Mose, la manutenzione costa salata: ritardi e polemiche su chi deve pagare
La buona notizia è che le paratoie del Mose saranno ripulite a Marghera. E non più all’Arsenale, che era stato “occupato” vent’anni fa e dato in concessione al Consorzio Venezia Nuova per farne il cantiere delle dighe mobili. La notizia preoccupante è che se è vero che l’opera di manutenzione comincia lentamente il suo percorso, i ritardi sono ancora consistenti.
Il commissario del Mose e il Consorzio hanno annunciato il via alle operazioni di sganciamento della terza paratoia di Treporti, che adesso sarà trasportata a Marghera per la manutenzione. Nel mese di settembre sarà rimessa al suo posto la seconda, dove i lavori sono finiti. Ma le paratoie sott’acqua sono 78. E finora ne sono state ripulite due. Il progetto originario del Mose prevedeva la manutenzione ogni cinque anni, dieci per la straordinaria.
Le paratoie di Treporti sono 20, e sono sott’acqua già da 11 anni. Le loro condizioni dopo le ultime ispezioni sono state definite “buone”.
Ma non si sa come sono le altre. Le 21 del Lido, le 18 di Chioggia, le 19 di Malamocco. Non si sa nemmeno come reagirà il sistema. E andando con questi ritmi ci vorranno decenni prima di completare l’opera. Anche perché, spiegano i tecnici, le operazioni di smontaggio si possono fare soltanto in estate, quando non dovrebbero esserci le acque alte. Anche questa un’incognita, perché nei giorni scorsi l’acqua ha invaso piazza San Marco.
E i lavori di protezione dell’area marciana, anche questi in grave ritardo, non sono ancora conclusi. Il nodo manutenzione, dunque. Operativa fino adesso è soltanto la prima fase, con l’incarico affidato a Fincantieri per le 21 paratoie di Treporti.
Ora toccherà a tutte le altre, con un costo ipotizzato di almeno 63 milioni di euro l’anno. Ci si poteva arrivare tre anni fa. Ma allora la gara già affidata dal Provveditorato diretto da Cinzia Zincone alla stessa Fincantieri era stata bloccata. Per poi ritrovarsi al punto di partenza. Cioè l’affidamento all’unica società che si era fatta avanti, Fincantieri appunto.
Un’altra incognita riguarda il jack-up, la nave gialla attrezzata che si può vedere da qualche settimana dentro il Bacino grande dell’Arsenale.
Lavori di manutenzione e messa a norma che durano almeno dal 2014, quando si era scoperto che la nave costata 53 milioni di euro non era pronta a navigare. Adesso le operazioni di sganciamento delle paratoie le fa la Cavalletta della ditta Fagioli, che costa molto meno e svolge le stesse funzioni. Il jack-up sarà però obbligatorio per lavorare sulla schiera di Malamocco, dove le paratoie sono più lunghe. Un groviglio non ancora del tutto dipanato. Mentre la nuova Autorità stenta a partire ed è alle prese con il regolamento. Restano in carica i commissari straordinari, che dovevano sveltire i lavori e completare l’opera. Elisabetta Spitz, già dirigente del Demanio, in carica dal 2019. E il commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova Massimo Miani, in carica da 5 anni.
Intanto il direttore del Consorzio Hermes Redi, ingegnere padovano esperto di salvaguardia, non ha avuto rinnovato il suo contratto che scadeva in giugno. Al suo posto è stato preferito Giovanni Zarotti, già a Thetis.
Resta invece al suo incarico di Provveditore alle Opere pubbliche almeno fino a dicembre Tommaso Colabufo. Prorogato anche Fabio Riva, ex dirigente del Magistrato alle Acque. Sarà fino a dicembre presidente di sezione del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici a Roma. L’organo del ministero delle Infrastrutture che si occupa dell’esame delle grandi opere e della salvaguardia.