente la diretta interessata detiene in Michigan, Pennsylvania e Wisconsin è assai inferiore rispetto a quello di cui godevano Biden e la Clinton rispettivamente a inizio settembre 2020 e a inizio settembre 2016. Va detto che la Harris performa meglio, sempre guardando ai sondaggi con una prospettiva storica, in alcuni degli Stati chiave della Sun Belt, come, per esempio, la Georgia e il North Carolina. Non è d’altronde un mistero che la vicepresidente stia facendo di tutto per sottrarre a Trump proprio il North Carolina: uno degli Stati chiave che, nel 2020, votò per lui. Il problema, per la candidata dem, sta tuttavia nel fatto che, con il Minnesota diventato contendibile, anche lo sfidante repubblicano le sta portando elettoralmente la guerra in casa. Con l’aggravante che, avendo Walz come vice, la Harris rischia un danno di immagine rilevante nel dover difendere uno Stato che sembrava automaticamente in cassaforte.