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Август
2024

Demolizione dell’ex Civile a Gorizia, il Comitato: «Camion e smog sono il prezzo da pagare», il sindaco: «Falso problema»

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GORIZIA «Verranno impiegati dai 15 ai 16 camion al giorno per un anno intero per portare via le macerie del vecchio ospedale civile, una volta demolito. Messi in fila, uno dietro l’altro, formano una coda di 60 chilometri. E all’inquinamento, chi ci pensa?».

Il Comitato “No alla demolizione dell’ex ospedale civile di Gorizia”, composto anche da professionisti in campo edilizio, ha elaborato un calcolo sulla quantità di inerti e sull’inquinamento derivante dall’abbattimento dell’imponente edificio a croce di Lorena. Calcolo che viene contestato dal Comune di Gorizia, ma andiamo con ordine.

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L’allarme

Secondo l’architetto Romano Schnabl, portavoce del Comitato, «Comune, Edr, Asugi, Arpa, istituzioni tutte competenti in materia di prevenzione e ambiente dovrebbero responsabilmente preoccuparsi per le implicazioni sulla popolazione dell’area interessata alla demolizione dell’edificio. Non ultima, anche l’amministrazione di Sempeter-Vrtojba dovrebbe essere coinvolta». Il Comitato entra nel cuore della questione.

«Ottantacinquemila metri cubi di materiali inerti, ovvero la quantità di macerie da smaltire, hanno un peso specifico di circa 1,5 tonnellate al metro cubo e rappresentano, quindi, quasi 130.000 tonnellate di inerti. Vero è che è stato annunciato che parte di questi materiali - spiega il Comitato - riempiranno le gallerie sotterranee dell’ospedale ma, certamente, in quegli spazi sarà difficile che vi possano accedere i camion e, comunque, solo una parte di inerti e per lo più selezionata potrà colmare l’area.

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Nella normativa, poi, è prevista l’obbligatorietà della programmazione dello smaltimento delle macerie: gli stessi veicoli dedicati al trasporto debbono avere una specifica autorizzazione per il tipo di rifiuto. Ogni trasporto che venga effettuato all’interno della regione Fvg, con una percorrenza a viaggio di non più di 100/200 km, prevede che i camion utilizzati abbiano una portata massima intorno alle 40 tonnellate e, considerato che in un anno ci sono massimo 220 giorni lavorativi, per trasferire 130.000 tonnellate servono 15/16 camion al giorno per un anno intero».

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I costi

Al di là dei costi (elemento non secondario per i cittadini in prima linea) va evidenziato «l’inquinamento ambientale di 3.200 camion che circolerebbero in regione con un raggio di azione di 100/200 chilometri per un tortale di 480.000 km. Considerando un consumo medio prevedibile di gasolio pari a 4 chilometri/litro si brucerebbero quasi 120 metri cubi di gasolio. È cosi che contribuiamo alla decarbonizzazione del sistema? I nostri vicini, i cittadini sloveni dell’area di confine, sono stati allertati sulle conseguenze ambientali derivanti dall’emissione di Co2 e di altri inquinanti? Oggettivamente, considerare le ricadute sulla salute nostra e dei nostri figli è un dovere di chi amministra ed è un dovere in primis del sindaco, principale responsabile della salute pubblica».

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La replica

Il Comune di Gorizia, come risponde? Il sindaco Rodolfo Ziberna fa una premessa. Lapalissiana, verrebbe da dire. «È ovvio che quando si va a demolire una qualsiasi struttura devono intervenire i camion per trasportare i materiali inerti. Succede dappertutto e succederà anche a Gorizia».

Il primo cittadino, però, osserva: «La città è attraversata da tanti camion. Ricordo, ad esempio, che il parcheggio dell’autoporto Sdag ne contiene a centinaia. È altrettanto vero che la demolizione in questione avverrà non sicuramente in centro ma in una zona della città dove non ci sono quantità industriali di case. È un’area, cioé, meno abitata e, posto che il calcolo sia esatto, sedici camion sono un’inezia rispetto a quello che è il traffico dei mezzi pesanti. Paradossalmente, quella cifra la vedo semmai come un grande risultato».

Ziberna si chiede, anche, quanto sia giusto tenere in piedi una struttura inutilizzata e per la cui eventuale ristrutturazione ci vorrebbe una montagna di denaro. «Ci sono stati anche degli incendi nell’area del Civile, proprio perché è un complesso chiuso e nel degrado. Anche dal punto di vista dell’inquinamento, non è peggio tenere in vita una struttura che non serve più a nessuno? Che si degrada ed è a rischio-incendi?».

L’osservazione

Infine, per il Comune restano sempre attuali le considerazioni del vicesindaco e assessore comunale all’Urbanistica, Chiara Gatta.

In tempi non sospetti ebbe a dichiarare che «il recupero dell’ex ospedale è, alle condizioni attuali, improponibile economicamente e rischierebbe di superare nei costi l’intero progetto di costruzione del nuovo polo scolastico - furono le sue valutazioni -. Fermarsi significherebbe condannare al degrado, per decenni e decenni, l’edificio e ciò che lo circonda. Il ripensamento totale dell’area dell’ex nosocomio ci consentirà di ricavare spazi facilmente accessibili, ma soprattutto sicuri e confortevoli, anche in una prospettiva a lungo termine, per i nostri studenti». Lì, infatti, sorgerà il campus scolastico per due scuole superiori. —

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