Corti senza confini: alla Mostra del Cinema di Venezia otto registi raccontano una terra di frontiera
Alla Mostra del Cinema numero ottantuno non s’ode più il ruggito del vecchio Leone, bensì a fendere l’aria è il barrito del nuovo simbolo del festival 2024 (?), una dieci giorni straripante di glamour e proposte opulente giusto per tirare su lo spirito malinconico di un Paese triste.
Non sembri il nostro uno sfacciato campanilismo in terra veneta, ma venerdì 30 agosto qui al Lido è stato il Friuli Venezia Giulia a raggiungere il proscenio di un palcoscenico internazionale per raccontarci un presente imminente e un domani corposo che vivrà il suo picco nel 2025 allo scattare di Gorizia capitale della cultura europea. L’8 febbraio, per dare una data concreta.
All’Italian Pavilion, il salone dell’Excelsior dai lampadari enormi e dai ventilatori piccoli, è avvenuto lo svelamento degli otto cortometraggi scelti su 151 per raccontare un mondo di confini senza confini, che sarà la colonna sonora di un’annata culturale fra Italia e Slovenia simboleggiata da piazza Transalpina, impeccabile emblema di un’impresa congiunta.
E “Corti senza confini”, iniziativa cinematografica per raccontare nuove vicende di eventuali mani tese, ha svelato venerdì 30 gli otto registi, i titoli delle opere, brevi accenni di storie e le case di produzione della missione futuro, fra cui la friulana Tucker, quest’ultima rappresentata al Lido da Sabrina Baracetti e da Thomas Bertacche. Della partita made in Friuli c’era anche Riccardo Costantini di Cinemazero.
Chiara Valenti Omero, alla guida di Film Commission Fvg, ha regolato la sfilata dei magnifici otto: Simone Massi (“Gorizia”), Mauro Lodi (“L’estate che verrà”), Emma Jaay (“Dall’altra parte - favola di Aulo e Marina”), Lorenzo Fabbro (“La battaglia delle spazzole”), Chiara Cremaschi (“Vivere”), Alberto Fasulo di San Vito al Tagliamento, già noto per “Tir” (“L’Osservatore Romano”), Davide Del Degan (“Ricordati di me/Spomni se name”) e Giacomo Bendotti (“Gregorio”).
Ognuno di loro ha individuato in quel lembo di terra contraddistinta per decenni da sbarre di chiusura una nuova opportunità di racconto.
«Ci ritroviamo di fronte a un senso geografico mutato — ha spiegato in video l’assessore regionale alla cultura Mario Anzil — ovvero abbiamo la possibilità di gestire un’opportunità di amicizia fra i popoli esplorato proprio dal cinema, il miglior indagatore di realtà possibile al fine di poter riempire il tempo che verrà con un ricordo tangibile di questa impresa».
Agli inizi del progetto — e l’ha spiegato pure la Valenti Omero — i finanziamenti regionali raggiungevano quota cinquecento mila poi saliti a ottocento per consentire la realizzazione di altre tre opere. Va ovviamente nominata la Promoturismo Fvg, un’altra eccellenza da affiancare alla Film Commission regionale, attualmente una top in campo nazionale per le produzioni cinematografiche e televisive in Italia.
Anche l’assessore alla attività produttive del Fvg Sergio Bini ha voluto esserci per ricordare «il significativo ritorno di questo genere d’investimenti d’arte. Un progetto ideale per farci ricordare».