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Август
2024

Lavoro, calano le assunzioni in Fvg: a pagare il conto più salato sono i contratti a tempo determinato

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Il saldo è positivo ma rispetto al primo semestre dello scorso anno il numero degli occupati (24.621) è sceso di 2 mila 610 unità. A pagare il conto più salato sono i contratti a tempo determinato, passati da 19 mila 144 a 17 mila 491 unità.

Gli indeterminati, invece, non superano le 4 mila 39 unità, quasi un migliaio in meno rispetto ai 5 mila 27 registrati a fine giugno 2023. Quasi stabile l’apprendistato con 2 mila 21 posizioni rispetto alle 1.987 dell’anno precedente. In questo contesto pesa l’incertezza economica e la difficoltà a reperire manodopera specializzata.

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L’analisi

«La diminuzione delle posizioni si deve soprattutto all’aumento delle cessazioni (+3.5%) e al contenuto aumento delle assunzioni che non raggiunge l’1 per cento» spiega il responsabile dell’Osservatorio regionale sul mercato e le politiche del lavoro, Carlos Corvino, secondo il quale questi dati derivano «dalla congiuntura economica non favorevole emersa dalla fine del 2023, dalla bassa crescita delle assunzioni di lavoratori dipendenti e dalla contrazione del lavoro stabile che arriva dopo la forte crescita rilevata nel periodo post-pandemico, fino al 2022».

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Nel periodo di incertezza economica come quello attuale, i datori di lavoro privilegiano le assunzione a tempo determinato salite, nel primo semestre, del 4,9 per cento, mentre quelle a tempo indeterminato sono scese della stessa percentuale. «Diminuiscono – continua Corvino – anche le trasformazioni dei contratti a termine a tempo indeterminato (-3.8%), come pure le dimissioni volontarie che, dopo il boom del post-pandemia (+40%), stanno calando dell’1,7 per cento.

La produzione industriale

La fotografia scattata dall’Osservatorio regionale del mercato del lavoro collega il calo occupazionale alla contrazione della produzione industriale che, rispetto al primo semestre dello scorso anno, raggiunge il 9 per cento. Lo scorso anno, rispetto al 2019, la percentuale era contenuta all’1 per cento.

Nonostante il settore delle costruzioni tenga, registrando un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato, quest’anno ricompare il segno meno: se lo scorso anno, sempre rispetto al pre pandemia, l’edilizia registrava un più 6 per cento, nel semestre appena concluso la percentuale è scesa del 4 per cento. Inutile dire che l’utilizzo di bonus e superbonus si è rivelato, e lo sarà anche in futuro, determinante. Esemplare l’andamento dell’industria del vetro passata nei periodi appena indicati dal più 153 per cento al meno 36.

L’incertezza

«I livelli di produzione trainati dalla riduzione di ordini, implica una diminuzione delle assunzioni, in particolare di quelle stabili» continua il responsabile dell’Osservatorio regionale del lavoro, guardandosi bene dall’usare il termine «crisi». Siamo, chiarisce, «in una situazione di incertezza tant’è che le imprese guardinghe hanno rallentato gli investimenti».

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Si rileva, infatti, un aumento delle domande di cassa integrazione ordinaria e qualche lavoratore in più ha deciso di lasciare il posto certo per intraprendere altre strade. In questo contesto, però, c’è anche chi fa la differenza con richieste di personale introvabile sul territorio. «Fenomeno diffuso è anche quello delle imprese impegnate nella ricerca di manodopera specializzata senza riuscire a trovarla: in questo caso – chiarisce Corvino – il livello della produzione risulta al di sotto di quello che potrebbe essere se la ricerca di manodopera fosse andata a buon fine. È evidente che anche questo disallineamento può influenzare la crescita delle assunzioni e, quindi, dell’occupazione».

La congiuntura

«Sulla congiuntura economica, a partire dal secondo trimestre dell’anno in corso, sembrano esserci buone notizie: l’export tornerà a crescere nel terzo trimestre (+7%), ma si tratterà di capire se salirà anche il clima di fiducia delle imprese e le aspettative di investimento. Difficile dire, pertanto, quali saranno gli effetti sul mercato del lavoro nella seconda parte dell’anno».

Corvino lo spiega perché «nel secondo trimestre si è evidenziata una ripresa di ordinativi e della produzione industriale, export compreso».

A supporto della sua tesi, il responsabile dell’Osservatorio regionale del lavoro, fa notare che «la cantieristica fa la sua parte con le grandi navi consegnate all’estero e contabilizzate come export».