Assegno unico 2025: Governo pronto a cancellarlo? Ultime notizie
Assegno unico 2025: Governo pronto a cancellarlo? Ultime notizie
Assegno unico 2025: Il Governo Meloni mette nel mirino il sostegno economico. Introdotto oltre due anni fa, è diventato velocemente un punto di riferimento per circa 6 milioni di famiglie. Nonostante le rassicurazioni provenienti dall’esecutivo, il destino del supporto sembra abbastanza chiaro: si valuta di ridurne l’ampiezza se non proprio di eliminarlo.
Assegno unico 2025: Governo pronto a cancellarlo? Ultime notizie
Assegno unico 2025: il Governo Meloni mette nel mirino il sostegno economico. Introdotto oltre due anni fa, è diventato velocemente un punto di riferimento per circa 6 milioni di famiglie. Nonostante le rassicurazioni provenienti dall’esecutivo, il destino del supporto sembra abbastanza scuro: si valuta di ridurne l’ampiezza se non proprio di eliminarlo. Innanzitutto, il Governo vuole risolvere alcune criticità che l’assegno unico si porta dietro sin dalla sua introduzione, avvenuta a fine 2021 con il Governo Draghi (la prima tranche risale a marzo 2022).
La prima e più importante stortura da risolvere: ancora manca il decreto attuativo che dovrebbe permettere di escludere dal calcolo dell’Isee gli importi erogati proprio a titolo di assegno unico (gli importi dell’assegno però non rientrano nel calcolo dell’Isee al momento di richiedere l’assegno unico stesso). Senza tale norma, l’Isee dei nuclei che percepiscono il sostegno cresce in modo sensibile, quindi, gli stessi nuclei di fatto non riescono ad accedere ad altri sostegni economici come il bonus asilo nido o il bonus bollette.
Verso una nuova misura più funzionale per lo stesso target
Assegno unico 2025: detto questo, altra importante criticità che mette a rischio il futuro del supporto la procedura di infrazione Ue riguardante il requisito legato alla residenza. Per richiedere l’assegno servono almeno due anni – anche non continuativi – da residenti in Italia, in alternativa, il permesso di soggiorno di lungo periodo: per la Commissione Ue si concretizza così una discriminazione nei confronti dei lavoratori “mobili” cittadini di altri paesi Ue per cui di fatto il sostegno è inaccessibile. Il Governo ritiene che intervenendo sul requisito si andrebbe a estendere troppo la platea dei beneficiari (in breve, si finirebbe per dover pagare tutti i lavoratori stranieri con figli non solo quelli cittadini Ue) rendendo la misura troppo costosa.
Questo alla fine il problema principale secondo l’esecutivo: per correggere efficacemente il meccanismo che ne regola l’erogazione la misura diventerebbe insostenibile per le casse dello Stato (già adesso vale 20 miliardi, senza considerare che per la misura è prevista la rivalutazione al tasso di inflazione). Per questo si intende ragionare su una misura con lo stesso target ma più funzionale: secondo le indiscrezioni si limiterebbe entro i 45mila euro di Isee e potrebbero essere previsti una serie di ulteriori incentivi per chi ha più di 3 figli o figli disabili, mamme autonome e figli che studiano (con età superiore ai 21 anni).
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