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Август
2024

Femminicidio Nicoleta Rotaru: Zorzi chiede al gip gli arresti domiciliari

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Ha chiesto gli arresti domiciliari Erik Zorzi, il 42enne di Abano finito nella casa circondariale Due Palazzi di Padova con l’accusa di aver ucciso la moglie Nicoleta Rotaru, 39enne di origine moldava, sette mesi dopo quella tragedia, e di aver inscenato il suicidio della donna. Il suo difensore, l’avvocato Silvia Masiero del foro di Venezia, ha trasmesso l’istanza al gip Laura Alcaro, competente a pronunciarsi entro mercoledì.

La madre di Zorzi, Angela Rinelli (detta Rosa), ha dato la disponibilità ad accogliere il figlio nella sua abitazione a Monteortone di Abano. L’accusa contestata all’uomo è molto pesante (omicidio volontario con due aggravanti, la minorata difesa della vittima e il delitto commesso in danno del coniuge legalmente separato), ma la penalista ritiene che ci siano i presupposti per l’alleggerimento della misura cautelare che si fonda, oltreché sulla gravità del reato contestato, sul pericolo sia di fuga sia di reiterazione del crimine. Secondo quanto riporta la legale nell’istanza, i due elementi a oggi non esisterebbero più.

Zorzi, infatti, arrestato il 22 marzo scorso, non era scappato dopo la morte della moglie che non c’è più e continuava a vivere con le figliolette. Mercoledì 28 agosto, nel terzo colloquio con il suo difensore, il 42enne ha continuato a ripetere: «So che non sono stato un buon marito e un buon padre, ma non sono un assassino». Poi la domanda sempre più insistente: «Dove sono le mie figlie? Come faccio a non preoccuparmi se non so nemmeno dove le mie bambine vanno a scuola?».

L’udienza preliminare davanti al gup padovano Elena Lazzarin è prevista per il 17 settembre: quel giorno il giudice dovrà pronunciarsi sulla richiesta di spedire l’imputato a processo davanti alla Corte d’assise. Improbabile l’ammissione a un rito alternativo come l’abbreviato che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena, possibile solo se verrà modificato il reato contestato: l’omicidio volontario è punito fino a una sanzione massima di 21 anni, un’aggravante contestata a Zorzi, invece, lo mette a rischio ergastolo. E nel codice penale si legge che “si applica la pena dell'ergastolo se il fatto... è commesso... contro il coniuge, anche legalmente separato”. Conseguenza: quando un imputato rischia l’ergastolo, non può chiedere il giudizio abbreviato e sperare in una pena più mite.

Resta da vedere se la cosiddetta prova regina – il file audio della notte dell’omicidio contenuto in uno dei due cellulari nella disponibilità della vittima e subito sequestrato dai carabinieri perché era nel comodino della camera da letto dove si è consumato il delitto – reggerà a un’eventuale verifica processuale. Di certo la posizione di Zorzi è molto critica tanto che il tribunale del Riesame di Venezia, il 10 aprile scorso, aveva bocciato la richiesta degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, facendo esplicito riferimento all’inferno familiare vissuto dalla moglie e dalle figliolette.

Pochi giorni prima della tragedia, il 25 luglio 2023, Zorzi aveva urlato a Nicoleta: «Io ti spacco l’osso del collo... Non sono colpevole di niente ma lo sto per diventare... Mi stai facendo venire il prurito alle mani». Il 4 ottobre 2022 durante una lite Erik avrebbe pure aggredito sua madre che gli aveva urlato: «Mi hai strangolato», poi era stato necessario l’intervento dei carabinieri.

Fin da subito la famiglia Rotaru aveva raccontato la drammatica situazione in cui era costretta a vivere Nicoleta, umiliata, offesa e picchiata in più occasioni. Zorzi non avrebbe esitato a metterle le mani intorno al collo, facendola pure cadere dalle scale. Due amici, inoltre, avrebbero riferito una confidenza della 39enne: voleva fare testamento in modo tale che, in caso di morte, le figlie non fossero affidate né al padre né ai nonni paterni. Perché quell’idea? Temeva per la sua vita soprattutto nell’ultimo periodo.

«Mio papà era geloso e mia mamma non poteva fare praticamente niente, neanche quasi lavorare» aveva ammesso una delle figlie durante il colloquio con la psicologa disposto dalla procura; l’altra bambina appariva terrorizzata dal violare l’ordine paterno della consegna del silenzio. Del resto anche le bambine sarebbero state maltrattate a parole e a botte. Come emerge da altri file audio registrati da Nicoleta, il 19 giugno 2022 il padre si era rivolto a una di loro dicendo «Ti schiaccio come un insetto» e il 13 gennaio 2023 aveva impedito alla maggiore di continuare a studiare, vietando di farlo dopo le 20.

Ieri a Palazzo di giustizia si è svolto un incontro fra il capo della procura padovana Angelantonio Racanelli e il capo della Procura generale di Venezia, Federico Prato: è probabile che il caso dell’omicidio – tenuto sotto silenzio per un anno dalle autorità ufficialmente per tutelare le minori – sia stato tra i temi del colloquio.