Boom di turisti stranieri sulle Dolomiti: il riconoscimento Unesco li ha raddoppiati
Già l’anno dopo il riconoscimento delle Dolomiti Unesco, la provincia di Belluno poteva contare su 15 mila turisti stranieri in più (243 mila) dell’anno precedente, con un supplemento di 25 mila presenze (937 mila nel 2010). A fine 2023, sapete quanti turisti stranieri hanno soggiornato in provincia? Ben 547 mila, per un milione e 579 mila presenze. Il che significa che i visitatori all’estero si sono fermati in media almeno tre giorni.
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Valentina Colleselli è la direttrice della Fondazione Dmo. Si dice “certa” che la protezione internazionale è un marchio di valorizzazione delle Dolomiti, che nel mondo vengono considerate non come sito di consumo, semmai di visita rispettosa perché il turista proveniente dai più lontani paesi sceglie il bene meglio conservato, più tutelato, quindi maggiormente capace di interesse, di attrazione. «Basta dire che nel 2023 abbiamo registrato un incremento di arrivi di ospiti stranieri del 21% sul 2019, quindi sull’anno precovid. E per quanto riguarda le presenze», ci ricorda, «la percentuale di aumento è stata intorno al 12%».
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I dati del 2024 ancora non si conoscono, ma la Regione, che li raccoglie (e li consegnerà a Dmo il prossimo settembre), garantisce che il trend è analogo se non superiore a quello del 2023. «Va anche ammesso», sottolinea Colleselli, «che stiamo registrando una contrazione di arrivi e di presenze di connazionali, comunque largamente compensata dagli ospiti di oltre frontiera».
I quali provengono dall’area tedesca, per la verità in misura minore di quando la loro economia era una locomotiva. E poi dagli Stati Uniti e dal Canada, a seguire dalla Spagna, e dai paesi dell’Est. Ma basta interpellare i rifugi alpini per sentirsi dire – ad esempio dal coordinatore dei gestori, Mario Fiorentini – che continuano ad affacciarsi tanti asiatici, australiani, neozelandesi, come pure numerosi israeliani e pure ucraini (evidentemente già all’estero).
«Le Dolomiti beneficiano di una rappresentazione iconica», sottolinea ancora la dirigente di Dmo, «graziata adesso anche dall’attrattività olimpica. Si tratta di turisti sicuramente non mordi-e-fuggi, senz’altro responsabili, che scelgono il sito per la bellezza paesaggistica ma anche per i suoi valori identitari». Meglio, dunque, se l’offerta viene accompagnata da puntuali iniziative di valorizzazione.
Dal 2009, l’anno del battesimo della Fondazione Dolomiti Unesco, gli arrivi stranieri sono più che raddoppiati (solo nel 2020 e l’anno successivo sono calati). Quelli italiani, invece, sono in calo. Nel 2009 potevamo contarne 596 mila, oggi neppure 595 mila. Più vistoso il calo delle presenze. Se nel 2009 ne registravamo 3 milioni e 525 mila, il tetto massimo degli ultimi 15 anni, oggi sono 2 milioni e 298 mila, quindi più di un milione e 200 mila in meno. Le presenze di ospiti d’oltre confine hanno cominciato a superare il milione già nel 2012 e perfino negli anni del covid superavano di gran lunga quota 700 mila.
Era il 26 giugno 2009 quando le Dolomiti venivano iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale grazie alla loro bellezza e unicità paesaggistica e all’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico. «L’inserimento delle Dolomiti nella World Heritage List costituisce un riconoscimento straordinario, ma implica anche forte impegno e responsabilità in merito alla protezione e allo sviluppo sostenibile di questa splendida regione alpina», è solita affermare la direttrice Mara Nemela. «I diversi sistemi dolomitici costituiscono un insieme selezionato di eccezionalità geologiche e di peculiarità paesaggistiche caratterizzate da straordinaria rappresentatività ed elevati livelli di protezione, e sono collegati fra loro da una ricca rete di relazioni genetiche ed estetiche. Ed è proprio questo che il turista che va per siti Unesco dimostra di apprezzare».
Come quelli che transitano per il rifugio Città di Fiume, ai piedi del Pelmo, e che si prenotano addirittura l'anno prima. «Cercano anche quanto di natura, di cultura, di storia offre il contesto, oltre ovviamente alla bellezza che costituisce il traino maggiore», afferma il rifugista Fiorentini.