Trieste, aumenta il costo del caffè: il nero costa 1,30 in media, per un “capo” si spende di più
TRIESTE. La profezia si sta avverando? Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Illycaffè, ha provocato grande clamore con il suo intervento al Meeting di Rimini lo scorso 20 agosto, dando per probabile un aumento significativo del costo della tazzina di caffè che «potrebbe arrivare a toccare i 2 euro nei prossimi mesi».
Un allarme che ha trovato conferma anche nelle parole degli operatori del settore sentiti dal Piccolo, seminando così il panico fra i tanti triestini che fanno del caffè “nero” al bancone un momento imprescindibile della loro giornata. Ma com’è la situazione allo stato attuale nel centro città? E cosa ne pensano a riguardo i titolari dei bar di Trieste?
Per scoprirlo abbiamo fatto un piccolo giro fra le insegne locali, escludendo volutamente i bar rionali dove, per forza di cose, sono in gioco variabili diverse che non consentono un’equa comparazione. Va detto però che, almeno secondo l’analisi di Scocchia, i fattori destabilizzanti per il mercato del caffè sono generali e, perciò, si stanno ripercuotendo a macchia d’olio su tutta la filiera produttiva, qualunque sia la destinazione finale. Fra le cause cui si è richiamata Scocchia spicca il cambiamento climatico (che potrebbe dimezzare i terreni coltivati entro il 2050), cui si sommano problemi geopolitici come la crisi del canale di Suez.
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Elementi che hanno già fatto lievitare, a Trieste, i prezzi della singola tazzina nel corso degli ultimi mesi: se prendiamo come riferimento il “nero” triestino – cioè l’espresso italiano – al bancone, la media del centro città è di 1,30 euro.
Scocchia parla, per tutta l’Italia, di un aumento del 15 per cento, ma applicare le sue stime nella realtà specifica di Trieste non è semplice. C’è chi ha rialzato il prezzo già uno o due anni fa, chi lo ha adeguato all’inizio di quest’anno e chi resiste imperterrito sulle cifre d’un tempo. Come vedremo, è stato anche sfondato il tetto simbolico dell’euro e mezzo, o sono state escogitate inedite soluzioni come la differenziazione del costo fra “nero” e “capo” (il macchiato italiano), con quest’ultimo fatto pagare di più rispetto al primo.
Se da Riva Grumula procediamo verso piazza Unità, i primi bar che si incontrano sono il Sub e il Fabiani: entrambi offrono il “nero” al bancone per 1,30 euro.
In piazza Venezia si incontra il locale dell’azienda Antica Tostatura Triestina: «Producendo il caffè autonomamente, è più facile per noi promettere che non alzeremo i prezzi», risponde il responsabile dei punti vendita Kevin Frausin. La sua è una riflessione di principio: «L’aumento, se deve essere fatto, va comunque motivato da un miglioramento della qualità del caffè». Perché, ricorda Frausin, «oltre a quelli che bevono il “nero” al volo al bancone, esistono anche altre persone che possono vedere nel caffè un momento di degustazione».
È un punto sul quale torna anche Elena Giuffrida, titolare di Mug in piazza Hortis. «La discussione è più articolata: dietro una singola tazzina non bisogna considerare solo la materia prima, ma anche la macchina, la manutenzione della macchina, la formazione di chi fa il caffè», osserva. Proprio per questi motivi, oltre al caffè espresso di 1,30 euro Mug offre anche un’alternativa di qualità superiore, le cui caratteristiche cambiano ogni mese e il cui costo è di 1,70 euro.
Avvicinandoci a piazza Unità, il bar Stella di largo Pitteri, il Caffè degli Specchi e il Tommaseo restano fedeli al “nero” a 1 euro.
Mentre il Caffè Sacher di via Dante è il primo a toccare la soglia psicologica dell’euro e mezzo, benché in un contesto particolare quale è quello della storica insegna viennese. «Fino a tre settimane fa non avevamo il bancone, un servizio tipicamente italiano», racconta il titolare Dizzi Alfons. «Dappertutto il caffè è diventato più caro, ma per noi il bancone sarà inviolabile e rimarrà allo stesso prezzo». Su 1,40 euro si assestano sia il bar Illy del Canal Grande, sia il bar X di via del Coroneo.
L’elenco non può che essere sommario, ma lo concludiamo con una curiosità degna di nota. Urban Caffè, il bar che ha da poco aperto in largo Barriera, ha deciso di differenziare il prezzo fra “nero” e “capo in B”, rispettivamente a 1,20 e a 1,50 euro, rompendo con una lunga tradizione triestina che li vedeva viaggiare a braccetto.