A Trieste l’organista è ancora un mestiere (pagato dal Comune)
TRIESTE. L’indole di un organista è per sua natura appartata, refrattaria ai grandi palcoscenici e al grande pubblico. Ogni tanto capita di intravederli al termine di una messa, o durante un matrimonio; ma, per il resto, poco o nulla si sa di loro. Così, se oggi ci si interroga su questo particolare e antichissimo strumento, sorgono inevitabilmente alcune domande: c’è qualcuno che suona l’organo di lavoro? Oppure è praticato soltanto da pochi appassionati, che nella vita fanno poi mestieri del tutto diversi?
Sempre meno organisti
La risposta, almeno a Trieste, sta nel mezzo. Chiaro che parlare di organo (e di organisti) significa inquadrare un contesto preciso legato alla liturgia cristiana, per quanto negli ultimi anni i confini di chi lo suona si siano estesi anche oltre gli edifici religiosi. Impossibile rilevare con esattezza quanti siano gli organisti amatoriali attivi nel capoluogo giuliano: a grandi linee, si resta sull’ordine delle decine di persone, una fetta delle quali è composta dagli stessi sacerdoti che, quando non celebrano, provvedono ad accompagnare il decorso delle altre messe. D’altronde, l’organo è pur sempre uno strumento «di nicchia» e chi in passato voleva imparare a suonarlo – prima dell’avvento dei supporti digitali – doveva avere a disposizione nientemeno che un’intera chiesa.
Non c’è un “corpo ufficiale”
Esistono invece organisti di professione? Prima di entrare nell’argomento, va fatta un’importate premessa. L’Italia, a differenza di quanto accade in altri Paesi e in altre chiese (soprattutto protestanti), non dispone di un corpo ufficiale di organisti foraggiati dalle diocesi cattoliche. Alcune parrocchie elargiscono un “gettone” per chi suona durante le messe, ma l’iniziativa è lasciata, appunto, alle singole comunità.
Mille euro lordi al mese
Ciò rende particolarmente ostico, se non impossibile, fare dell’organo il proprio mestiere, tranne rare eccezioni. Trieste è una di queste. È una delle poche realtà, cioè, in cui esiste – per la sola cattedrale di San Giusto – un sistema di retribuzione stabile e garantito, di circa mille euro lordi al mese. Non sufficienti per sbarcare il lunario, però una buona base dalla quale partire. Non è finita: in un’altra particolarità tutta triestina – figlia di un accordo plurisecolare rimasto immutato fino ad oggi – non è la diocesi a rimunerare l’organista della Cattedrale, bensì il Comune.
Professione difficile
E così, guardando a coloro che hanno ricoperto questa carica negli anni, è possibile effettivamente incontrare degli organisti di professione. Cosa rara, ripetiamo, se non rarissima in Italia. Oltre a presenziare regolarmente a tutte le messe della domenica mattina, l’organista di San Giusto si esercita per due volte a settimana con il coro e il direttore del coro della Cattedrale (anche loro stipendiati dal Comune), preparando i canti per la messa o per le solennità della settimana. Una consuetudine che si tramanda secoli e che rende ancora oggi unica la condizione degli organisti triestini.